La conversione e la creatività sono due snodi pedagogici rilevanti e profondamente collegati. Papa Francesco, nel sesto capitolo dell’enciclica Laudato si’, delinea l’urgenza di una profonda conversione ecologica personale e comunitaria che affondi le proprie radici nella ricchezza della spiritualità cristiana. La crisi ecologica stessa viene vista come «un appello ad una profonda conversione interiore» (LS 217).
Il bisogno di conversione risulta imprescindibile nel momento storico attuale segnato da forti tensioni e rapidissime trasformazioni. A questo proposito il pontefice nel novembre del 2015 aveva già interpretato il momento contemporaneo non solo come «un’epoca di cambiamento» quanto più come «un cambiamento d’epoca», ancora più difficile da comprendere poiché noi tutti ci troviamo ad essere immersi e, contemporaneamente, ad interpretare dall’interno dinamiche nuove.
Dal punto di vista pedagogico, come ha sottolineato efficacemente Alonso: «la conversione si situa all’inizio del processo educativo1», di più, è una condizione necessaria perché esso possa realmente cominciare.
Nella teoria pedagogica, infatti, il bisogno educativo è definito come un’esigenza soggettiva di cambiamento che si situa tra una situazione reale di partenza, in cui si rileva una mancanza oggettiva in riferimento alle norme e convenzioni sociali, e una situazione d’arrivo desiderata, caratterizzata da valori di riferimento. Compito dell’educatore è quindi quello di accompagnare gli educandi nel viaggio in questo vuoto, in un cammino di trasformazione profonda (Pellerey 2011). Nello spazio tra la condizione concreta e quella desiderata si pone la necessità della conversione. Nella LS viene specificata la natura ecologica della conversione in risposta all’attuale bisogno di educare ad un nuovo modo di rapportarsi alla casa comune e di relazionarsi con gli altri uomini e le altre donne che ci si trova accanto.
Una duplice dimensione: personale e comunitaria
La conversione ecologica a cui allude papa Francesco ha una duplice dimensione: una chiamata personale alla trasformazione del cuore e una comunitaria perché l’intero sistema educativo possa integrare sempre di più un cammino di ecologia integrale. Sottolinea, infatti: «la conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria» (LS 219).
A livello personale quindi ciascun educatore è chiamato a progettare e dare vita a processi educativi in cui gli studenti possano sperimentare i limiti e le fragilità proprie di ciascun essere umano in quanto tale. Per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere significativo creare l’opportunità di fare conoscere realmente agli allievi situazioni di vulnerabilità e ingiustizia sociale, povertà e degrado ambientale, affinché possa nascere spontaneamente in loro il desiderio di iniziare processi di cambiamento e dare il proprio contributo ad un mondo migliore. Quanto più la relazione educativa sarà autentica, tanto più gli alunni emergeranno realmente per quello che sono. Al termine di tali processi «l’educatore sarà quindi chiamato ad accompagnare i suoi alunni ad assumere con umiltà i limiti della condizione umana così come le grandi potenzialità in cui si può sviluppare2».
Per raggiungere cambiamenti duraturi nel tempo non è sufficiente una conversione delle singole persone ma è essenziale attivare percorsi comunitari che mettano insieme le forze al servizio del bene comune. Risulta quindi immediatamente evidente quanto l’istituzione scolastica e universitaria possa rivestire un ruolo da protagonista in questa spinta al cambiamento.
La conversione ecologica auspicata da Francesco provoca alcuni atteggiamenti che insieme collaborano al cambiamento del singolo e della comunità. Innanzitutto, una profonda gratitudine e gratuità, che scaturiscono dal riconoscere la terra e gli altri come doni di Dio. Accanto a questi, la consapevolezza di non vivere in solitudine ma di essere inevitabilmente uniti alle altre creature. Inoltre «la conversione ecologica conduce (ciascun credente) a sviluppare la sua creatività e il suo entusiasmo, al fine di risolvere i drammi del mondo» (LS 220).
Lo sguardo creativo
Uno dei frutti principali di un cammino di trasformazione profonda è anche la capacità di sviluppare uno sguardo creativo sulla realtà e sui problemi, vecchi e nuovi, che circondano l’umanità.
In ambito educativo la creatività è uno strumento essenziale. Chi educa è chiamato a utilizzare questa capacità nell’ideare e portare a termine percorsi educativi coltivando a sua volta questo talento nei propri studenti. Robinson, educatore e scrittore britannico afferma: «dovremmo occuparci di creatività con lo stesso impegno con cui trattiamo l’alfabetizzazione3».
La creatività, infatti, è una capacità indispensabile per rafforzare il pensiero critico ed esplorare cammini ancora poco battuti. Il desiderio di rinnovare l’umanità e il mondo che pervade ogni pagina della LS passa quindi per la possibilità di guardare creativamente la situazione attuale.
