Il tempo della Pandemia di Covid-19 ha messo a nudo il sistema economico attuale. Scegliere il lockdown e salvare vite umane o proseguire come prima mettendo a rischio la vita delle persone? Siamo di fronte a un sistema che è chiamato a rigenerarsi. «Andiamo ad Assisi e stringiamo un patto» aveva scritto Papa Francesco affidando ai giovani economisti e imprenditori del mondo il compito di ri–animare l’economia di oggi e di domani. Per formulare una promessa bisogna fermarsi, conoscersi, mettersi in discussione e pensare insieme. Circa 3000 giovani da 115 paesi di tutto il mondo hanno risposto all’appello di Papa Francesco. Ecco le storie di alcuni di questi giovani.
Fare ricerca, fare impresa. Keisuke Shimakage è un giovane imprenditore giapponese. Nel 2014 ha fondato un’azienda Oton Glass che realizza occhiali “intelligenti” per persone non vedenti e ipovedenti, dislessiche o con patologie significative che impediscono una corretta lettura dei messaggi. Questi occhiali permettono di convertire immagini di testi scritti in suoni attraverso cloud computing. L’aspetto è simile a quello di occhiali tradizionali, ma in realtà integrano due fotocamere e un auricolare. Tutto questo «perché – dice Keisuke – nella nostra società nessuno deve essere lasciato indietro».
Charl Reyneke vive a Stellenbosch, una città del Sud Africa a 50 km da Città del Capo. Nel 2017 ha creato una start–up, Heartflow, che si occupa di senzatetto e mendicanti, per superare le diseguaglianze economiche e sociali. Racconta Charl: «Tante volte ho incontrato persone emarginate, abbandonate. Non volevo essere complice. Sono arrivato al punto che se vedevo un senzatetto da lontano, cambiavo strada pur di evitarlo. Poi è stato più forte il desiderio di aiutare quelle stesse persone che stavo cercando di evitare. Una coperta, un pasto, un letto in un rifugio notturno. In fondo avevano bisogno di questo, per cominciare una nuova vita. Ho fondato Heartflow per offrire alle persone un’alternativa all’elemosina per aiutare i mendicanti, attraverso un sistema di coupon. I cittadini che vogliono rendere un aiuto concreto e diretto possono acquistare un coupon nei negozi locali e offrirli ai senzatetto che poi beneficiano dei diversi servizi forniti dalle organizzazioni partner»
Anna Maria Geogy, giovane architetto, ha scelto di insegnare in India. Collabora con la ONG Teach for All, un movimento globale di organizzazioni indipendenti impegnate per aumentare le opportunità educative in oltre 40 Paesi più poveri del mondo. Oggi più che mai la diseguaglianza di accesso alla scuola e all’educazione nei Paesi più poveri condiziona il futuro di intere generazioni. In un mondo sempre più disuguale sono le nuove generazioni a pagare il prezzo più alto in termini di opportunità, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. La disuguaglianza dell’educazione di cui sono vittime oggi milioni di bambini e bambine in tutto il mondo, dipende in tanti casi, dalla ricchezza della famiglia di appartenenza e dalla mancanza di investimenti in educazione da parte delle Istituzioni. Anna Maria, (1994), architetto di formazione, insegna in una scuola di Bangalore, a ragazze tra gli 11 e i 12 anni e studia la dimensione delle diseguaglianze in ambito educativo. Oltre che con gli studenti, lavora anche con gli insegnanti, con il personale amministrativo e con i genitori, perché la radice della crisi dell’istruzione è anche la mancanza di leadership, a più livelli. Gli insegnanti da soli non possono affrontare questa sfida; abbiamo anche bisogno di dirigenti scolastici motivati per supportare gli insegnanti, genitori informati che si lascino coinvolgere nel processo di insegnamento- apprendimento, istituzioni e politiche lungimiranti, capaci di creare un contesto a sostegno di presidi e insegnanti, leader della società civile impegnati per responsabilizzare le parti interessate e imprenditori capaci di investire le risorse necessarie per supportare il sistema scolastico. «Rispetto, grinta, lavoro di squadra. I ragazzi hanno bisogno di sentirsi apprezzati e di imparare a valorizzarsi l’un l’altro. Di sentire che ce la possono fare».
Gabriella Imperatore, FMA
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