In dialogo con il mondo.
Il Papa risponde

Bambini delle favelas brasiliane e donne delle pianure indiane, ragazzi del deserto iraniano e senzatetto americani, prostitute asiatiche e famiglie malgasce. Sono loro che hanno fatto giungere a Papa Francesco svariate domande sintetizzando quelle di tutto il mondo, rappresentati da quattro gruppi di “clochard” e precari dell’Associazione Lazare che anima e sviluppa coabitazioni solidali tra senzatetto e giovani attivisti in Francia (ma non solo).

I senzatetto a casa santa Marta

Il libro nasce dagli incontri di chi si è fatto portavoce dei poveri di 80 Paesi che hanno intervistato il Papa a casa Santa Marta, accompagnati da Pierre Durieux e Loïc Luisetto, rispettivamente segretario e direttore generale di Lazare. Gli ultimi del mondo, non solo cristiani, hanno posto al Papa domande sulla sua vita e il pontificato, sulla fede e sulla Chiesa, sulla pace e sulla guerra.

“Povertà e ingiustizia”, i temi più importanti e urgenti: “Com’è possibile vivere poveri nella società dei consumi? Che uso fa il Vaticano delle proprie ricchezze? Che cosa fa la Chiesa concretamente per combattere l’ingiustizia e la violenza nel mondo?” A tutte queste domande dirette ed urgenti, il Papa ha risposto con la schiettezza, semplicità e calore, fedele alle istanze di giustizia sociale. Uno scambio di idee fra uguali, unico e ricco di ispirazione.

È veramente il “Papa dei poveri”, commentano nella prefazione i quattro curatori che con gli ospiti di casa Santa Marta hanno cercato di “entrare nel cuore di quest’uomo, delle sue parole e delle sue azioni” e il modo migliore, scrivono, è “ascoltarlo parlare non della povertà ma con i più poveri. I mendicanti eravamo noi ma è stato lui a dirci grazie, e ha scelto di rinunciare ai suoi diritti d’autore devolvendoli alle associazioni che ci hanno aiutato a raccogliere le domande”. 

La domanda di Francesco

Luisetto, nell’intervista a VaticanNews, ricorda che fin dal primo incontro “Abbiamo visto che era felice di vedere la gente, di passare del tempo con noi e di rispondere alle domande dei nostri inquilini. Tra tutte le domande che abbiamo ricevuto, siamo stati molto colpiti nel vedere che alcune domande non erano affatto tali. Molte persone hanno detto: “Non ho niente da chiedere al Papa, ma volevo sapere se prega per me”. Un interrogativo che è emerso più spesso di quanto si potesse immaginare, una domanda insolita di un senzatetto americano, ex alcolista, è stata: “Ho solo una domanda da fare, cosa posso fare per aiutarla?” Francesco gli ha risposto: “Annuncia le meraviglie di Dio, rendi testimonianza”. Le risposte del Pontefice fanno affiorare la sua convinzione profonda espressa da lui stesso ai senzatetto: “Non siete scarti o falliti, ma un dono prezioso”, inoltre tracciano un iter per quanti mettono la loro vita a servizio dei più poveri, ai quali egli suggerisce di non sostituirsi loro: occorre accompagnarli perché siano in grado di trovare la forza di uscire dalla condizione difficile nella quale sono sprofondati poiché “in ogni situazione c’è un punto da cui si può ripartire, un sentiero sul quale compiere il primo passo che nessuno può fare al posto dell’altro, sarebbe paternalismo; il vero regalo, quello buono, sta nel tendergli la mano e camminare con lui, restando alle sue spalle”.

Le risposte di Papa Francesco fanno emergere una Chiesa diversa, testimone di un “Dio che non separa le persone, le accetta tutte per quelle che sono, non rifiuta l’ingresso a nessuno a causa del suo modo di essere, della sua condizione sociale o della sua identità sessuale, accetta tutti gli esseri umani perché è il Padre di tutti”. La relativa testimonianza, afferma Francesco, è “vivere con il Vangelo in mano e nel cuore” ma partendo da una domanda che egli rivolge ai senza fissa dimora: “voi che avete conosciuto la sofferenza della strada, cosa vi aspettate dalla Chiesa? Come potrebbe, lei per prima, mettersi all’ascolto dei poveri? Secondo voi, che avete provato l’umiliazione e l’abbandono, cosa devono sapere la Chiesa e la società di questa esperienza?”

La risposta è nel cuore di ciascuno. 

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