In un recente contributo, Lucía Buj Vicente e Laura Menèndez Monzonís reinterpretano lo schema metodologico della LS alla luce di un approccio pedagogico che mette al centro la creatività.
In accordo con questa stimolante prospettiva, il noto schema vedere-giudicare-agire, viene compreso alla luce della proposta del pontefice di mettere in pratica una pedagogia che pone al centro il pensiero creativo4.
Per guardare la realtà in modo innovativo e interrompere i pensieri che sempre uguali popolano le nostre menti, è vantaggioso coltivare un nuovo modo di avvicinarsi al reale fondato sulla contemplazione e sullo stupore.
Questi due atteggiamenti infatti accendono la creatività, prendendo le distanze da un paradigma esclusivamente utilitarista e tecnocratico. Valorizzare lo stupore che nasce dalla contemplazione di ciò che ci circonda apre l’essere umano a nuove possibilità che valorizzano la bellezza e il valore di ciò che viene visto ogni giorno ma troppo spesso ignorato. I processi di apprendimento guidati dallo stupore saranno dunque esperienze di continua scoperta, che sfidano l’intelligenza e stimolano la curiosità, intercettando contemporaneamente la dimensione cognitiva ed emozionale degli educandi.
Una pedagogia che mette al centro la creatività stimola la creazione e rigenerazione, piuttosto che la ripetizione, per fare fronte in modo efficace al cambiamento che le circostanze attuali ci impongono. In definitiva, il cambiamento desiderato da Francesco anche nell’educazione, invita alla riflessione profonda per accettare il rischio di porsi domande complesse a cui non è possibile rispondere in modo univoco, avendo come riferimento l’orizzonte più ampio di uno sviluppo umano secondo i tratti fondamentali dell’ecologia integrale e dell’antropologia della cura.
In questa prospettiva che pone conversione e creatività come principi guida per l’educazione è possibile leggere anche alcuni recenti documenti di importanti organismi internazionali impegnati nel rinnovare l’ambito educativo.
Dal 2012 l’ONU ha investito molte risorse per dare un impulso trasformativo all’educazione. Prima con l’iniziativa Global Education First Initiative (GEFI) che annovera tra le priorità quella di migliorare la qualità dell’apprendimento e promuovere un’educazione alla cittadinanza universale attraverso un approccio educativo che mette al centro l’interezza della persona ed è fondato sulla dimensione cognitiva, emozionale e comportamentale.
Nel 2014 poi è stato lanciato il Global Action Programme on Education for Sustainable Development in cui si ribadisce specificamente la necessità di un’educazione non solo trasmissiva di informazioni ma sempre più in grado di insegnare ai ragazzi come svolgere un ruolo attivo e critico nella società per collaborare nella creazione di un mondo più giusto, solidale e sostenibile. Questi sono solo alcuni esempi del tentativo di rinnovare l’educazione seguendo una pedagogia integrale che raggiunga l’obiettivo di coniugare diversi aspetti educativi nei contenuti delle varie discipline, nelle competenze attese e nei processi di apprendimento. Potenziare la creatività può rivelarsi una strategia vincente per raggiungere questi risultati.
Sotto Attacco
Chi difende i territori dallo sfruttamento indiscriminato è nel mirino di chi proprio dallo sfruttamento della terra e dei suoi tesori trae le sue ricchezze. Da Nord a Sud, da Est a Ovest, ovunque nel mondo, ambiente, uomini e donne sono in pericolo.
Secondo la definizione elaborata dalle Nazioni Unite, difensore dei diritti umani e dell’ambiente è chiunque ne difenda i diritti tra cui quello costituzionale (cioè riconosciuto da stati sovrani) a vivere in un ambiente sano e pulito.
Molto spesso si tratta di membri di comunità indigene, piccoli produttori agricoli, pescatori, membri di associazioni ambientaliste, giornalisti, studenti e ricercatori. Le persone scomode, che osano alzare la voce, proteggere la propria comunità e le proprie terre sono le vittime designate della violenza che può culminare nella loro eliminazione.
È stato così per Paulina Gómez Palacio Escudero, amica del popolo indigeno Wixárika. Agricoltrice di 50 anni che si è opposta all’estrazione di metalli, attività che avrebbe inquinato le falde acquifere della terra. La stessa sorte in Messico è toccata al giovane studente di biologia e attivista della biodiversità Egui Roy Martínez Pérez e a Fidel Heras piccolo produttore di mais.
In Cambogia è stato assassinato l’attivista ambientale Chut Wutty, in Honduras Berta Caceres che si è opposta all’industria estrattiva e all’impunità che la caratterizza.