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Per uno stile di vita di sobrietà e mitezza: la povertà evangelica

«Non c’è futuro per chi non si preoccupa del bene comune»: così recita uno dei principi centrali dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. E Papa Francesco di fronte all’attuale crisi in cui versa la nostra casa comune, lancia alla Chiesa e al mondo la sfida dell’ecologia integrale e della conversione ecologica come impegno concreto per salvare e custodire la terra.

È l’intera umanità che è chiamata a mettersi in gioco per intraprendere in tempi rapidi un nuovo modello di sviluppo che riesca a coniugare insieme crescita economica, diritti sociali e tutela dell’ambiente. E ciò non solo per la sopravvivenza del pianeta ma anche per il futuro delle nuove generazioni perché possano superare la crisi della povertà sociale ed economica, sì da riuscire a realizzare ugualmente i loro sogni sviluppando nuove progettualità personali e professionali. Da qui l’interrogativo: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato […]. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. […] Pertanto, non basta più dire che dobbiamo preoccuparci per le future generazioni. Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi» (LS 160).

L’eliminazione della povertà, delle disuguaglianze di ogni tipo, la cura della salute per tutti, il lavoro dignitoso e la tutela dell’ambiente costituiscono degli obiettivi prioritari e urgenti per la costruzione di un futuro sostenibile. 

Interpellati a un cambiamento radicale e profondo

L’attualità e l’urgenza di queste istanze interpellano profondamente anche le nostre comunità che in comunione con tutta la Chiesa si sono incamminate con determinazione sulla strada della custodia e dello sviluppo sostenibile, per salvare il pianeta divenuto preda di un’economia impazzita e di un progresso che sta conducendo inesorabilmente all’autodistruzione, innanzitutto a motivo del riscaldamento climatico giunto ai massimi limiti di resistenza.L’urgenza di una conversione radicale, di un cambiamento di rotta ci pone dinanzi alla consapevolezza che non abbiamo molto tempo disponibile: ormai sembra già troppo tardi!A fronte della gravità della situazione, Francesco sollecita la Chiesa e l’umanità a promuovere «lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita» (LS 202). Ciò comporta lo sforzo di avviare con più determinazione e saggezza dei percorsi educativi e formativi che lentamente riusciranno a costruire una mentalità e contribuiranno a elaborare un nuovo modello di sviluppo, centrato sulla sostenibilità (sociale, ambientale, umana) e la partecipazione di tutti. «La crisi ecologica è un emergere o una manifestazione esterna della crisi etica, culturale e spirituale della modernità» (LS 119). Urge, perciò, mettere al centro della complessa questione ambientale un lavoro di educazione e di rieducazione dell’umano.La risposta ai problemi dell’ambiente richiede non delle soluzioni a fiato corto o riduttive, quasi una sorta di risposta emotiva alla crisi, ma una “coraggiosa rivoluzione culturale”, che coinvolga i rapporti dell’uomo con se stesso, con la natura, con la società e con Dio: «non possiamo illuderci di risanare la nostra relazione con la natura e l’ambiente senza risanare tutte le relazioni umane fondamentali» (LS 114). 

