Beato chi opera per la pace ed è segno di pace, ricorda il Vangelo. Oggi possiamo anche aggiungere ‘beato chi spera e crede fermamente che la pace sia possibile’.
Sappiamo bene che la pace non può essere raggiunta solo fermando le armi. La pace è un modo di pensare, un atteggiamento che si sceglie di vivere attivamente. Per raggiungere la pace bisogna capire che cosa è e come si ottiene, bisogna essere consapevoli che facciamo tutti parte della stessa famiglia umana e che la misericordia di Dio, come dice papa Francesco, vuole raggiungere ciascuno.
Varie iniziative si susseguono per tenere desta questa speranza: ad esempio a Ginevra, definita «la più piccola delle grandi metropoli» o «la città della pace”, perché ospita più di 20 organizzazioni internazionali tra cui il Consiglio dei Diritti Umani, la Conferenza sul Disarmo, il Commissariato dei diritti umani e il Commissariato dei Rifugiati oltre alla Croce rossa internazionale, dal 16 novembre il tema della Pace resta protagonista per tutta la settimana nell’iniziativa “Geneva Peace week” sotto il patrocinio dell’Ufficio delle Nazioni Unite. Vengono sincronizzati incontri su diversi temi legati alla promozione della pace mettendo in evidenza le sinergie esistenti tra le organizzazioni presenti a Ginevra, dove il punto focale resta la natura trasversale della pace.
Queste iniziative hanno lo scopo di evidenziare come ogni persona e istituzione hanno un ruolo da svolgere nella costruzione della pace e risoluzione dei conflitti.
La guerra ha tati volti, la pace ha il volto dei diritti umani.
Penso alla presenza delle FMA, della Famiglia salesiana in zone difficili come ad esempio Sudan, Syria, Libano, Tunisia… Penso all’importanza delle opere che lì si svolgono e come attraverso l’educazione si prepara nei cuori e nelle menti dei bambini, dei giovani e delle persone un terreno dove la pace e la speranza trovano spazio. Penso ai gesti concreti di pace da parte di tante persone di buona volontà, dei volontari Vides che attraverso progetti sostengono l’azione dell’Istituto rendendo credibile il ‘farsi prossimo’.
In Sud Sudan il VIDES Internazionale sta portando avanti 3 progetti: Literacy program per ragazze e donne che non hanno mai frequentato la scuola nel centro di promozione della donna “Bakita Center” a Tonj; Agricolture program for women empowerment nel Bakita Center di Tonj e ora anche a Gumbo; Medical dispensary a Wau.
C’è un’iniziativa lanciata su Internet (www.onethousandactsofpeace.org/italiano.html) che suggerisce di compiere almeno tre gesti di pace al giorno e di annotarli, per rafforzarsi nell’intenzione: sono gesti semplici che vanno dal dire grazie a chi ci ha fatto una cortesia, al farsi sentire prossimi a chi si sente solo, al non rispondere a tono davanti a un gesto scortese, al saper chiedere scusa… “Non abbiamo modo di prevedere fin dove i mille gesti di pace ci porteranno, ma crediamo che la pace si diffonderà nel mondo soltanto grazie agli sforzi personali di ognuno, giorno per giorno. Ciò che più rende potente la nostra pratica dei gesti di pace è la libertà di non dover attendere affinché gli altri – i responsabili al livello locale e globale, i politici, i governanti – creino condizioni di pace nel nostro mondo”.
Papa Francesco invita a usare tre parole ‘magiche’: permesso, scusa, grazie per creare armonia in famiglia, sul lavoro, con gli amici, in comunità.
Don Bosco e Madre Mazzarello hanno lasciato un’eredità meravigliosa: l’educazione dei giovani, come azione costante di saper promuovere, intervenire e accompagnare i giovani nella crescita di quel germe che Dio ha posto in ciascuno come immagine e somiglianza di Lui, Sommo Bene.
L’apertura dell’Anno della Misericordia, la Celebrazione della giornata della Pace il 1° gennaio, sono segni che possono aiutarci a capire che solo insieme possiamo costruire un mondo di pace dove ciascuno si senta ‘a casa’.
Gabriella Imperatore
gimperatore@cgfma.org