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I sogni dei giovani

«Caro Papa Francesco, sono Letizia, ho 23 anni e studio all’università. Vorrei dirle una parola a proposito dei nostri sogni e di come vediamo il futuro».

Cosa sognavi quando eri giovane? Se ripenso ai miei compagni di classe e ai loro sogni, ricordo che c’era chi voleva diventare medico, chi insegnante-ricercatrice, chi voleva dedicarsi agli altri, chi sognava di diventare un famoso calciatore, chi una ballerina.

C’erano i sogni piccoli, e quelli grandi. Passare un compito in classe, avere quel paio di scarpe alla moda, o avere le attenzioni del primo amore. I sogni sono potenti. Ci spingono a dare il massimo per raggiungere i nostri obiettivi, a fare sacrifici per diventare le persone che vogliamo essere. Senza i sogni che avevo da adolescente, oggi sarei una persona diversa, e credo che tu possa dire la stessa cosa.

I sogni grandi includono, coinvolgono, sono estroversi, condividono, generano nuova vita. I sogni dei giovani sono i più importanti di tutti. Un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato; non potrà capire la vita, la forza della vita. I sogni ti svegliano, ti portano in là, sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità.

 

Giovani… siate pellegrini sulla strada dei vostri sogni (Papa Francesco).

 

Per la vita degli altri

«Chi si lascia portare dall’autentica ispirazione, da sogni apparentemente impossibili, da una causa, un credo, un ideale, facilmente trova altri sognatori e sognatrici che condividono il sogno e desiderano partecipare alla sua realizzazione; l’importante per loro non è pianificare nell’immediato, ma lasciare che il sogno li muova verso l’impossibile» (Atti Capitolo Generale XXIII, 53).

Durante la riunione del Pre-sinodo intervistando alcuni dei giovani partecipanti sono emerse alcune parole-chiave; la pace, l’integrazione, l’uguaglianza, il volontariato. I desideri dei giovani sono una fotografia delle ferite della Terra. I giovani sognano sì e sognano soprattutto un mondo migliore.  

Tra questi giovani c’è anche chi ha il coraggio di raccontare di sé, come la giovane spagnola che vuole almeno otto bambini; gli australiani, gli americani, i portoghesi parlano di Dio con una disinvoltura di altri tempi: «Sogno di condividere la mia fede», «Di vivere la mia vita per gli altri», «Di andare in paradiso», «Di essere santo».  

I giovani italiani, radunati a Roma l’11 agosto 2018, in occasione del Sinodo di ottobre, si dicono concreti e c’è chi sogna di fare l’insegnante e avere una famiglia. C’è chi aspetta la laurea e s’impegna per diventare un libero professionista. Per i giovani del Sud, dalla Sardegna alla Calabria, c’è solo una preghiera: lavoro. Trovare immediatamente lavoro. 

“Un giovane che sogna diventa maestro, per la testimonianza che smuove i cuori. I sogni – ha detto il Papa – non si comprano: “sono un dono, un dono che Dio semina nei vostri cuori. Ci sono dati gratuitamente, perché siano offerti gratuitamente agli altri”.

L’invito del Papa ai giovani è stato un grido a non avere paura e a mettersi sulla strada dei propri sogni come pellegrini. La vita non è un gioco: si fa, si rischia.

 

Coltivare il cuore per scegliere la propria via di beatitudine, significa tornare a volare alto, per dare spazio ai nostri sogni più belli e appassionati.

 

In cammino con i giovani

«In una cultura che mette in discussione le istituzioni e nella quale la stessa autorità fatica ad esprimere il suo ruolo in modo efficace ed attraente, avvertiamo […] l’esigenza di formarci ad una leadership adeguata ai tempi per uno stile di animazione e governo che sia autorevole per la coerenza tra parole e gesti; che faciliti il coinvolgimento, l’obbedienza di tutte al progetto di Dio e la corresponsabilità nella missione» (Atti del Capitolo Generale XXIII, N° 31).

Molti giovani non sanno rispondere alla domanda “Qual è il senso della tua vita?”. Non sempre riescono a collegare la vita con il senso del trascendente e non sanno come coinvolgersi in questo processo di discernimento. Per questo chiedono persone al loro fianco, non bei progetti, strategie, strumenti o metodi pastorali: i giovani vogliono costruire la vita camminando insieme.

Gli adulti credibili sono disposti a spendere tempo con loro, offrendo ascolto e segni di fiducia. È questo un forte appello alla famiglia, alla scuola, all’università, alla Chiesa. L’atteggiamento verso gli adulti, oggi, è cambiato. I membri della generazione attuale la ‘rivoluzione’ la vogliono fare con i loro genitori, gli insegnanti, preti e suore, datori di lavoro, non contro di loro. Umberto Galimberti scrive: Ciò che chiedono i giovani «sono insegnanti motivati e carismatici, perché s’impara per fascinazione». E agli adulti dicono: «Non vi odiamo, anzi vi siamo riconoscenti se ci potete aiutare a realizzare quel che vogliamo diventare, perché un sogno ce l’abbiamo anche noi e non vogliamo vederlo spegnersi come si spengono le stelle cadenti».

I giovani chiedono, in generale, punti di riferimento «appassionati e solidali» e la testimonianza autentica di una Chiesa «che ci accompagni e ci ascolti».

 

Il sogno di tre studenti napoletani, “Andremo sulla luna con una lattina”. Nel dipartimento di Ingegneria dell’Università Federico II di Napoli li chiamano “i ragazzi della luna”. Mattia, Altea e Dario (rispettivamente 16, 19 e 22 anni) hanno formato un team interdisciplinare chiamato “Space4life” unendo le loro passioni: aeronautica, biologia e ingegneria e senza alcuna retorica ma con un obiettivo preciso: fornire la tecnologia che manca all’uomo per colonizzare lo spazio, fino a Marte. Hanno inventato un prototipo di scudo contro i raggi cosmici che utilizza i batteri “estremofili” (resistono a condizioni estreme) per assorbire le radiazioni e proteggere gli astronauti.

Hanno partecipato a un contest internazionale in India dove la loro “semplice” invenzione ha gareggiato insieme ai tanti progetti faraonici degli altri Paesi (pieni di fili e dispositivi elettronici) e… hanno vinto! La vittoria è stata possibile grazie alla costanza, alla creatività e tenacia di questi giovani. Con notti in bianco, intraprendenza e 400 euro hanno inseguito un’idea e attorno ad essa hanno costruito vita, passione, arte. “Speriamo che il nostro successo mostri a tutti i giovani che con l’impegno si possono ottenere grandi risultati” (Altea).

I giovani sono sognatori, vivi, coraggiosi, impegnati. Non bruciamo i sogni dei giovani!

 

Gabriella Imperatore, FMA
gimperatore@cgfma.org

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