Suor Bernadette Sangma dell’Ispettoria fma di Shillong (INS), proviene da una famiglia ricca di fede che le ha donato una solida formazione umana e cristiana. Erano in 7: tre fratelli e quattro sorelle, di cui due fma e un salesiano. All’età di 18 anni ha iniziato la formazione e ha emesso la Professione religiosa il 5 agosto 1984. Nel 1990 è stata mandata a Roma alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, dove nel 1994 ha conseguito la Licenza in Pedagogia distinguendosi per la capacità di ricerca e l’apertura all’interculturalità. Nel 1999 è stata chiamata a Roma, in Casa generalizia, a collaborare nell’Ambito per la Famiglia salesiana con attenzione alla situazione della donna e alla tratta degli esseri umani, realtà che l’hanno trovata non solo sensibile, ma attivamente impegnata. Nel 2004 ha conseguito il dottorato in Metodologia dell’educazione presso la Facoltà Pontificia Salesiana (UPS). Nel 2010 è partita per l’Africa dove ha dato il suo contributo di competenza e passione educativa salesiana all’Istituto di Pastorale giovanile di Nairobi. Dal 2013 suor Bernadette, donna di fede e di preghiera, ha affrontato con coraggio la malattia del cancro. Il 27 aprile 2015 ha concluso la sua vita all’età di 53 anni.
Una vita a passo di donna
Suor Bernadette è stata una donna creativa e tenace, semplice e collaborativa, ha saputo coinvolgere persone ed enti per promuovere i diritti dei bambini e delle donne.
La sua esperienza è stata una risposta concreta contro la violenza e il sottosviluppo per la dignità femminile in tanti Paesi del mondo. «Il livello di sfruttamento delle donne è forte – affermava in un’intervista ad un quotidiano –, per cui solo con la crescita dell’autostima e il potenziamento culturale, a partire dall’alfabetizzazione e formazione, le donne iniziano a comprendere che ci può essere un’alternativa. Per superare le discriminazioni radicate nella cultura e nella società è indispensabile coinvolgere gli uomini. L’emancipazione delle donne non è fine a sé stessa, ma a vantaggio della società intera».
Come rappresentante dell’Istituto fma, ha dato un apporto competente alla Commission on the Status of Women (CSW) nella sede dell’ONU a New York. Appassionata e determinata si è impegnata perché l’Istituto fma potesse conseguire lo Statuto consultivo presso il Consiglio economico e sociale (ECOSOC) dell’ONU. È stata la persona chiave per la nascita della Rete Internazionale di Vita Consacrata contro la Tratta di Persone “Talitha Kum”. Ha favorito la formazione di nuove reti, ha sostenuto le campagne organizzate per il Mondiale di calcio in Sudafrica e le Olimpiadi invernali a Vancouver, ha organizzato e preparato i Congressi della Rete nel 2008 e 2009.
«La tratta non è una realtà lontana da noi: succede nei nostri quartieri e colpisce i nostri conoscenti, le bambine e i bambini delle nostre scuole e parrocchie. Per contrastare questo fenomeno, è necessario “un approccio ermeneutico per affrontare i molteplici aspetti delle sue cause, per risanare e accompagnare il cammino di ricostruzione della vita di coloro che sono coinvolti e feriti e per creare consensi e accordi nelle politiche decisionali a tutti i livelli”».
È una necessità che chiama in causa molte Congregazioni che con i loro multiformi carismi possono offrire risposte differenziate e complementari: “nessun carisma può sentirsi estraneo al fenomeno che calpesta ogni fondamentale diritto e dignità della persona umana, che reca sofferenze devastanti a tante donne o, peggio, a bambine e bambini indifesi”» (Relazione al Congresso 2009, Religiose in rete contro la tratta).
Una donna sorridente e audace
Bernadette ha saputo conquistare con il sorriso, la sua tenerezza e generosità i cuori della gente e di tante donne che in lei continuano a credere che è possibile il cambiamento.
Donne in contesto è il titolo della rubrica da lei curata fino al 2014 per la rivista DMA dell’Istituto fma. La sua attenzione costante e il dialogo con la cultura contemporanea le hanno permesso di condividere esperienze e testimonianze concrete di promozione della donna, in tante nazioni, nell’ottica della reciprocità.
Pur avendo come destinatarie le donne, la sua azione passa attraverso la sensibilizzazione di tutta una comunità, sulla base di radici precise: «Tutto parte dalla formazione spirituale che rivaluta la dignità della donna, creata a immagine e somiglianza di Dio», spiega suor Bernadette. Questa universalità permette di lavorare anche in contesti eterogenei, dove le differenze religiose ed etniche sono causa di sanguinosi scontri, favorendo invece un dialogo efficace, capace di superare le barriere degli antagonismi, nel rispetto delle differenze.
Una rete di donne luogo del dialogo, donne che lavorano insieme a favore della vita. In questo spazio aperto della reciprocità, possono sbocciare i fiori del contributo specifico dell’identità femminile alla società, fiori che danno frutti anche nel campo della sostenibilità e della pace. È la pace che passa attraverso le relazioni interpersonali, donne in rete che si mettono insieme per costruire comunione.
Suor Bernadette non ha dubbi: «È la relazione di reciprocità tra uomo e donna, la differenza fondamentale, che può disegnare il primo di molti cerchi concentrici di giustizia e di pace».
Nei fatti, non a chiacchiere.
Gabriella Imperatore
gimperatore@cgfma.org