“Idee nobili ma campate per aria?”
Tiziano Terzani, giornalista e scrittore, deceduto nel 2004, presenta ancora oggi un messaggio più che mai attuale con il suo libro “Lettere contro la guerra”. Le sette epistole esortano tutti a cambiare prospettiva, a sforzarsi di “capire le ragioni degli altri”, a non alimentare le tragedie con l’odio, con la paura, ma con la comprensione e l’amore. Le lettere hanno la loro origine in un “giorno mancato”, il 10 settembre 2001: “l’ultimo giorno prima che la nostra fantasia in volo verso più amore, più fratellanza, più spirito, più gioia, venisse dirottata verso più odio, più discriminazione, più materia, più dolore. È la data precedente all’11 settembre 2001, giorno nel quale il mondo è cambiato e ci ha chiesto di cambiare “non facendo più finta che tutto è come prima, che possiamo continuare a vivere una vita normale”.
Le lettere sono un invito alla riflessione, all’apertura, alla comprensione, in nome della non violenza, del rispetto, contro la reazione a catena della vendetta, per creare “campi di comprensione”, non di battaglia. Da Kabul, Peshawar, Quetta, ma anche da Orsigna, Firenze, Delhi, dal suo rifugio sull’Himalaya, Terzani inizia un pellegrinaggio di pace tra Oriente ed Occidente nella persuasione che “non basta comprendere il dramma del mondo musulmano nel suo confronto con la modernità, il ruolo dell’Islam come ideologia antiglobalizzazione, la necessità da parte dell’Occidente di evitare una guerra di religione”, bisogna capire, convincersi, credere che l’unica via d’uscita possibile dall’odio, dalla discriminazione, dal dolore, è la non-violenza.
“Partiamo da noi, dal nostro modo di parlare,
di relazionarci, di mangiare, di pensare,
per cambiare il mondo”.
L’autore indica le cause politiche, economiche, religiose e culturali che sono alla base delle distruzioni di città e vite umane. Suggerisce di guardare al futuro e di scegliere una cultura di pace basata sull’onestà, non sull’utilità, per educare le nuove generazioni. Si potrebbero considerare gli scritti dell’autore come l’esile tentativo di un convinto pacifista che cerca di trovare una soluzione impraticabile alla pace. In realtà essi racchiudono una grande verità: “Ancor più che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi. Sono passioni come il desiderio, la paura, l’insicurezza, l’ingordigia, l’orgoglio, la vanità. Lentamente bisogna liberarcene. Dobbiamo cambiare atteggiamento. Cominciamo a prendere le decisioni che ci riguardano e riguardano gli altri sulla base di più moralità e meno interesse. È il momento di uscire allo scoperto…Il cammino è lungo e spesso ancora tutto da inventare. Ma preferiamo quello dell’abbrutimento che ci sta dinnanzi? O quello, più breve, della nostra estinzione?”. Terzani ci chiede di rallentare, di recuperare una dimensione di equilibrio con il pianeta che ci ospita, di non essere più indifferenti, di prenderci le nostre responsabilità cominciando dalle relazioni. Ci propone di fare un viaggio interiore. “Sono idee nobili, ma campate per aria?”, secondo l’autore non è così perché l’essere umano può tutto (se lo vuole) purché negli altri cerchi i punti di contatto (non solo quelli di attrito) dimentichi che l’interesse personale ed il guadagno non sono le ricchezze che appagano il cuore.
Siamo destinatari
L’invito fondamentale di Terzani è quello di andare al di là dei messaggi propagandistici per uscire dalle risposte precostituite e trovarle nei testimoni con i quali ci fa incontrare: Einstein, Freud, Gandhi, per accostarne il loro messaggio di pace. Sono facilmente rinvenibili molti “riferimenti esterni”: da figure storiche del passato a convenzioni internazionali, da giornalisti e scrittori contemporanei a medici e operatori umanitari che si impegnano per salvare vite umane laddove la guerra non lascia speranze.
“… mai come in questi anni siamo di fronte all’opportunità
di essere parte attiva del cambiamento
oppure di alimentare la distruzione”.
Fonti e spunti educativi che si possono utilizzare con l’atteggiamento che Terzani stesso indica: “Non cerco di convincere nessuno. Voglio solo far sentire una voce, dire un’altra parte di verità, aprire un dibattito perché tutti prendiamo coscienza, perché non si continui a pretendere che non è successo niente, a far finta di non sapere”. Le affermazioni dell’autore restano attualissime per l’odierna e molteplice crisi in corso, esortano a fermarci, a prendere coscienza della realtà per attuare scelte di pace che nessun altro può fare per noi. Delle lettere, delle loro parole di pace, siamo tutti destinatari.