Inquietudine d’amore

Icone viventi della maternità e della prossimità nella Chiesa andiamo verso i poveri e i deboli. Il Papa invita a non privatizzare l’amore, ma con l’inquietudine di chi è aperto: «cercare sempre, senza sosta, il bene dell’altro, della persona amata». Siamo invitati a essere donne audaci, di frontiera: «Non bisogna portarsi la frontiera a casa, ma vivere in frontiera ed essere audaci».

“Inquietudine”. Questa parola mi colpisce e mi fa riflettere. Vorrei partire da una domanda: quale inquietudine mantiene viva nella nostra vita l’invito del Papa “a cercare sempre, senza sosta, il bene dell’altro, della persona amata, con quell’intensità che porta anche alle lacrime”?

L’inquietudine dell’amore spinge sempre ad andare incontro all’altro, ad ascoltare il grido del povero e a soccorrerlo, senza aspettare che sia l’altro a manifestare il suo bisogno. Sono in gran parte donne le persone più povere, e sono donne coloro che hanno scelto di dedicare la loro vita a chi ha poco o nulla, a chi è diseredato, emarginato ed escluso. Suore, laiche, missionarie che hanno assunto, seguendo il Vangelo, il più faticoso dei compiti.

La storia dei ‘comedores’

È la storia, tutta al femminile, quella delle religiose che hanno costruito le ‘comedores’, le mense popolari di Villa el Salvador, nella periferia sud di Lima (Perù). Una storia di resistenza e fratellanza, di emancipazione e lotta alla fame, di coraggio e inventiva. Villa el Salvador era un luogo infernale, progettato a tavolino nel 1971 per liberare alcuni terreni dall’occupazione abusiva dei più poveri tra i poveri, a vantaggio di un pugno di ricchi. Dopo un’opposizione dura e dolorosa, migliaia di persone vengono trasferite nel deserto, in un ammasso di baracche, dove l’acqua arriva solo una volta a settimana. La solidarietà è la prima arma contro la miseria e la sua espressione più alta sono i ‘comedores’. Con un’efficienza sorprendente, madri, figlie, sorelle si organizzano in turni, prendono in gestione gli aiuti della Caritas e con piccoli contributi familiari, iniziative di beneficenza e molto ingegno, riescono a mettere su ogni giorno la colazione per i bambini e un pasto per tutti. Villa el Salvador, con tenacia e dignità, tira avanti fino al 1992 quando l’economia inizia molto lentamente a riprendersi e l’emergenza fame si attenua, anche se la miseria resta ancora oggi. I comedores diminuiscono, alcuni sono convertiti in ristorantini a menù fisso, dove per un sol e mezzo la proprietaria offre un pasto completo e un’accoglienza gioiosa. Nel frattempo, le donne artefici del destino della comunità per oltre un decennio, sono profondamente cambiate. Molte di loro sono in politica o continuano a lottare per un mondo più giusto.

La Tenda blu

È una donna, suora della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che ha iniziato la missione salesiana tra i poveri ad Adwa, offrendo istruzione, educazione e aiuti economici alle donne per ritrovare nel lavoro e nell’istruzione la dignità perduta. L’Etiopia, pur avendo sofferto anni di guerra, è incamminata verso la strada dello sviluppo e del progresso. La missione nasce da una vecchia tenda militare blu, sistemata a pochi passi dall’Eritrea, quindi in piena terra di tensioni. È “una speranza accesa nella vita degli ultimi”, l’unico centro stabile di riferimento per migliaia di persone, che si rivolgono alla “Kidane Mehret” nei momenti di emergenza, per consiglio, per aiuto, insomma per qualsiasi necessità. Oggi conta un complesso scolastico con 1500 studenti, laboratori di maglieria e sartoria, centri di promozione della donna e di aiuto alla famiglia, un dispensario e un ospedale in costruzione per rispondere all’emergenza sanitaria del territorio. La missione salesiana è cresciuta fino a diventare una cittadella che dà lavoro a 136 dipendenti, con un fatturato reinvestito interamente nell’educazione e nella formazione. Tra le serre dove si coltivano ortaggi per il fabbisogno della scuola, nelle stalle popolate da animali, nell’officina che provvede a tutta la complessa manutenzione di quello che è il più grande complesso scolastico del Paese, si respira bellezza, conoscenza e, soprattutto, amore.

La comunità Pane della Vita

L’organizzatrice della comunità Pane della Vita, in Polonia, è ancora una donna, la cui missione, è ‘vivere con i poveri’, senzatetto, malati, orfani e ragazze madri intorno a Cristo nell’Eucarestia. La prima casa per i senzatetto è nata nel 1989, per mezzo di un incontro con delle senzatetto, ragazze in cerca di soldi per studiare, disoccupate desiderose di lavorare. Oggi ai deboli si offre solo l’assistenzialismo. È molto difficile mettere una persona in condizione di poter autonomamente vivere dignitosamente e guadagnarsi il pane. Oggi Pane della Vita ha diverse case, laboratori e perfino un negozio online.

Non stupisce che siano le donne in prima fila accanto ai poveri, che siano loro a dispensare l’abbraccio misericordioso di Dio. Per amare i poveri e soccorrerli, per sconfiggere la miseria e dare dignità, bisogna vivere l’inquietudine dell’amore, riconoscere la gratuità di un amore che viene dall’esperienza materna: “Come le madri amano i figli più deboli, così la Chiesa delle donne cerca e predilige la vicinanza dei poveri”.

 

Gabriella Imperatore
gimperatore@cgfma.org

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