Tenerezza

La tenerezza è un esodo verso l’altro. È far sentire bene l’altro e riconoscerne il valore. Essa nasce come armonia interiore, sintesi inconscia, eppure attenta e vigile che sgorga dallo splendore del bello e rimanda al bello (C. ROCCHETTA, Teologia della tenerezza. Un ‘vangelo’ da riscoprire, EDB, Bologna 2005, pp. 28-29).

La tenerezza è la prova dell’esistenza dell’amore; però vivere con tenerezza verso se stessi, verso gli altri e verso Dio non è un dato scontato. “Il grado di sensibilità per le sofferenze degli altri, per l’umanità degli altri uomini, è l’indice del grado di umanità raggiunto…Il contrario dell’umanità è l’incapacità a riconoscere l’umanità del prossimo, l’incapacità a essere sensibili ai suoi bisogni, alla sua situazione” (A. Heschel, Chi è l’uomo?, Rusconi, Milano 1976, 71).

È la storia di Favour, nata da giovane madre africana, mai giunta in terra italiana. “Favour è una bimba di nove mesi sbarcata a Lampedusa da sola: sua madre, una giovane del Mali, incinta di un altro bambino, è morta durante la traversata. Altre donne, l’hanno presa con sé, tenendosela stretta, fino ai soccorsi della guardia costiera che le ha raccolte e condotte al poliambulatorio dell’isola. Qui la bimba è stata accolta, accudita con acqua, latte e biscotti e creme protettive. È un nuovo abbraccio in terra straniera, ugualmente materno e paterno, dopo la perdita in mare della tenerezza originaria. Per questo le è stato dato il nome Favour: è diventata la favorita, la privilegiata, la bimba chiamata per nome e per questo aperta a un nuovo destino. Concepita in terra africana, è stata poi custodita da gesti di tenerezza siciliana”. Un gesto di tenerezza è il dono di una possibilità nuova di vita.

 

La tenerezza è dire grazie con la vita, è gioia, perché è umile riconoscimento di essere amati
                                                      (Bruno Forte)

 

A cosa serve la tenerezza? La tenerezza apre all’incontro, all’amicizia. Essa è al servizio dell’umano, salva la vita, connette piccolo e grande, aperto e chiuso, appena nato e vecchio, mondi diversi, spazi non solo umani. La tenerezza è nomade, va aggiornata, è flessibile e vigorosa insieme, si allunga e si allarga, è un esercizio continuo di amare ed essere amati.

Per questo, è essenziale porsi alla “scuola della tenerezza”. La tenerezza coinvolge l’uomo nella sua unicità e totalità intersecando l’aspetto intellettuale, valoriale e quello “esperienziale”, perché alla base della tenerezza c’è l’incontro.

La tenerezza “intellettuale” richiede di percorrere un itinerario ascetico che implica il coinvolgimento della ragione e dei sentimenti con l’obiettivo di uscire dal nostro “io”, solitamente egoista e centrista, per incontrare il “tu”. Ciò richiede il superamento dell’egocentrismo e l’abbandono dalla mentalità basata sul calcolo e sugli interessi. Questo rende la persona amorevole e anche disposta ad accettare e stimare l’altro come si presenta, oltrepassando le apparenze.

Dal ragionamento sulla tenerezza si giunge all’“esperienza” della tenerezza che è la concretizzazione del comandamento lasciatoci, come eredità e testamento, da Gesù, la sera dell’Ultima Cena: “Vi do un comandamento nuovo che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv. 13, 34). Questo non è soltanto il distintivo dell’appartenenza a Cristo, è la tenerezza che si trasforma in quotidianità: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv. 13, 35). L’amore che incoraggia a prenderci cura dell’altro, a farcene carico, a partecipare in prima persona ai suoi bisogni si esprime anche con dei gesti.

“Avvicinarci a chi è stato profondamente ferito con quella tenerezza che non è soltanto un gesto delle mani, è presente nello sguardo, nell’ascolto, in tutta la posizione del corpo; è come un messaggio, un modo di comunicare che ti dice che sei prezioso, che ti rivela che sei più bello di quanto osi immaginare” (Jean Vanier, La comunità, Jaka Book, Milano 1990, 81).

 

Gabriella Imperatore, FMA 
gimperatore@cgfma.org

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