“Comunità” e “bene comune” sono le parole-chiave per promuovere il cambiamento, l’amore per i diritti umani, la democrazia e la cultura. I giovani cercano un mondo più giusto. Vogliono salvare la Terra dal cambiamento climatico. Sognano un futuro migliore.
Bisogna ricostruire i legami generando dialogo e confronto, partecipazione e collegialità. Il cambiamento è possibile, perché tante piccole gocce fanno un oceano.
Un patto educativo globale
Grandi cambiamenti caratterizzano la società sul piano economico, politico, relazionale, valoriale. La società oggi chiede al sistema educativo/formativo di pensare nuovi paradigmi in grado di affrontare la post-modernità. Famiglia, scuola, società, Chiesa, comunità investono energie e risorse per favorire l’amore per la cultura, per fare spazio a nuove capacità relazionali, e ad un nuovo modo di interpretare la persona. Non un individuo, ma una “comunità”, La persona, infatti, si realizza solo nel rapporto con gli altri all’interno del mondo unito.
È questa la risposta alla povertà educativa contemporanea: un Patto Educativo Globale, lanciato da Papa Francesco. Rivolgendosi a tutti gli uomini e alle donne che hanno a cuore il bene comune, di tutte le culture e di tutte le professioni, ha proposto «un incontro per ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione. Il 15 ottobre 2020, infatti, Organismi Internazionali, Istituzioni, mondo accademico, politico, economico e culturale, si radunano a Roma per sottoscrivere il , con lo scopo di generare un cambiamento di mentalità a livello planetario attraverso l’educazione.
“Per educare un bambino serve un intero villaggio”. Ma dobbiamo costruirlo questo villaggio come condizione per educare (Papa Francesco).
Il villaggio che educa
Educare oggi fa pensare ai tempi passati, in cui l’educazione appariva un processo più chiaro e naturale, in una società in cui ruoli e compiti sembravano più definiti e per alcuni aspetti, più nitidi. Pare ci si trovi dinanzi a difficoltà ed ostacoli, maggiori rispetto al passato, nel trasmettere valori, norme, tradizioni, in una società di legami deboli, ritmi serrati che lasciano, a volte, pochi momenti da dedicare alle relazioni.
Si volge lo sguardo indietro, all’esperienze vissute insieme non solo tra genitori, tra le famiglie, tra gli adulti che abitavano uno stesso contesto, città, ambiente educativo, strade, spazi pubblici, quartieri, vicinato dove tutti si sentivano responsabili rispetto ad una funzione educativa verso i piccoli, in un rapporto di reciproco aiuto.
Si sente il bisogno di ritrovarsi per formarsi, confrontarsi, per uscire dall’isolamento e creare spazi in cui sentirsi liberi di esprimere propri vissuti e con-dividere le nuove sfide e complessità della generatività, genitorialità, del rapporto scuola-famiglia. “Le madri, i padri, i nonni e la famiglia nel suo insieme, nel suo ruolo educativo primario, hanno bisogno di aiuto per comprendere, nel nuovo contesto globale, l’importanza di questo stadio iniziale della vita ed essere preparati ad agire di conseguenza. I docenti, in quanto artigiani delle future generazioni, vanno sostenuti e incoraggiati nel loro impegnativo ruolo educativo”.
Un proverbio africano dice che per educare un bambino serve un intero villaggio. Però bisogna costruirlo, questo villaggio, come condizione per educare dice Papa Francesco nel suo messaggio, sulla scia dell’Enciclica Laudato sì, per collaborare tutti insieme a custodire la casa comune. Bisogna unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna.
Genitori, docenti, studenti, società con le sue istituzioni, tutti sono chiamati a collaborare nel villaggio dell’educazione. E dal villaggio bisogna uscire ben formati per affrontare con coraggio le sfide ancora più grandi del mondo e costruire il bene comune.
“Educare i giovani alla fraternità, per imparare a superare divisioni e conflitti, promuovere accoglienza, giustizia e pace” (Papa Francesco).
Patto educativo ed ecologia
Qual è il rapporto tra ecologia ed educazione? La questione ecologica, perché intrinsecamente relazionale – e quindi educativa –, «impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati» (Laudato sì n. 139).
La ricerca di un rinnovamento dell’impegno educativo dell’interiorità e dell’identità, sempre più provocate dal mondo globalizzato e digitale, domanda che non si spezzi il legame con il più ampio orizzonte sociale, culturale e ambientale nel quale essa si inserisce. Essere umano e natura devono essere pensati nella loro interdipendenza, poiché la carenza di cura dell’interiorità si riflette in una carenza di cura dell’esteriorità e viceversa.
Le popolazioni indigene, le popolazioni resilienti sul territorio ed alcune istituzioni di tutela della natura, sono alcuni degli esempi dai quali imparare. Essi sono coloro che, attraverso il tempo, sono riuscite a preservare la diversità della natura e la diversità degli stili di vita, rispettandone gli equilibri ma anche il suo ruolo di produttrice di ricchezze, limitando il prelievo allo stretto necessario.
«Il nostro corpo è il nostro territorio; il nostro ventre è il nostro tempio; le nostre vene sono i nostri fiumi». Da questo “ascolto” del grido della terra e dell’uomo, è nato un programma educativo per la riforestazione dell’Amazzonia, attraverso la sensibilizzazione e l’educazione di giovani e ragazzi. Promosso da Scholas, circa 450.000 scuole hanno aderito al progetto di contribuire alla riforestazione amazzonica piantando 10 alberi, e avviando una didattica che coinvolge gli studenti in attività dirette alla ricostruzione di un adeguato rapporto tra l’umanità e la Biosfera, sull’esempio delle popolazioni originarie dell’Amazzonia e con attività di formazione e condivisione tra le scuole (scambi tra studenti, docenti ed esperti) a carattere inclusivo.
Per generare cambiamento è necessario un cammino educativo e la costituzione di un villaggio dell’educazione, in cui formare persone disponibili a mettersi al servizio della comunità. Ricevere e donare sostegno contribuendo a creare quel clima fondamentale per costruire reti educative e collaborative.
Scholas Occurrentes Papa Francesco – allora Arcivescovo della città – ha sognato Scholas come la possibilità di dare una risposta concreta alla chiamata di questo tempo, conferendole il compito di educare sull’apertura verso gli altri, sull’ascolto per mettere insieme i pezzi di un mondo frammentato e privo di senso, per iniziare a creare una nuova cultura: la Cultura dell’Incontro. |
Gabriella Imperatore, FMA
gimperatore@cgfma.org