Il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per combattere il fondamentalismo religioso e politico che non solo minaccia l’armonia tra le comunità di religioni diverse, ma è anche causa di molti conflitti in tutto il mondo. Per i cristiani come per le altre comunità religiose il dialogo è un dovere, solo così s’impara ad accettare gli altri nel loro differente modo di essere, pensare ed esprimersi.
Questa esperienza ha presentato grandi sfide, in principio la sicurezza della propria fede e la conoscenza del proprio testo sacro, non per discutere con gli altri credenti e convincerli, ma per aiutare a capire “le ragioni della propria fede”. Non si deve tendere a dialogare per vivere insieme, bisogna tendere a costruire insieme una società in cui le religioni sappiano ascoltarsi.
Non si deve mai trascurare il vincolo essenziale tra dialogo e annuncio, che porta la Chiesa a mantenere ed intensificare le relazioni con i non cristiani. L’evangelizzazione e il dialogo non sono opposti, si sostengono e si alimentano reciprocamente.
È tempo di sapere progettare, in una cultura che privilegia il dialogo come forma di incontro, la ricerca di consenso e di accordi. Nel dialogo con lo Stato e la società la Chiesa, insieme con le diverse forze sociali, è chiamata ad accompagnare le proposte che meglio possano rispondere alla dignità della persona e al bene comune e proporre sempre con chiarezza i valori fondamentali dell’esistenza umana per trasmettere convinzioni che possano poi tradursi in azioni concrete.
Crediamo che il dialogo sia la via per costruire insieme ponti di misericordia e di riconciliazione?
Siamo convinti che per dialogare bisogna andare incontro all’altro disarmati, abbassare le difese e aprire le porte?
Gabriella Imperatore, FMA
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