La tenerezza in Papa Francesco

“Tenerezza”, è uno dei termini più ripetuti da Papa Francesco, dall’inizio del suo ministero come Successore di Pietro e Vescovo di Roma. “Non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza”, ha esordito il 19 marzo 2013, nella Messa d’inizio del Pontificato di fronte ai “grandi del mondo” e a una folla immensa presente.

E il 21 aprile, quarta domenica dopo Pasqua, commentando il brano del “Buon pastore”, afferma: “Tenerezza! Ma il Signore ci ama con tenerezza. Il Signore sa quella bella scienza delle carezze, quella tenerezza di Dio. Non ci ama con le parole. Lui si avvicina e ci dà quell’amore con tenerezza. Vicinanza e tenerezza! Queste sono due maniere dell’amore del Signore che si fa vicino e dà tutto il suo amore con le cose anche più piccole: con la tenerezza. E questo è un amore forte, perché vicinanza e tenerezza ci fanno vedere la fortezza dell’amore”.

Durante l’intervista alla tv Brasiliana “O Globo”, il 28 luglio, così si esprime: “La Chiesa è madre, e non conosciamo una madre per corrispondenza. La madre ci coccola, ci tocca, ci bacia, ci ama”.

Il 22 ottobre, celebrando la Messa nella Domus Sanctae Marthae, racconta: “Dio non ci salva soltanto per un decreto, una legge. Ci salva con tenerezza, ci salva con carezze, ci salva con la sua vita data per noi”.

Papa Francesco, ha incarnato la tenerezza non solo nelle parole anche nel suo stile di vita semplice e coerente, parte sostanziale della sua personalità e con un sorriso buono e schietto. Egli mostra dolcezza e tenerezza negli abbracci e nelle carezze che dispensa soprattutto ai bambini, ai diversamente abili, agli ammalati e anziani. Non si scorda degli ultimi, mai!

Parla un linguaggio semplice e comprensibile ai più umili. Non tralascia il rapporto personale, telefonando al suo giornalaio a Buenos Aires per disdire il quotidiano che acquistava ogni mattina, oppure a una donna ferita e violentata, per dirle che non è sola.

“Ma perché sei venuto fin qui?” gli ha chiesto un giovane detenuto del penitenziario di Casal del Marmo di Roma, alla celebrazione della Messa del giovedì santo in “Cena Domini”. E papa Francesco risponde: “Perché vi voglio bene e i sentimenti sono così. Mi viene dal cuore e amo farlo perché il Signore così mi ha insegnato”.

La tenerezza è espressione del prendersi cura, del cuore buono e misericordioso; metterla in pratica, con atteggiamenti di apertura e di com-passione verso l’altro, è la manifestazione di quanto il nostro cuore sia stato ‘conquistato dalla tenerezza dell’amore di Dio’.

 

Saremo capaci di dare tenerezza dopo anni di tastiere e schermi touch?

 

Dio è Tenerezza

L’attributo di Dio che più m’incanta è TENEREZZA. Sì! Dio è tenerezza!

Credo che ogni manifestazione di tenerezza donata e ricevuta sia Dio.

La tenerezza quando arriva all’uomo seguendo il linguaggio più profondo del suo essere ha la capacità di guarire e liberare. Ha la forza di far rifiorire di sogni e grandi desideri il cuore arido di senso e spingerlo al suo pieno compimento, alla realizzazione della sua missione.

La tenerezza arriva in infinità di mediazioni, modi e sfumature, però quando è “rivelazione”, l’uomo vede la sua grandiosità di creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio e la vita cambia. La vita dell’uomo si erge, allora, in tutta la sua magnificenza, riempiendo di fecondità tutto ciò che trova nel suo cammino.

Per lo stesso motivo e con effetti opposti, penso che la tenerezza negata abbia il potere di rendere l’uomo schiavo delle sue paure; e nel tempo ferite, insicurezze, frustrazioni, rabbia e violenza (più o meno consce), conquistando ampi spazi del suo cuore, rovinano la sua natura semplice e bellissima, fatta per Amore e per l’Amore.

Ma niente è perduto! C’è sempre speranza!

Attraverso il cammino spirituale, e specialmente con la meditazione, ho scoperto la particolare tenerezza di cui avevo bisogno, il luogo in cui essa abita e la mediazione di cui Dio si è servito per donarmela.

Quella tenerezza non era lontana da me, non era fuori di me, era proprio dentro di me! Era Dio in me! E la mediazione di cui Egli si è servito, per riversarla nella mia vita ferita, è stata principalmente la mia persona per me stessa! 

 

Gabriella Imperatore, FMA 
gimperatore@cgfma.org

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