Quali frontiere raggiungere? Quali confini attraversare? I confini non sono invalicabili, le culture e le religioni possono incontrarsi e dialogare; , andare senza paura, pronti a collaborare, perché la Parola giunga fino ai confini della terra, perché a tutti siano garantiti la dignità umana e i diritti, per arrivare a
Con la benedizione del Santo Padre (9 novembre 1877) e la protezione di Maria Ausiliatrice, che tiene in braccio un Bambino sorridente, le prime missionarie Figlie di Maria Ausiliatrice, affrontano il grande viaggio.
“Il mattino del 14 novembre 1877, Don Bosco e Madre Mazzarello sono lì, al porto di Genova, a salutare, confortare e asciugare le lacrime che loro stessi a stento trattengono. Le suore partono con un bagaglio speciale: tanta fiducia in Dio, gioia per annunciare l’amore di Gesù, umiltà per accogliere nuove usanze e nuove culture, disponibilità a vivere di sacrifici, sapendo che il bene costa a tal punto da affrontare, se la situazione lo richiede, la croce e il martirio, nella convinzione che quando Dio chiede: chiede tutto!” (Cronistoria II, pp. 276 – 291).
La commozione è grande, le prime missionarie Figlie di Maria Ausiliatrice pregano e si congedano da quei volti, con cui hanno fino ad allora condiviso la vita. Altri cortili li attendono, altre imprese, alcune delle quali sono oggi patrimonio della nostra storia salesiana.
Da quel porto parte la prima spedizione missionaria.
Da quel porto ne partiranno altre negli anni successivi.
Da quel porto inizia una pagina di storia che, ancora oggi, continua ad essere scritta da tante Figlie di Maria Ausiliatrice in 93 paesi del mondo.
Da quel porto, l’invito di Gesù “Andate e predicate il Vangelo” (Mc 16, 15), si colora di salesianità. L’unico obiettivo della spedizione è quello di vivere con audacia e creatività, in parole e in azioni, il da mihi animas cetera tolle e il A te le affido.
E a quel porto si ritorna, dopo 140 anni, per continuare a nutrire il sogno missionario di Don Bosco e Madre Mazzarello. Ritrovare il carisma delle origini dei Fondatori, i quali non temevano di uscire per le strade ad annunciare il Signore; rivestirsi di nuovo slancio missionario, di coraggio che non indietreggia di fronte alle difficoltà, di tenacia nel compiere la missione che Dio affida a ogni comunità educante.
«Chi segue Gesù è sempre in cammino, non può fare una vita comoda, “sedentaria”. Il fervore, il fuoco dello Spirito, quando c’è si vede, opera e attrae. Le vocazioni missionarie possono nascere solo dove c’è il fuoco che arde, dove vibra lo spirito da universo, come in madre Mazzarello e nella prima comunità di Mornese. Questo è stato il segreto dell’espansione del nostro Istituto e di tanti altri Istituti nella Chiesa» (Circ. n. 972).
“Uscire”, come comunità missionaria, mettendo a servizio talenti, creatività, saggezza ed esperienza per portare la Buona notizia del Vangelo fino ai confini della terra: «La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio […] cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri» (EG n. 10).
Gabriella Imperatore, FMA
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