Il digitale come agente di cambiamento
La rivoluzione digitale sta operando una trasformazione radicale della società in tutti i settori dell’esistenza: sta cambiando il nostro modo di agire, pensare, vivere, lavorare, gestire e comunicare. La tecnologia è diventata ormai parte integrante di ogni aspetto della nostra vita e contribuisce a creare una nuova cultura e nuove modalità di vivere il rapporto con sé, con gli altri e con il mondo. Non si tratta di strumenti da usare, ma di un ambiente da abitare, cioè di un vero e proprio tessuto connettivo. A confermare questo fatto è stato l’arrivo della pandemia COVID-19. La condizione d’isolamento dovuta alle norme restrittive per contenere la diffusione del contagio, è senza dubbio qualcosa d’inedito. In questa emergenza si sono moltiplicate le iniziative che evidenziano, da una parte, la funzionalità delle tecnologie digitali e, dall’altra, la consistenza della vita digitale, fino al punto di affermare che essa non è qualcosa di diverso dalla vita quotidiana, ma è semplicemente la quotidianità vissuta con strumenti e regole diverse. Ci permette, infatti, di esercitare la nostra “cittadinanza digitale” (https://www.agendadigitale.eu/ cittadinanza-digitale/).
La frequentazione dell’ambiente digitale può influenzare quindi, la vita offline. In questo contesto, “essere digitali infatti significa impiegare tecnologie di ultima generazione per aumentare e non sostituire la capacità cognitiva, fisica e collaborativa degli esseri umani” (Trombetta S. Et al. 2015).
L’ambiente digitale: opportunità e rischi
Papa Francesco dice che “l’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale”. Questa affermazione è sufficiente per capire i benefici immensi dell’era digitale per l’umanità come lo si sperimenta in questo tempo di pandemia; allo stesso tempo permette di intuire i rischi che minacciano la persona. Di fronte a questa costatazione, ci si chiede come comportarsi. Rimanere offline non è un’opzione attendibile, perché sarebbe una scelta dell’esclusione sociale, culturale ed economica. Infatti, la rete è un ambiente ricco di stimoli in cui il soggetto allarga il campo dell’esperienza cognitiva, affettiva e socio-relazionale. Si tratta piuttosto di comprendere che la sicurezza in rete non dipende solo dalla tecnologia adottata, ma dalla capacità di discernimento per usarla in modo corretto (Quaderni Pearson Academy, 2017).
Per questo, è necessario conoscere i rischi per evitare le situazioni di disagio e di pericolo che l’ambiente digitale può comportare. Cyberbullismo, frodi, violazione della privacy e del copyright, adescamento, sexting, ecc. e spesso le divisioni sociali vengono replicate on-line e si rafforza sempre più il divario tra ricchi e poveri. Quindi è necessario essere competenti per prevenire i rischi e promuovere l’inclusione digitale in cui i servizi fondamentali vengono trasferiti on-line, favorendo la partecipazione alla vita sociale, soprattutto delle persone più vulnerabili (Conferenza dei Vescovi cattolici australiani 2019, Che sia reale).
Quali competenze per i cittadini digitali?
Secondo il quadro di riferimento Europeo del 2006, la competenza digitale è una delle 8 competenze chiave dell’apprendimento permanente. Sono necessarie per la realizzazione personale, la cittadinanza attiva, la coesione sociale e l’occupabilità in una società della conoscenza. Sono definite come una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini per comportarsi in modo giusto nella realtà. Quindi, il cittadino della società odierna, non può prescindere dal digitale. Alcuni studiosi affermano: «Non è il cittadino ad essere “digitale”, è il digitale che occupa una parte sempre più ampia della cittadinanza» (Rivista BRICKS anno 7, n.3).
La persona digitale è vista come colui che è abilitato a vivere la cittadinanza utilizzando in modo critico e responsabile la rete e tutti gli strumenti tecnologici a sua disposizione. Secondo il quadro di riferimento per le competenze digitali (DIGCOMP), il cittadino deve acquisire competenze che non riguardano solo l’uso degli strumenti, ma che rispondano ai bisogni tipici della società dell’informazione e comunicazione come il bisogno di essere informato, interagire, esprimersi, essere protetto, gestire situazioni critiche relative agli ambienti digitali (Ferrari-Troia, DIGCOMP p. 4).
Per raggiungere questo traguardo, la DIGCOMP ha delineato 5 aree in cui sono descritte 21 competenze digital:
- Informazione e data literacy, il primo passo dell’alfabetizzazione digitale, cioè la capacità di cercare, raccogliere e trattare le informazioni e di usarle in modo critico.
- Comunicazione e collaborazione, indispensabile per comunicare, condividere, collaborare attraverso strumenti digitali, interagire e partecipare alle community e alle reti online.
- Creazione di contenuti digitali per essere meno consumatori e più produttori rispettando i diritti di proprietà intellettuale e le licenze.
- Sicurezza per agire efficacemente a tutela della propria e altrui protezione personale.
- Problem solving per identificare i bisogni, prendere decisioni, risolvere problemi concettuali e tecnici mediante i mezzi digitali.
Questo quadro lascia percepire il lavoro impegnativo da realizzare per diventare onesti cittadini digitali. Occorre acquisire gradualmente queste competenze. Quindi, il processo non è automatico e non basta essere nativi digitali, occorre un percorso educativo mirato.
Educare alla cittadinanza digitale
Se il digitale permea tutti gli ambiti della vita, si può affermare che ogni educazione alla cittadinanza attiva richiede la dimensione digitale. Per questo, abitare l’ambiente digitale è un apprendimento che esige un opportuno accompagnamento a livello educativo.
L’educazione digitale implica una progettazione degli interventi finalizzati ad un uso positivo e consapevole dei social media che permetta di vivere, imparare, comunicare e partecipare alla vita sociale. Come ogni cittadino responsabile, i cittadini digitali devono avere un forte senso di appartenenza, impegnarsi e partecipare attivamente al progetto sociale, avere il diritto della sicurezza e della protezione per crescere e vivere la vita in modo libero e responsabile. Il percorso va progettato a partire dalle 5 aree, con le relative competenze da sviluppare, sulla base dei diversi livelli di apprendimento.
Se le nuove generazioni, immerse in questo ambiente digitale, vanno accompagnate, gli educatori sono chiamati alla formazione continua sulla tematica. Devono essere in grado di fare dei diversi luoghi educativi un laboratorio dove sono coinvolti adulti e ragazzi nella progettazione, sperimentazione e realizzazione di spazi altamente qualificati di apprendimento orientato alla cittadinanza digitale come asse trasversale della cittadinanza attiva e responsabile.
Julia Arciniegas – Martha Séïde
j.arciniegas@cgfma.org mseide@yahoo.com