Considerando che lo sfondo della crisi attuale è la questione antropologica, il primo aspetto che si vuole affrontare è l’urgenza di ricuperare la dimensione creativa ed etica della persona, perché solo così sarà in grado di vivere, in modo responsabile, la cittadinanza digitale, ecologica e planetaria, temi che si svilupperanno nei prossimi numeri per impiantare un discorso mirato ad una nuova cittadinanza.
Cambiamento epocale
Secondo il Sociologo Zigmunt Bauman, la percezione accelerata del tempo e la riduzione dello spazio ormai globalizzato hanno prodotto, oggi, una società liquida, segnata dalla transitorietà e dall’incertezza in cui il cittadino-medio reagisce con sentimenti di paura e d’insicurezza a un mondo complesso che non può controllare, e da cui deve difendersi. Per riuscire a farlo imbocca la via dell’individualismo e del conformismo che, contrariamente al suo desiderio, lo rendono più vulnerabile e insicuro. Si tende a ridurre il tempo al presentismo, cancellando il passato ed evadendo dal futuro troppo incerto. Il cambiamento di epoca permette di fissarne alcuni tratti, ma proprio al momento di voler afferrarli sono già sbiaditi e compaiono altri ancora più fugaci.
Nello stesso tempo si costata, con stupore, il crescente sviluppo della Scienza e della Tecnologia con una grande potenzialità di migliorare la qualità della vita, e parallelamente si assiste all’indebolimento sempre più accentuato dell’autocomprensione della persona, in particolare, nel campo della Genetica, delle Neuroscienze, della Robotica, ecc. Se da una parte si difende la dignità e la qualità della vita umana, dall’altra l’identità della persona stessa sembra molto minacciata in un mondo che si sta progressivamente robotizzando, dove l’essere umano è trattato spesso in funzione dell’efficienza e della produttività.
Da questa costatazione sorge un interrogativo che ci interpella profondamente: quali tratti dovrebbero caratterizzare, oggi, l’identità del cittadino del XXI secolo? Come affrontare il cambiamento, perché sia a favore della crescita della persona?
Una identità forte e flessibile
In questa situazione di mutazione, se vogliamo abitare la Contemporaneità da credenti, occorre innanzitutto ricuperare la centralità della persona con i suoi riferimenti valoriali che la orientano verso il vero, il bene, il bello. In questo senso bisogna promuovere l’emancipazione critica dell’individuo dal contesto sociale, perché possa diventare una persona capace di compiere scelte giuste e di agire efficacemente in base alle scelte fatte (cf. Bauman 2009). Si tratta di potenziare la liberazione della propria identità affinché mantenga l’equilibrio tra libertà e sicurezza, e assuma così un’identità forte e flessibile. Forte per essere fedele ai valori fondamentali e flessibile per adattarsi al cambiamento in modo critico. In questa forma, l’esercizio della cittadinanza sarà subordinato alla ricerca del bene comune al di là dei propri interessi. Partecipare alla vita politica, infatti, è per il credente una vocazione ed un obbligo morale (cf EG n. 220). Da questa prospettiva le nuove generazioni di cittadini e cittadine di oggi e di domani hanno bisogno di essere orientati ad acquisire un’identità capace di affrontare le sfide del mondo odierno con consapevolezza e creatività.
Cittadinanza creativa
Data la complessità spesso disorientante del contesto socioculturale, il cittadino oggi deve essere creativo per abitare la complessità generando l’innovazione. È interessante notare che anche laddove si esalta il progresso della Tecnologia, come nel caso dell’Intelligenza Artificiale, si afferma che l’uomo non può, in alcun modo, essere sostituito dalle macchine. Pertanto vanno sviluppate capacità quali il pensiero critico e la creatività (cf L’intelligenza artificiale per l’Europa 12). Quali sono i criteri che definiscono il profilo creativo? Diversi ricercatori ne descrivono i tratti. Richiamiamo qui, la descrizione dello Psicologo Torrance: “La persona creativa si distingue dalla sua fluidità in base alle diverse risposte che è capace di dare alle domande emergenti; dalla flessibilità che dimostra la sua elasticità mentale, quindi la capacità di affrontare in modo efficace il cambiamento; dall’originalità come fattore relativo all’innovazione che aiuta a vivere la contemporaneità con ottimismo; dall’elaborazione come capacità di pensare alternando il pensiero convergente e divergente con precisione e ricchezza di dettagli e sfumature”.
