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Prendersi cura

La Chiesa è presente là dove sono i migranti. Con loro condivide gioie e speranze, dolori e sofferenze. È presente per offrire aiuto umano e solidarietà sociale, per difenderli (advocacy) qualora fossero lesi i loro diritti, attraverso un’azione pastorale, educativa ed evangelizzatrice.

Le migrazioni sono una sfida per la Chiesa. Papa Francesco, nel Messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2016, scrive: “Non si possono ridurre le migrazioni alla dimensione politica e normativa, ai risvolti economici e alla mera compresenza di culture differenti sul medesimo territorio. Questi aspetti sono complementari alla difesa e alla promozione della persona umana, alla cultura dell’incontro dei popoli e dell’unità”. La presenza di nuovi e vecchi migranti continuamente ci interroga e al contempo ci trasforma, come individui e come società: mutazioni che avvengono spontaneamente sia in chi emigra, sia in chi accoglie il migrante. La bussola – suggerisce il Papa – è la misericordia “che scuote le coscienze e impedisce che ci si abitui alla sofferenza dell’altro; che è dono di Dio Padre rivelato nel Figlio; che alimenta e irrobustisce la solidarietà verso il prossimo”.

La misericordia ci permette di incontrare l’altro: un incontro autentico, “dove si è disposti non solo a dare, ma anche a ricevere dagli altri”.

Oggi le Figlie di Maria Ausiliatrice in tutto il mondo, in collaborazione con le Istituzioni civili ed ecclesiali, sono impegnate nella missione pastorale a favore dei migranti. La cura educativa-evangelizzatrice dei migranti comporta accoglienza, rispetto, tutela, promozione, amore autentico di ogni persona nelle sue espressioni religiose e culturali.

Di questo tipo è l’esperienza con le comunità di migranti filippini che sono in maggioranza cattolici. Molte parrocchie sono luoghi di ritrovo e di socializzazione per la comunità. Nelle parrocchie le suore fanno catechesi per i bambini e gli adulti in preparazione al battesimo e alla prima comunione, diffondono la devozione mariana con la visita alle famiglie, pregano insieme il rosario, animano l’incontro di preghiera-lettura della Parola, promuovono la formazione umana e religiosa. Nei tempi liturgici dell’Avvento e della Quaresima organizzano ritiri o esercizi spirituali.

La via del dialogo interreligioso e la testimonianza di fede favoriscono la conoscenza reciproca, il rispetto e la conversione. Noemi I.,  emigrata in Giappone, racconta: “Voglio praticare la mia fede anche se vivo in un paese non cristiano. La presenza di sacerdoti e religiose/i che operano per i migranti, mi aiuta molto a vivere la mia fede e ad insegnarla alle mie tre figlie ormai adulte. La più grande grazia che ho ricevuto dal Signore è stata quando mio marito ha chiesto di essere battezzato nel 1998”.

Gli stessi filippini migranti, insieme alle suore, fanno animazione in varie parrocchie. Durante la settimana insegnano il catechismo a piccoli gruppi, portano la comunione ai malati e agli anziani,  chiamano i sacerdoti per l’unzione degli infermi.

Persone consacrate e laici operano con gli stessi migranti e rispondono alla chiamata del Signore “andate e fate discepoli tutte le nazioni” (Mt. 28,29). Sono tanti i migranti filippini che collaborano nelle parrocchie e in opere di servizio ai migranti, come Emily: “Mio marito e mio figlio si occupano dell’animazione liturgica, mia figlia è leader nel gruppo dei giovani, mentre io sono impegnata nell’accompagnamento per promuovere la religiosità e i valori tradizionali filippini, iniziative di solidarietà per raccogliere fondi e favorire il miglioramento della vita dei migranti e la loro integrazione sociale”.

Le FMA, collaborano con le Istituzioni per la promozione dell’integrazione sociale dei lavoratori filippini attraverso varie forme di counseling, empowerment e di formazione, consulenza socio-economica, mediazione interculturale tra comunità filippina, Ambasciata e Ufficio delle Migrazioni.

 

«Ognuno di voi porta in sé una storia, una cultura, dei valori preziosi;
spesso anche esperienze di miseria, di oppressione, di paura.
La vostra presenza è segno di speranza in Dio.
Non lasciatevi rubare questa speranza e la gioia di vivere,
che scaturiscono dall’esperienza della divina misericordia,
anche grazie alle persone che vi accolgono e vi aiutano»
(Papa Francesco per il Giubileo dei migranti).

 

Gabriella Imperatore
gimperatore@cgfma.org

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