Ci vuole un abbraccio!

Abbracciare è sporgersi verso l’altro, allargare le braccia per accogliere e farsi accogliere. È sentirsi in un legame di fraternità; sentirsi in cordata, sostenuti, anche quando si è soli. È gesto di reciprocità per eccellenza. È attraversare le distanze senza poterle mai azzerare, unirsi senza fondersi, per formare una comunione che non cancella le differenze, ma è più della somma di due unità. L’abbraccio moltiplica. È gesto di un’alleanza che trasforma dal di dentro (Giaccardi Chiara).

 Abbracciare un mondo che non ha confini, che esige attenzioni e cure comuni. Un mondo che bisogna abitare in stile sinodale, perché diventi sempre di più una “casa comune”, per tutti.

Non è un vestito esteriore la sinodalità. Ha un significato misterico, contenuto in quella piccola preposizione: syn, insieme, frutto e condizione della venuta dello Spirito Santo, che ama l’unità e la concordia. Sorge dal basso la sinodalità. Inizia dall’ascolto, dove ciascuno ha qualcosa da imparare dall’altro, nella volontà di mettersi in sintonia, di accogliersi reciprocamente. Traspare nel linguaggio e nel comportamento, nelle relazioni, nelle scelte, nel modo ordinario di vivere. È generativa la sinodalità. Avvicina la realtà nella disponibilità ad apprendere e coinvolgersi.

Ci vuole il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati a promuovere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà, a dare forma a nuovi stili di cooperazione e di governance, per abbracciare il Pianeta e i popoli tutti.

Contemplare è regalarsi tempo per far silenzio, per pregare, così che nell’anima torni l’armonia. Bisogna guardare negli occhi chi abbiamo accanto e il creato che ci è stato donato (Papa Francesco)

Abbracciamo la Terra

L’incuria del creato e le ingiustizie sociali si influenzano a vicenda e, quindi, è lecito dire che “non c’è ecologia senza equità e non c’è equità senza ecologia” (Papa Francesco all’incontro con le Comunità Laudato si’, Città del Vaticano 12 settembre 2020).

Nel creato tutto è in relazione, tutto è connesso ed è compito di tutti salvaguardare la casa comune, affrontando alla radice le cause degli sconvolgimenti in atto e guardare lontano, “lavorare oggi per il domani di tutti”, per i giovani e i poveri. Bisogna ammirare e contemplare la natura. Operare scelte che coniughino progresso ed equità, sviluppo e sostenibilità per tutti, perché nessuno sia privato della terra che abita, dell’aria buona che respira, dell’acqua che ha diritto di bere e del cibo che ha il diritto di mangiare. Occorre “lavorare come e da fratelli” per costruire una fraternità universale.

Quest’anno, la pandemia COVID-19, ha rivelato quanto sia profondamente interconnesso il mondo. Ci si è resi conto più che mai che non si è isolati gli uni dagli altri e che le condizioni per la salute e il benessere umano sono fragili. Gli impatti della pandemia sollecitano a prendere sul serio la necessità di una vigilanza e di condizioni di vita sostenibile in tutta la Terra.

 Il bene comune richiede la partecipazione di tutti. Se ognuno ci mette del suo, e se nessuno viene lasciato fuori, potremo rigenerare relazioni buone a livello comunitario, nazionale, internazionale e anche in armonia con l’ambiente (Tweet di Papa Francesco)

Tempo del Creato

I cristiani di tutto il mondo celebrano il 1° settembre come Giorno del Creato. Il Tempo del Creato risale alle radici della fede cristiana. La creazione è un dono di Dio per l’umanità e per tutti gli esseri viventi, è quindi responsabilità di tutti custodirla, come buoni e affidabili amministratori e come fedeli servitori di Dio. “Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti” (Sal 24, 1).

Papa Francesco, nell’Enciclica Laudato Si’, sottolinea che “la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale”. Allo stesso tempo, fa un forte appello “a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del Pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.

Juergen Moltmann, Teologo contemporaneo, dice che “oggi l’avversario teologico è il nichilismo praticato nei nostri rapporti con la natura” e chiede “un discernimento su Dio che è presente nella creazione attraverso il suo Spirito Santo”, un discernimento che “può portare gli uomini e le donne alla riconciliazione e alla pace con la natura”.

La celebrazione del Tempo del Creato ha una dimensione ecumenica significativa. Celebrare questi giorni come Giubileo per la Terra sottolinea il bisogno di un equilibrio giusto e sostenibile tra realtà sociali, economiche ed ecologiche. L’insegnamento del giubileo biblico indica la necessità di riequilibrare i sistemi di vita, afferma la necessità di uguaglianza, giustizia e sostenibilità, di una voce profetica in difesa della casa comune.

Il punto è, perciò, passare all’incontro con l’altro da cui nascono i pensieri che tessono il ricamo di un’esistenza. Forse questo tempo sarà un apprendistato. Servirà per imparare di nuovo ad abbracciare la Terra: dimenticata, violentata, sfruttata. E solo quando si potrà abbracciare la Terra, ubbidirle, si potranno abbracciare i fratelli. 

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Gabriella Imperatore 
gimperatore@cgfma.org

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