v. 19 La sera di quello stesso giorno… quando le porte del luogo dove si trovavano i discepoli erano chiuse per timore dei Giudei, Gesù si avvicinò, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». I discepoli sono rinchiusi: il Maestro non c’è più e il ricordo della sua passione alimenta l’incertezza. Ma Gesù ama i suoi e mantiene la sua promessa: «Non vi lascerò orfani, tornerò a voi» (Gv 14,18); lo dice anche a noi, anche nei giorni più bui. L’angoscia dei discepoli cambia radicalmente con il suo arrivo. Gesù entra anche se le porte sono chiuse, è in mezzo a loro e dona la sua pace: “Pace a voi“. Un saluto comune che ora assume un nuovo significato in quanto produce un cambiamento interiore, il superamento di ogni paura. Gesù stesso ha sofferto la violenza della persecuzione e ha acquistato sulla croce quella pace che ora può dare in dono: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace; non come la dà il mondo. Non sia turbato e sgomento il vostro cuore” (Gv 14,27). Anche oggi il Risorto entra nelle nostre case e nei nostri cuori, anche se a volte le porte sono chiuse. Entra donando pace, vita e speranza, doni necessari alla nostra rinascita umana e spirituale. Solo Lui può rimuovere quelle pietre che sigillano la morte: divisioni, rancori, invidie, diffidenza, indifferenza, violenza. Solo il Vivente può dare senso all’esistenza e far riprendere il cammino di chi è turbato e triste, di chi ha perso la pace e la speranza.
v. 20 Dicendo questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli furono felicissimi quando videro il Signore. Gesù mostra le sue piaghe, segni di ciò che è accaduto e che non sarà mai cancellato: la sua umanità gloriosa rimane “ferita”. Le ferite glorificate ora possono essere toccate, non fanno più male, diventano guarigione e liberazione. Questo gesto conferma la nuova realtà della risurrezione: il Cristo, ora in mezzo ai suoi, è una persona reale, lo stesso Gesù che tre giorni prima era stato inchiodato alla croce. Solo nell’incontro con Lui i discepoli colgono il senso salvifico della sua donazione pasquale. “Vedendolo“, la tristezza si dissipa e la paura lascia il posto alla gioia piena.
v. 21 “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Gesù dice una seconda volta: “Pace a voi”. Chiaramente, non è più solo un saluto. È il dono che il Risorto vuole fare ai suoi amici e, nello stesso tempo, è una parola d’ordine: questa pace acquisita da Cristo con il suo Sangue è per loro, ma anche per noi, da portare al mondo intero. Gesù risorto torna tra i discepoli per inviarli; ha compiuto la sua opera nel mondo, ora tocca a loro e a noi seminare il dono della fede nei cuori.
v. 22 … soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo». Gesù sa che c’è ancora molta paura nei discepoli. Per questo soffia su di loro e li rigenera nel suo Spirito; è il segno della Nuova Creazione, inizia un nuovo mondo. Con l’invio missionario si inaugura il cammino del Popolo della Nuova Alleanza nel mondo, un popolo che crede in Lui e nella sua salvezza, che testimonia la verità della risurrezione. Questa novità della Vita che non muore deve essere proclamata dappertutto; così le spine del peccato che feriscono il cuore dell’uomo lasciano il posto ai germogli della grazia, della presenza di Dio e del suo Amore, vincendo ogni male e la morte.
v. 23 I peccati saranno perdonati a coloro che voi perdonerete, e saranno trattenuti da coloro che li riterranno. Lo Spirito Santo è presente e vive nella comunità, siamo destinatari e donatori della sua azione. Il Risorto esercita il perdono attraverso i suoi discepoli, quelli di ieri e quelli di oggi. Grazie al dono dello Spirito, la comunità ha in sé il potere di accogliere e di perdonare. Approfittiamo di questo grande dono, accogliamolo e rendiamolo vivo con chi ci circonda. Sarà il nostro contributo responsabile alla pace dell’umanità, dal nostro piccolo ma significativo posto nel mondo.
Il dono del Risorto è la PACE, quell’ordine secondo il disegno originario di Dio sulla creazione, specialmente per ogni persona. La pace si annida nel profondo del cuore umano e alimenta il sogno e l’utopia di un mondo più giusto e fraterno, più umano, più degno di essere vissuto. Un mondo in pace non è un mondo senza conflitti, ma un mondo in cui tutti hanno un posto alla mensa festiva dell’incontro e possiedono l’integrità dei propri diritti, l’accesso alla terra, all’alloggio, al lavoro, al pane e alla giustizia sociale. Un mondo in cui il male è definitivamente sconfitto dalla potenza della grazia dello Spirito che fa nuove tutte le cose.
- Manuel Tenjo Cogollo – Doni del Risorto. Uniminuto Bogotà-Colombia. Commento a Gv 20,19-23. ↩︎