Chiamati a dialogare
Secondo quanto si narra, agli inizi della creazione Dio stesso parlava con gli uomini. Era come se parlando con gli uomini Dio volesse abituarli alla parola. Dio, così, non solo dona la parola ma insegna all’uomo l’uso della parola effettivamente dialogica e quello che è avvenuto nel dialogo originario si replica nella relazione io-tu interumana che, se autentica, rimane sempre un’eco di quella prima relazione.
Papa Francesco parla spesso di dialogo, non come una dottrina, piuttosto come una pedagogia dell’incontro. Egli abbozza in parole e gesti un itinerario, una scuola, una via dell’incontro pastorale e sociale, che propone sia ai singoli sia alle comunità. In quella pedagogia il dialogo si pone come il momento verbale della più ampia impresa dell’incontro. Centralità della missione vuol dire centralità del dialogo. “Dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alla sua opinione, alle sue proposte … e per dialogare bisogna andare in contro all’altro disarmati, abbassare le difese e aprire le porte” (Francesco, Discorso alla comunità degli Scrittori del La Civiltà Cattolica – 14 giugno 2013).
Il dialogo è possibile tra luoghi e culture fra loro distanti, tra un capo del mondo all’altro, oggi sempre più vicini, interdipendenti, bisognosi di incontrarsi e di creare spazi reali di autentica fraternità e solidarietà. La vicinanza crea comunione e l’appartenenza realizza l’incontro. La vicinanza acquisisce forma dialogica e crea una cultura dell’incontro. Per la Chiesa, in questo tempo ci sono ambiti di dialogo nei quali deve essere presente per adempiere un servizio in favore del pieno sviluppo umano e perseguire il bene comune.
È tempo di sapere progettare, in una cultura che privilegia il dialogo come forma di incontro, la ricerca di consenso e di accordi. Nel dialogo con lo Stato e la società la Chiesa, insieme con le diverse forze sociali, è chiamata ad accompagnare le proposte che meglio possano rispondere alla dignità della persona e al bene comune e proporre sempre con chiarezza i valori fondamentali dell’esistenza umana per trasmettere convinzioni che possano poi tradursi in azioni concrete.
Dialogo sociale per la pace
Suor Ibtissam Kassis, fma della comunità di Nazareth, racconta: «Il 2 aprile 2015 la Corte Suprema d’Israele ha emesso il Decreto di revoca dei lavori per il muro di separazione nella storica Valle del Cremisan, sede di due istituti salesiani, e dove circa 400 bambini cristiani e musulmani frequentano la scuola materna ed elementare delle fma. «La Corte Suprema Israeliana, dopo aver considerato i vari percorsi del muro di protezione nella zona di Cremisan, dichiara che “non c’è altra scelta che quella di cambiare il percorso del muro, che lasci le suore salesiane e i padri salesiani uniti tra di loro e con i loro rispettivi terreni. La Corte Suprema chiede all’Esercito e al Ministero della Difesa israeliana di considerare altre alternative meno dannose per la popolazione locale e per gli istituti che si trovano nella valle», riporta il Decreto.
In questi nove lunghi anni il dialogo è stato la forza e lo strumento per costruire giustizia e pace. Tanti sono stati gli aiuti ricevuti, il dialogo dapprima con gli avvocati di St. Yves e quelli di Beitjala; poi con altri enti sociali e politici che si sono prodigati a studiare e cercare vie alternative; con la Chiesa e la Diplomazia, frequenti gli incontri con i Vescovi da varie parti del mondo, Ambasciatori e Consoli dei diversi paesi Europei e americani, i rappresentanti della Comunità Europea per creare mentalità e favorire consenso e accordo con il governo israeliano. Abbiamo accolto la notizia con grande gioia e soprattutto con molta ammirazione per la Corte Suprema che ha guardato con occhi umani un problema sociale abbastanza grave, sopratutto per l’opera educativa svolta dalle fma, che gode molto del loro apprezzamento, e per le tante famiglie che frequentano la nostra scuola che soffrivano per questa causa assurda. Il frutto più grande di questa grazia è per i nostri allievi, che ogni giorno sentono parlare di pace e di amore per ogni uomo, e restano perplessi di fronte a tutto quello che ogni giorno sono costretti a vivere: violenze e ingiustizie. Questo è un segno che la Giustizia e Pace sono possibili, perché c’è tanta gente che desidera la pace e difende gli interessi e il bene degli altri».
Gabriella Imperatore
gimperatore@cgfma.org