Abitare il mondo

Abitare il mondo nel segno dell’incontro reale e della conversazione feriale, nei luoghi quotidiani dove la vita si spende con coraggio e audacia. Incontrare uomini e donne nello scorrere dei giorni nel lavoro, negli affanni, negli affetti, nei desideri e sogni. “In uscita” per strade inedite con la potenza gioiosa della Buona Notizia del Vangelo.

L’attuale società è caratterizzato da un processo di cambiamento profondo e continuo di cui, a fatica, si riesce a definire le caratteristiche. Un tempo di grande complessità in cui si moltiplicano le visioni della vita, diverso è il modo di pensare la persona, la famiglia, l’amicizia, l’amore, il lavoro; sono molteplici le esperienze e le possibilità. Di conseguenza la frammentazione e dispersione, l’individualismo rendono fragili le relazioni. Di fronte a tutto questo non è possibile rinunciare a interrogarsi sull’oggi di Dio, sulle opportunità e sui problemi posti alla missione della Chiesa dal tempo in cui viviamo e dai mutamenti che lo caratterizzano. Siamo chiamati alla fatica e alla gioia dell’ascolto nella cultura del nostro tempo, per discernere in essa le tracce della presenza di Dio e a rinnovare il mandato missionario, fondamento della vita della Chiesa e della vocazione di ogni credente e consacrato.

L’invito ad “uscire”

La gioia di riscoprire il Vangelo, cioè Gesù, colui che dona la vita e il senso vero dell’esistenza, ci spinge ad “uscire”. Per Papa Francesco il significato di questa “uscita” è geografico ed esistenziale insieme. È un andare verso l’altro, verso altri soggetti, culture, popoli, gli impoveriti, gli scartati, i disperati, i falliti. Ed è anche un uscire da se stessi, un esodo esistenziale, che chiede di abbandonare la propria autoreferenzialità, le proprie comodità, le proprie certezze e le visioni troppo rigide, le strutture pesanti e ingombranti che “ingabbiano” Gesù e il suo Vangelo e non permettono un annuncio autentico, ma soltanto un’esposizione dottrinale che non interpella la vita reale. Si “esce”, ci si mette in “esodo”, quasi nomadi itineranti con Gesù in cammino sulle strade del mondo, per donare a tutti la “gioia liberante del Vangelo” che ci ha cambiati dentro e ci cambia continuamente.

L’iniziativa di “uscire” non è nostra, è di Dio, perché siamo chiamati ad uscire e a camminare secondo la sua Parola, i suoi criteri, i suoi dinamismi, e non i nostri. Nella Bibbia Abramo accetta di partire verso una nuova terra; Mosè è inviato a far uscire il popolo dalla schiavitù per farlo entrare come popolo libero nella terra promessa; i settantadue discepoli sono inviati da Gesù in sobrietà e senza potere; Gesù stesso è condotto dallo Spirito ad andare sempre altrove, verso altri villaggi. Tutti sono chiamati a questa “uscita” missionaria, consapevoli che la Parola che seminano e annunciano ha una sua efficacia che va oltre gli schemi umani e i luoghi comuni, per discernere quale sia il cammino che il Signore chiede loro.

«Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo»

 

Gabriella Imperatore, FMA
gimperatore@cgfma.org

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