La migrazione è un fenomeno di assoluta rilevanza internazionale, sul piano politico, economico, sociale e religioso. L’immigrazione è un capitolo centrale nello “spettacolo della vita”, scorre sugli schermi e sulle pagine dei media, ogni giorno, senza soluzione di continuità, è il riflesso di un’emergenza infinita dal momento che i flussi di migranti non finiscono mai e gli sbarchi proseguono. Gli immigrati e l’immigrazione hanno “invaso” anche i media.
La frequenza degli articoli e dei titoli sulla immigrazione è notevole. Gli immigrati sono un tema dominante di cronaca e dibattito pubblico. Uno spazio fisso nelle prime pagine dei giornali e nei titoli di apertura dei TG internazionali. I migranti hanno occupato anche la comunicazione sui social media.
La frequenza degli articoli e dei titoli non punta alla drammatizzazione “narrativa” dell’argomento. Gli sbarchi continui degli immigrati, infatti, sui media non sono sottolineati con enfasi e toni particolarmente ostili. L’invasione degli immigrati sui media, si presenta e viene presentata, invece, come un fenomeno (quasi) “normale”, nella sua costante crescita. Nonostante ciò “non esiste una correlazione tra la visibilità del fenomeno e la percezione dell’insicurezza e la preoccupazione, perché manca la voce degli immigrati che vivono e lavorano nei territori”.
I rifugiati sono trattati dai media come spettatori che assistono passivamente a ciò che accade, non come protagonisti, attori. I giornalisti ne danno loro voce: sono trattati come una categoria, mentre lo status di rifugiato è in realtà una condizione. Nei quotidiani più della metà dei titoli riguarda muri e frontiere, la restante parte di titoli/notizie è la cronaca degli sbarchi e delle tragedie del mare, raccontate nella loro crudezza e sofferenza insieme. Gli sbarchi diventano normali, ma non lo è quello che accade un attimo dopo. Poco e nulla viene raccontato di ciò che accade prima che migranti e rifugiati mettano piede in Italia e in Europa: i paesi di transito e origine dei flussi sono spesso dimenticati.
Più notizie è il risultato del monitoraggio condotto per 10 mesi su Corriere della Sera, il Giornale, l’Avvenire, l’Unità, la Repubblica e la Stampa. C’è un’attenzione “continua” e “costante” sul tema, e in metà dei titoli è presente un riferimento esplicito a leader e rappresentanti politici italiani e/o europei. È l’accoglienza (34%) il tema principale; seguono i racconti dei viaggi (24%) e le questioni sociali e culturali (21%); riferimenti anche al terrorismo (9%) e alla criminalità (8%).
«Nel quadro restituito dall’analisi su articoli e servizi si conferma la necessità di un sistema di informazione che segua percorsi autonomi, che vada a fondo nelle notizie, che fornisca ai cittadini un quadro completo dei problemi in modo che possano formarsi un giudizio. Non produciamo hate speech (discorsi di odio) e, nella generalità dei casi, evitiamo di diventarne veicolo. Tuttavia dovremmo riflettere sul fatto che l’hate speech, quello che dilaga nei social network, trova alimento nella cattiva informazione. Ed è questa la ragione per cui non possiamo sentirci innocenti», afferma il Presidente dell’Associazione Carta di Roma.
L’informazione online ha un ruolo importante, “si parla molto, ma si comunica poco”, resta così il clima di paura, diffidenza e ostilità nei confronti degli immigrati, soprattutto a causa della “distorsione delle notizie sui social media, gli immigrati sono protagonisti del racconto di episodi di cronaca ma nel ruolo di vittime e non di autori”.
Gabriella Imperatore, FMA
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