Da questa descrizione, si percepisce chiaramente la creatività come un processo complesso che richiede un metodo. Per questo è una competenza che deve essere presa in considerazione nell’educazione fin dalla tenera età, perché proprio i bambini sono più predisposti all’espressione genuina della creatività. In questo modo, le giovani generazioni si abilitano a sviluppare tutte le loro potenzialità, secondo i criteri segnalati, per vivere il presente ispirandosi ai valori forti ereditati dal passato e aprendosi al futuro con novità, speranza e gioia.
Cittadinanza etica per gestire il cambiamento
Un altro aspetto che riteniamo urgente nella cultura contemporanea basata su un relativismo anarchico, è appunto la dimensione etica. Se l’etica, in generale, è un insieme di norme che regolano il comportamento e l’azione dell’uomo verso scelte libere, giuste e responsabili, il cittadino etico è colui che è in grado di affrontare con lucidità il cambiamento, consapevole dei propri diritti e doveri. In questo senso, è un soggetto morale che s’impegna nella partecipazione alla vita sociale e nella costruzione di un ethos civile aperto alla convivialità pacifica. A tale scopo Howard Gardner, noto per le sue ricerche sulle intelligenze multiple, suggerisce di recuperare la verità, la bellezza e la bontà come le chiavi della cittadinanza etica. Secondo l’Autore, tali virtù sono essenziali per la sopravvivenza umana e di conseguenza, possono aiutarci a gestire efficacemente il cambiamento nell’apertura ai nuovi scenari, in atteggiamento costante di discernimento, evitando la passività e la tendenza ad omologarsi alle mode di turno. In questo senso, per contrastare le esagerazioni dell’Intelligenza Artificiale e ravvivare le virtù morali tipicamente umane, occorre educare all’intelligenza etica.
Educare all’intelligenza etica
Secondo la riflessione fatta fin qui, si evince che la dimensione etica pervade ogni espressione della vita umana. Per questo, il percorso formativo di ogni persona non può ignorare questo aspetto fondamentale dell’agire umano. Nell’Esortazione Apostolica, Amoris laetitia, si legge «Per agire bene non basta “giudicare in modo adeguato” o sapere con chiarezza che cosa si deve fare, benché ciò sia prioritario. Molte volte siamo incoerenti con le nostre convinzioni personali, persino quando esse sono solide. […]. Una formazione etica efficace implica il mostrare alla persona fino a che punto convenga a lei stessa agire bene» (n. 265). Questo richiede un’educazione della coscienza morale e della volontà, oltre alle virtù della libertà, della verità, della bontà e della bellezza.
Ciascuno di questi elementi va sviluppato in un itinerario educativo «mediante proposte, motivazioni, applicazioni pratiche, stimoli, premi, esempi, modelli, simboli, riflessioni, esortazioni, revisioni del modo di agire e dialoghi che aiutino le persone a sviluppare quei principi interiori stabili che possono muovere a compiere spontaneamente il bene. La virtù è una convinzione che si è trasformata in un principio interno e stabile dell’agire» (ivi n. 267).
Vivere da onesti cittadini oggi è, innanzitutto, sviluppare un alto profilo di cittadinanza creativa ed etica per affrontare efficacemente il cambiamento. In questo percorso, l’educazione è la via privilegiata che interpella docenti, formatori, genitori, e tutti coloro che sono impegnati nella Formazione, perché accompagnano le nuove generazioni in questo tempo di cambiamento storico.
Julia Arciniegas – Martha Séïde
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