Il Papa, affermando di non aver mai perso occasione per denunciare apertamente la tratta come un crimine contro l’umanità, lancia un forte appello ai giovani a sensibilizzarsi sul tema della Tratta, contagiando le comunità a un impegno serio perché nessun essere umano sia più vittima della tratta: “La vostra voce, più entusiasta e spontanea, può rompere il silenzio per denunciare le nefandezze della tratta e proporre soluzioni concrete. Adulti che siano pronti ad ascoltare possono essere di grande aiuto”.
Lei pensa che il silenzio sulle vicende di tratta sia dovuto all’ignoranza del fenomeno?
«C’è molta ignoranza. Ma a volte pare anche poca volontà di comprendere la portata del problema, poiché tocca da vicino le nostre coscienze. C’è poi chi, pur conoscendolo, non ne vuole parlare perché si trova alla fine della filiera del consumo, quale utilizzatore dei ‘servizi’ che vengono offerti sulla strada o su internet. C’è chi non vuole che se ne parli, in quanto coinvolto direttamente nelle organizzazioni criminali che dalla tratta traggono lauti profitti. Sì, ci vuole coraggio ed onestà nell’andare incontro alle persone ferite perché prostituite, abusate, vendute, schiavizzate e anche quando scegliamo prodotti che potrebbero essere stati realizzati attraverso lo sfruttamento di altre persone”.
Come fare in modo che siano i giovani i protagonisti di cambiamento nella società e nella Chiesa?
«Desidero, per coloro che sono i testimoni reali dei rischi della tratta nei propri Paesi di origine, che possano trovare nel Sinodo un luogo per esprimere se stessi, dalla quale richiamare la Chiesa all’azione. Perciò, è mio grande desiderio che i giovani rappresentanti delle “periferie” siano protagonisti di questo Sinodo. Auspico che possano vedere il Sinodo come un luogo per lanciare un messaggio ai governanti dei paesi di provenienza e di arrivo per richiedere protezione e sostegno. Mi auguro che questi giovani lancino un messaggio globale per una mobilitazione giovanile mondiale, per costruire insieme una casa comune inclusiva e accogliente. Mi auguro che si facciano esempio di speranza per chi attraversa il dramma esistenziale dello sconforto. […] La mia speranza è che il Sinodo sia anche un’opportunità per le Chiese locali di imparare a lavorare insieme e diventare ‘una rete di salvezza».
In questo tempo dove trovare speranza
«La speranza, voi giovani, la potete trovare in Cristo, e Lui lo potete incontrare anche nelle persone migranti, che sono fuggite da casa, e rimangono intrappolate nelle reti. Non abbiate paura di incontrarle. Aprite il vostro cuore, fatele entrare, siate pronti a cambiare. L’incontro con l’altro porta naturalmente a un cambiamento, ma non bisogna avere paura di questo cambiamento. Sarà sempre per il meglio. Ricordate le parole del profeta Isaia: “Allarga la tua tenda” (cfr 54,2) […] Fatevi promotori di iniziative che le vostre parrocchie possano ospitare. Aiutate la Chiesa a creare spazi di condivisione di esperienze e integrazione di fede e di vita».
Papa Francesco manifesta tanta fiducia nei giovani e sollecita a “costruire passo dopo passo la propria identità e avere un punto di riferimento, un faro-guida. La Chiesa da sempre vuole essere al fianco delle persone che soffrono, in particolare dei bambini e dei giovani, proteggendoli e promuovendo il loro sviluppo umano integrale. I minori sono spesso ‘invisibili’, soggetti a pericoli e minacce, soli e manipolabili; vogliamo, anche nelle realtà più precarie, essere il vostro faro di speranza e supporto, perché Dio è sempre con voi».
Gabriella Imperatore, FMA
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