Sinodalità: sfida impegnativa

27 marzo 2020. L’indelebile immagine di Papa Francesco nella deserta e grigia piazza San Pietro in tempo di pandemia è ancora viva nel cuore di credenti e non credenti, è diventata il simbolo di un’umanità in cammino, consapevole del forte legame che unisce tutti gli esseri umani. “Siamo tutti nella stessa barca”, spesso avvolti dal grigiore della solitudine e dal gelo dell’indifferenza.

Il Papa, raccogliendo il grido silenzioso dell’umanità, ha saputo risvegliare la speranza, l’inizio di un nuovo cammino, la rinnovata consapevolezza di essere “tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”, a riscoprire il fascino del navigare intrecciando legami di solidarietà, armonizzando le differenze, puntando lo sguardo verso grandi orizzonti. È questa la sinodalità, un termine che la Chiesa da un po’ di tempo ha portato alla ribalta con l’intento di riscoprirne il senso profondo, di riappropriarsi di uno stile di vita costitutivo del popolo di Dio e di risvegliare il fascino del camminare insieme, indispensabile per un reale rinnovamento nelle comunità.

Camminare insieme non è automatico, non è scontato, non è solo desiderio, è un continuo e paziente apprendimento di un’arte che ci permette di sincronizzare i nostri passi, di armonizzare le differenze, di aprirci alla creatività dello Spirito che orienta il nostro sguardo verso grandi orizzonti.  È un procedere dinamico, costruito con l’apporto di tutti, anche dei più piccoli ed emarginati che ci riportano continuamente sulle vie di Dio. Sì, perché il cammino sinodale non si irrigidisce in percorsi preconfezionati, rigorosamente progettati, ma si definisce andando, si snoda nel tempo attraverso l’ascolto, il confronto, il discernimento, la fiducia reciproca da rinnovare ogni giorno.
La sinodalità è autentica quando diventa stile di vita, quando non è solo frutto di riflessioni condivise in adunanze indubbiamente necessarie, ma è riflessione spicciola che si traduce in scelte concrete nella quotidianità, luogo dove matura il linguaggio della comunione e della fraternità.

È questa l’esperienza vissuta al Capitolo Generale XXIV, dove lo Spirito ha suggerito profonde riflessioni, ci ha permesso di delineare il cammino da percorrere nei prossimi anni, e soprattutto ha creato il bel clima di reale condivisione della Parola che tocca la vita, di incontro quotidiano e profondo con il Signore che ci ha unite in fraternità, fondamento della comunione tra noi. Il tempo cancellerà i contenuti approfonditi, ma non potrà scalfire un’esperienza significativa impressa nel cuore, che ci porta a credere fermamente che, nonostante i limiti e l’inevitabile fatica, la comunione con Dio e con gli altri è possibile, anche nei momenti in cui la nostra resilienza è messa alla prova.

Affidiamoci a Maria, infaticabile compagna di viaggio e andiamo avanti con speranza, quanto mai necessaria nel momento storico che stiamo attraversando, con la certezza che il Signore è sempre presente sulla nostra barca e ci incoraggia a non abbandonare i remi, ma a sincronizzare le nostre energie per prendere il largo nel mare immenso della pienezza di vita.

 

Maria Ausilia De Siena, FMA
ausilia@cgfma.org

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