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Essere autorità generativa per lo sviluppo sostenibile delle persone e della comunità

Nel contesto di una ecologia integrale che sollecita nuovi modelli di sviluppo e di sostenibilità è interessante riflettere sul ruolo dell’autorità e, in particolare, su quale sia il modello di autorità più adeguato perché risponda alle istanze emergenti della contemporaneità e alle interpellanze della Chiesa auspicate da Papa Francesco.

Autorità e leadership ecclesiale

L’autorità e il suo stile di leadership nella Chiesa e nella vita consacrata è uno degli elementi costitutivi della loro organizzazione. Essa riveste un ruolo fondamentale per la loro vita e il loro sviluppo. Difatti, la capacità di creare un clima positivo e di fiducia fra le persone, di coinvolgere nella partecipazione a servizio di una missione comune, l’abilità a fare delle scelte strategiche a partire dai bisogni e dalle istanze formative sia delle persone che dell’istituzione, sono elementi decisivi per la qualità della vita e della missione.

Del resto, è anche vero che l’uscita dalla crisi che ha investito l’economia e l’intero sistema ecologico umano e ambientale – come sottolinea la Laudato sì – trova nella conversione ecologica, cioè nel cambio dei nostri paradigmi mentali, degli stili di vita e di relazione, una via privilegiata, ma ha bisogno di essere accompagnata, sostenuta e incoraggiata da quanti per la loro responsabilità autoritativa sono chiamati a divenire guide e facilitatori di tale processo virtuoso.

Essere un’autorità capace di attivare relazioni e processi attenti alle generazioni future, aperti alle esigenze della casa comune, capace di coinvolgere tutti nell’impegno della cura della salute, nella responsabilità verso la giustizia sociale, la promozione di beni comuni per uno sviluppo umano e ambientale sostenibile, rappresenta un nuovo modo per realizzare il servizio di animazione e di governo secondo un modello di sviluppo sostenibile, non solo per le singole persone che sono parte della comunità ma anche per le strutture, per la gestione delle risorse e per le altre realtà alle quali è connessa e in rete.

La leadership ecclesiale però non può essere paragonabile all’autorità esercitata in qualunque altra organizzazione o istituzione. L’origine e la finalità sono ben diverse: essa procede non da visioni politiche o economiche puramente organizzative o manageriali, ma è un dono dello Spirito, a servizio delle persone e della comunità, a tutela e sviluppo della missione e del carisma. Lo stile di conduzione e di coordinamento, è contrassegnato da atteggiamenti e modalità relazionali improntate al criterio della generatività, che apre orizzonti di senso e di vitalità, orienta al dono di sé e alla cura dell’umano, della natura, dell’ambiente, del mondo sociale. Ma l’efficacia di un’autorità generativa e del suo stile di leadership dipende dalla maturità spirituale e umana di chi la esercita, oltre che dalla compartecipazione responsabile della comunità.

Verso un’autorità declinata in forma nuova

Nel contesto attuale di crisi che ha investito la governance in ogni ambito dell’esercizio dell’autorità e dinanzi al senso di disistima del suo ruolo tradizionale, si è rafforzata la convinzione che l’autorità, se declinata in forma nuova, continua a essere una realtà imprescindibile della contemporaneità, specie in ambito educativo e formativo.

La crisi della figura simbolica dell’autorità e della funzione normativa di quanti costituiscono il riferimento relazionale ed educativo di ogni identità, fa pensare a un lento e progressivo dissolvimento dell’«auctoritas», cioè di tutti quei legami che, mentre ci legano, tuttavia ci permettono di crescere in autonomia, libertà e responsabilità. Autorità e libertà infatti da sempre sono un punto critico nel dibattito culturale e pedagogico. Considerando l’autorità come un’istanza che nega la libertà, che esercita un potere tale da ostacolare l’autonoma presa di posizione nel giudizio e nelle scelte, si dimentica che esiste una differenza tra autorità e autoritarismo e che la modalità più adeguata a favorire e accompagnare la crescita della persona è l’autorevolezza. Lo spazio privilegiato per l’esercizio di un’autorità generativa che non si trasformi in autoritarismo, né in permissivismo, è la relazione educativa, laddove l’autorità è la forza che sostiene, sospinge, indirizza e orienta, valorizza e fa crescere. Ciò dà conferma all’idea di quanto sia indiscutibile la presenza della relazione di autorità, una relazione sociale asimmetrica che nelle interazioni concrete è necessaria per avviare corretti processi di crescita delle persone e delle comunità.