Il percorso ecologico di chi vive la sequela di Gesù

Come si pone la vita consacrata dinanzi a tale emergenza? Senza voler escludere altre modalità di impegno, è importante riflettere sulle sfide della formazione dinanzi al compito di avviare percorsi di educazione ecologica, non solo per i giovani ma per tutti i consacrati, chiamati a seguire Gesù mediante i consigli evangelici, in un momento storico e in un contesto che invoca con urgenza una vera educazione ecologica che porti allo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti, nuovi stili di vita e di relazioni. La direzione di questi cambiamenti e di tale conversione per noi si ritrova nel vivere in pienezza i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. I voti religiosi, infatti, considerati in chiave relazionale offrono la possibilità di un percorso ecologico che trova il suo punto di partenza in un cammino di libertà interiore, di unificazione personale e di maturazione delle motivazioni che alimentano la passione e la cura, la dedizione e il rispetto, la semplicità e la sobrietà di vita, la mitezza e la fraternità, la condivisione e la ricchezza di umanità.La pienezza dell’umano a cui conduce la professione dei consigli evangelici passa attraverso processi di progressiva liberazione e autenticazione che diventano segno tangibile di maturità umana e di ricchezza per la società che potrà disporre di uomini e donne portatori di saggezza, perché vivono serenamente in relazione con il mondo naturale e sanno formare altri a riprogettare tale relazione col creato nella direzione di un abitare con saggezza la terra, di saperla custodire con armonia.I processi di cambiamento che si attuano nel vivere i voti religiosi esigono cammini di purificazione e di conversione spirituale, mediante l’esercizio di un’ascesi che è sempre liberante. La libertà da tutti quegli impedimenti che rendono la persona schiava dell’orgoglio e del narcisismo autoreferenziale, condizionata nelle sue scelte da bisogni di possesso e di potere sulle cose e sulle persone, conduce all’armonia interiore e alla riconciliazione con se stessi, con gli altri, con Dio e con la natura. Ciò coincide con il cammino di conversione ecologica che non è solo individuale ma anche comunitario, offrendo così una testimonianza significativa a tutta l’umanità. Essa «comporta vari atteggiamenti che si coniugano per attivare una cura generosa e piena di tenerezza. [..] Implica gratitudine e gratuità, vale a dire un riconoscimento del mondo come dono ricevuto dall’amore del Padre, che provoca come conseguenza disposizioni gratuite di rinuncia e gesti generosi anche se nessuno li vede o li riconosce» (LS 220). 

Sobrietà e mitezza come stile di vita e di relazioni

Tra i consigli evangelici quello che più di tutti gli altri permette di percorrere sentieri di maturità ecologica è la povertà evangelica, che proprio in ragione del collegamento ai binomi potere/possesso, ricchezza/povertà, rappresenta l’ambito della vita consacrata che è maggiormente solidale con la storia, generando uno stile di vita e di relazioni improntato alla sobrietà e alla mitezza, alla condivisione e alla sostenibilità.La povertà evangelica libera dalla logica dell’avere, del possesso e del potere, orientando verso una dipendenza radicale e profonda da Dio, fonte di autentica libertà interiore. Dio diviene sempre più l’unica ricchezza: il resto è tutto relativo. Ne deriva un senso di distacco che non è frustrante ‘mancanza di’, ma beatitudine, gioia di condividere, perché niente ci appartiene e l’impegno per la liberazione dei poveri e degli oppressi ne è una logica conseguenza. La povertà evangelica, liberamente scelta e vissuta, sollecita a cambiare stili e abitudini di vita, contro ogni atteggiamento borghese, consumistico o strumentalizzante. Conduce a una sobrietà di vita che si alimenta di gratuità attingendo la sua sorgente nell’amore di Dio e che poi si fa condivisione e solidarietà con gli altri e con il mondo. L’esperienza del voto di povertà aiuta a superare lo spirito di dominio o possesso sulle cose e sulle persone e rende particolarmente libero il cuore dal desiderio di onnipotenza proprio del narcisismo che si annida sotto diverse forme in ogni azione o motivazione. Ne deriva una trasparenza interiore ed esteriore, il gusto della bellezza del creato e lo stupore contemplativo di fronte alle sue meraviglie, un forte senso di rispetto nell’uso delle risorse naturali e di responsabilità nei confronti delle future generazioni e di chi è sfortunato o emarginato da diverse forme di disagio e povertà.In conclusione, l’esperienza della sequela mediante la povertà evangelica percorre sentieri di maturità, generando autentici processi di liberazione: rende liberi da…, dall’avere e dai possessi, dal potere e dall’orgoglio, dall’amore egoistico e possessivo, dall’anarchia dei desideri, da ciò che a livello di bisogni, energie e risorse si presenta ambivalente o negativo. Per questo i voti religiosi, quando sono vissuti nel segno di un’esistenza libera perché liberata generano gioia ed entusiasmo, come profezia di una vita significativa. Prenderne sempre più consapevolezza è una sfida e un compito che richiede il coraggio di una svolta radicale. Uno stile di vita profetico e contemplativo, audace e operativo, sobrio e nello stesso tempo ricco e consistente è il cammino che Dio si aspetta da noi e l’impegno che la Chiesa sollecita e incoraggia con forza.

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