La preghiera dell’Angelus, breve e densa di significati teologici e spirituali, è un aiuto ad imparare da Maria a pregare e nello stesso tempo offre tre momenti di contemplazione del mistero dell’Incarnazione, che ritmano la nostra giornata. […] L’esortazione ad una meditazione frequente e profonda del mistero è volta a far sentire viva e sempre attuale la presenza del Dio incarnato in Maria per opera dello Spirito Santo.
Impegniamoci, care sorelle, ad una recita più attenta dell’Angelus tre volte al giorno. […] Impariamo prima di tutto da Maria a pregare. La preghiera dell’Angelus ci richiama il dialogo tra Dio e la sua creatura; una domanda ed una risposta che rendono possibile l’unico grande Evento di salvezza dell’umanità: l’Incarnazione del Figlio di Dio. Da Maria impariamo a metterci in ascolto delle richieste di Dio per rispondervi, accogliendo nella fede il suo invito e ripetendo con amore la nostra piena disponibilità. È il Signore che vuole venire; è Maria che lo accoglie; è l’umanità che riceve la salvezza. A noi il Signore, in quel momento di preghiera con Maria, ripete la domanda: sta a noi rispondere il “sì” per ricevere, con la forza dello Spirito Santo, la capacità di divenire strumenti di salvezza.
La breve preghiera darà nuova luce e nuovo slancio anche nei momenti di stanchezza, se la trasformeremo in un istante di contemplazione. Non abbreviamo per fretta o per superficialità la preghiera. Due minuti sono un nulla, e possono essere una forte ricarica se, nella recita dell’Ave Maria, sappiamo meditare quanto annunciamo con le parole. Sentiremo la forza dell’obbedienza nel ripetere il Fiat con Maria, l’apertura totale del cuore indiviso nell’accoglienza dello Spirito Santo, la capacità di vivere con Maria, la povera di Jaweh, la nostra povertà, contemplando l’annientamento del Dio fatto uomo”.
Dalla Circolare 695 del 24 ottobre 1987 di Madre Marinella Castagno, 8ª Superiora Generale.
Gabriella Imperatore, FMA
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