Per guardare con realismo al servizio di autorità, però, è importante prestare attenzione allo stile di leadership perché sia veramente generativo, cioè realmente adatto a condurre e guidare le comunità in questa difficile transizione, evitando la frammentazione e lo smarrimento dei valori carismatici, del senso di appartenenza, di alcune fondamentali modalità di fare e di stare insieme, della vision e la mission evangelica e profetica dell’Istituto.

È una nuova prospettiva a cui bisogna ritornare con urgenza, riscoprendone il significato profondo e liberandola da incrostazioni e modelli del passato ma anche del presente, che risultano inadeguati ad affrontare le sfide della complessità del mondo attuale.

È divenuta e diventerà sempre più un nodo cruciale, un passaggio obbligato per far fronte al cambiamento e andare incontro al futuro. Si tratterà di ritrovare nuovi sensi e nuove ragioni, nuove occasioni e nuove forme per lo stare insieme, per progettare e realizzare progetti a breve e a lungo termine con lo slancio di chi si apre al futuro, ai bisogni dell’umanità e alle nuove istanze e sfide dell’evangelizzazione.

Autorità generativa e sviluppo sostenibile delle persone e della comunità

Il bisogno di un’autorità saggia e autorevole che sappia assumere un ruolo di responsabilità autoritativa, capace di mettersi in ascolto delle persone e della realtà, in grado di guidare e accompagnare persone e comunità ad attraversare la complessità e a gestire il cambiamento, invoca un nuovo profilo di leadership che sia caratterizzato da una matura generatività e che nello svolgimento del suo compito di coordinamento, orientamento e guida sappia capire il vortice del cambiamento e sia in grado di gestirlo, non con uno stile autoritario o autocentrato, ma nella consapevolezza che solo puntando sulla relazione, sulla cura delle persone, sull’ascolto attivo e sulla fiducia e valorizzazione delle persone potrà promuovere anche la qualità dell’istituzione e la fedeltà al carisma e alla missione della comunità nel suo insieme, anticipando e prefigurando il futuro.

Tale visione dell’autorità e del suo stile di leadership rappresenta una chiave di volta per la rigenerazione della società e anche della vita consacrata. Difatti, lo sguardo relazionale, come approccio e categoria capace di far incontrare persone e gruppi in interazione tra loro e con la comunità per generare legami di prossimità e collaborazione, superando il mero paradigma individualistico e/o prestazionale, costituisce l’antidoto al disagio generato dai tempi che viviamo. La relazionalità è il collante della società ed è la base della fratellanza, senza la quale non può esserci alcuna forma di giustizia, di sviluppo e di solidarietà. È quanto richiama il Papa nell’Enciclica Fratelli tutti, nel desiderio di far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità: «Nessuno può affrontare la vita in modo isolato. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Com’è importante sognare insieme! […] Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme» (n. 8).

Si comprende quanto sia importante imparare a declinare l’autorità, andando oltre alcuni modelli ‘consolidati’, specie quelli che si sono cristallizzati in forme e stili ormai inadeguati e anacronistici. La forma nuova, che poi è anche ‘antica’, si può accostare molto bene alla sinodalità, riproposta dal Papa per una Chiesa in cammino, dinamica e sempre in uscita, in un tempo di rapidi e vorticosi cambiamenti. Lo stile sinodale è lo stile di comunione che connota la comunità ecclesiale, animata dall’amore di Dio e da una relazionalità tipicamente trinitaria, che caratterizza la vita cristiana a ogni livello e in ogni contesto.

È necessario, allora, favorire il ripensamento dei modelli ‘tradizionali’ per ritrovare le coordinate che permettano di ritornare alle intuizioni e alle esperienze delle ‘origini’, alle radici evangeliche ed ecclesiali del servizio di autorità in uno stile sinodale e nella prospettiva della generatività. In questa linea, per individuare e creare nuovi profili di autorità è prioritaria la formazione.

Come contribuire a qualificare la formazione di quanti oggi sono chiamati al servizio di autorità nell’ottica della generatività? È un compito arduo che richiede coraggio, apertura e riflessività ponendosi in ascolto dello Spirito. Non è sufficiente insegnare e apprendere delle tecniche o implementare nelle persone comportamenti coerenti al ruolo di responsabilità richiesto. Occorre attivare processi di trasformazione interiore, di maturazione della persona e di crescita umana e spirituale, perché l’autorità si possa confrontare con nuovi parametri: apertura, inclusività, velocità, sostenibilità. Si richiede di promuovere un modello di sviluppo e di sostenibilità in sintonia con i valori evangelici e carismatici e col mondo che cambia: multiculturale e attento alla diversità. Essere un’autorità generativa significa essere pionieri della sostenibilità: un impegno che può divenire un contributo al bene del pianeta e al futuro delle nuove generazioni di giovani e di consacrati/e.

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