I giovani per la pace

Il Diritto alla pace. Anche questo è un diritto e un dovere, iscritto nel cuore dell’umanità. Perché «l’unità prevale sul conflitto» (Evangelii gaudium, 226). Oggi molti interessi e non pochi conflitti sembrano far svanire i grandi sogni di pace. Si sperimenta una fragilità incerta e la fatica di sognare in grande. I giovani, però, si schierano per la pace!

I giovani sognano la pace. Potrà sembrare irrealizzabile, eppure vogliono cambiare il mondo, perché gli anziani e i bambini non siano lasciati soli, perché non vengano più innalzati muri. Vogliono un mondo libero e attento ai bisogni dei più piccoli, un mondo dove chi vuole partire dal Sud del mondo per lavorare o studiare non deve rischiare la vita su un barcone, ma può comprare un biglietto, come fanno tutti. I giovani sono certi di poter cambiare il mondo, di costruire ponti, di dire al mondo che la loro libertà si manifesta nell’ascolto del Vangelo e nell’impegno di solidarietà verso gli altri. E sognano una società in cui, ai TG e sui giornali, non vengano usate parole di odio e non venga incitate la violenza e la discriminazione.

Questi sono i giovani che, da ogni parte del mondo, affrontano le sfide delle proprie città, lottano contro la diffusione delle armi, contro la guerra e contro l’indifferenza.

La loro rivoluzione è, dunque, iniziata e continuerà cambiando i cuori della gente e non si fermerà davanti all’indifferenza, ai nazionalismi, al razzismo e alla violenza.

 

Non si è mai troppo piccoli per costruire ponti di pace tra le persone e tra i popoli.

 

I sogni di pace dei giovani

Sono i desideri di giovani normali, provenienti da contesti e Paesi diversi, e tutti aspirano ad abitare una terra di pace.

«All’inizio non capivo il senso della proposta che mi avevano fatto, mi chiedevo perché invece di parlare di pace seduti intorno a un tavolo, stavamo insieme a cantare, a costruire un mosaico, a preparare pacchi di alimenti da spedire. Poi ho capito: grazie a queste attività fatte insieme, non eravamo più dei partecipanti a un convegno sulla pace provenienti da Paesi diversi, ma persone, amici che cercano di costruire la pace insieme.

Tanti giovani portano in sé il desiderio di aiutare gli altri, ma spesso nella nostra vita lo dimentichiamo, viviamo senza pensarci. Per iniziare a fare il bene, tutti abbiamo bisogno di una piccola spinta iniziale, di qualcuno che faccia riemergere da noi questo desiderio. Impegnarci ci aiuta ad uscire da noi stessi e ci spinge a essere per gli altri. “C’è qualcuno che ha cinque minuti per aiutare questo mondo?”».

«Sogno che si possano costruire relazioni diverse, tra genitori e figli, relazioni che siano piene di amore, perché credo che la violenza e la pace nascano prima di tutto nella famiglia. Sogno anche che ci possa essere possibilità di andare a scuola, di ricevere un’educazione per tutte le persone del mondo».

«Vorremmo vivere in pace, senza più paura, senza conflitti e uccisioni. Vorremo che tutti avessero la possibilità di avere un lavoro e di vedere rispettati i propri diritti, per stabilire così una giustizia sociale».

«Ho quattro sogni che voglio condividere: diventare una ballerina e avere una scuola di danza mia; laurearmi in “relazioni internazionali”, in modo da poter servire il mio Paese anche con il mio lavoro; abbattere per sempre il muro che circonda i territori palestinesi, in particolare quello di Betlemme, che è un dramma specialmente nel luogo dove Gesù è nato. Infine, desidero che i sogni di tutte le persone del mondo possano realizzarsi, che il 2019 possa essere un anno di amore, gioia, felicità e, più importante di tutti, di pace».

«Penso che la pace si possa raggiungere solo se cambiamo la nostra mentalità e le nostre priorità personali per dare spazio anche a quelle degli altri. Penso che ci possiamo arricchire molto se impariamo a conoscere le diverse culture, perché l’umanità è fatta per essere unita e condividere un cammino comune seppur nella diversità. Se è vero che i grandi obiettivi si raggiungono passo a passo, penso che la solidarietà sia un passo importante per realizzare il sogno di tutti, non solo quello dei giovani: ottenere la pace in tutto il mondo».

 

Cambiare il cuore per andare oltre indifferenza, nazionalismi, razzismo, violenza.

 

I passi della pace

Il mondo ci osserva. I giovani provenienti da altri Paesi sempre più spesso entrano in contatto con altri, per strada, sugli autobus, negli uffici pubblici, nei negozi, attraverso Internet… E che cosa trovano? Una società pacificata o le guerre del petrolio, del denaro, degli stadi, dell’aggressività quotidiana nei condomini o nel mondo del lavoro e della politica, le guerre del bullismo, della droga, della disoccupazione giovanile, del sabato sera…?

È il comportamento di ognuno che può insegnare a vivere in pace anche a chi la pace non l’ha mai conosciuta. La pace arriva solo quando una popolazione è matura per viverla. E questa maturazione ha bisogno di molti passi: tenere in vita un popolo durante il conflitto, sostenendo alimentazione, accesso all’acqua, salute; permettergli di istruirsi; agevolare gli scambi con l’estero; sottrarre i bambini all’arruolamento come soldati e le bambine allo sfruttamento sessuale, che ne pregiudicano il futuro; sostenere progetti di formazione nonviolenta e democratica… E poi non basta la firma di un trattato per l’instaurazione della pace; anche dopo, occorre continuare a sostenere la riconciliazione tra la gente, la ripresa dell’economia, la formazione della classe dirigente, la giustizia e il dialogo negli scambi internazionali, altrimenti, la guerra tornerà. La pace non ha bisogno di eroi solitari, ma di gente che sappia fare il gioco di squadra. Non vogliamo lasciare soli i giovani che operano nei Paesi in guerra, perché la loro squadra possiamo essere noi. Oggi, molto più di 10 anni fa, la distanza non è un alibi.

 

Il mondo cambia se cambio io.

 

Meditazione per la Pace di Ernesto Olivero.

In questo tempo noi scegliamo,

per noi e per i nostri figli,

e per tutti coloro che verranno nei secoli.

Scegliamo il nostro e il loro futuro:

amore o odio?

Pace o guerra?

Giustizia o ingiustizia?

Perdono o vendetta?

Oggi possiamo servire la pace

con tutta la nostra forza

e con la forza di tutti gli esseri umani che credono

nella pace, nella giustizia, nel perdono.

Con il coraggio di chi sa

di portare la bandiera di tutti,

anche di chi non può farsi sentire.

Servire la pace e la giustizia

è vedere in ogni uomo noi stessi.

Servire la pace e la giustizia

è dimenticare la paura e vedere solo la speranza.

Oggi scegliamo di camminare vicino

a tutti gli uomini senza diritti del mondo.

In questo tempo milioni di uomini si mettono in marcia

per sfuggire al deserto, alla guerra, alle epidemie.

Oggi la sofferenza che attraversa le frontiere può divenire odio.

Ma non è la paura di questo odio a guidarci.

È il coraggio di batterci contro la sofferenza dei nostri fratelli.

Servire la pace e la giustizia,

è riportare l’uomo all’uomo.

È consegnare agli uomini la Terra,

affinché chiunque viva con dignità.

È riedificare sulle rovine passate

affinché si scriva una nuova storia:

la storia dell’umanità affrancata

dalla paura, dall’odio, dal dolore.

Gabriella Imperatore
gimperatore@cgfma.org

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