Guardando il mondo immerso nei conflitti è possibile sentirci schiacciati dal peso delle immagini, delle informazioni, delle speculazioni. La prima reazione a questa narrazione negativa del mondo potrebbe essere quella di chiuderci. La reazione costruttiva, però, è totalmente opposta: aprirsi. La pace richiede ascolto, ma che cosa viene dopo?
La risposta a questa domanda è a portata di mano, o meglio, di cuore, perché proprio noi siamo quella risposta. Quando si riesce ad andare oltre le proprie esigenze e notare che il bene dell’altro è altrettanto importante, quando ci rifiutiamo di rispondere al conflitto con la violenza e scegliamo il dialogo, ci avviciniamo alla pace. Il dialogo è la parola chiave nella costruzione della pace. Comincia con la propria apertura, richiede la pazienza e la disponibilità a rinunciare alla pretesa di avere tutta la verità in mano. Bisogna andare nella profondità delle motivazioni e accettare che un’altra persona può scegliere diversamente da noi. L’educazione a impegni condivisi che implicano l’incontro, diventa quindi la sfida educativa importante. Abbiamo bisogno di deciderci – insieme – per il bene e per questo il dialogo è la condizione indispensabile della pace.
Oliwia Byliniak, Mszczonów, Polonia, novizia FMA
È stato detto che la pace è un paradiso perduto nel nostro mondo. Con la tecnologia, siamo connessi più che mai. Tuttavia, abbiamo sperimentato conflitti più che mai. Credo che il dialogo sia un modo per costruire la pace nel mondo. Tutti abbiamo idee e credenze diverse, ma possiamo trovare il positivo nelle nostre differenze abbracciandole e rispettandole. Dovremmo concentrarci sull’obiettivo comune che abbiamo, evitare l’esclusione nel dialogo e avere un atteggiamento accogliente. Dobbiamo essere aperti e ascoltarci l’un l’altro piuttosto che spingere gli altri ad accettare con forza le nostre idee. Non dovremmo giudicare gli altri, piuttosto dobbiamo cercare di capirli e trattarli come vorremmo essere trattati. Dobbiamo essere pronti per far parte della soluzione e del processo che garantisce la pace. Ciò creerà autentica fiducia, armonia e amicizia nel mondo. Quindi saremo in grado di recuperare il nostro paradiso perduto che è la pace.
Dinkneh Temesgen Tadesse, Hossana, Etiopia
La pace ti lascio, la mia pace ti dono. Oggi ci troviamo immersi in un mondo in cui prevalgono sempre più discorsi di crudeltà, disumanizzazione e indifferenza verso la vita degli altri. L’abitudine all’individualismo ci allontana da chi ci circonda e ci fa credere che possiamo stare in pace lontano da ciò che ci disturba, ma cos’è la pace se non contempla la dignità e il benessere di ogni persona? Come possiamo raggiungere quella pace senza la pratica del rispetto e dell’ascolto? Condividere la buona notizia in questi tempi richiede che i cristiani si impegnino nella realtà in cui vivono. Guerra, fame, violenza e odio sono il prodotto di decisioni che ci allontanano quotidianamente dalla possibilità di vivere in una società dove regna la pace. Gesù, che ci ha lasciato la pace, che ci ha donato la sua pace, ci incoraggia ad aprire le porte e ad andare incontro a quel prossimo i cui diritti sono stati violati, ma anche a incontrare coloro che, con azioni o omissioni, hanno permesso che ciò accadesse. Il superamento collettivo dell’indifferenza può essere la chiave per trasformare la realtà in un orizzonte dove la pace non sia una parola estranea a nessuno.
Marisa Costa, Buenos Aires, Argentina
Perché il dialogo sia condizione della pace occorrono tre elementi: conoscenza, competenza, atteggiamento. Conoscere bene le informazioni, le prospettive, le cause, le conseguenze… come fondamento per avere la propria opinione nel dialogo. Avere delle competenze comunicative per presentare bene, chiaramente, farsi capire. E soprattutto bisogna avere atteggiamenti come il rispetto, l’ascolto, per cercare insieme la soluzione migliore per il bene comune.
Teresa Nguyễn Hoàng Ngọc Anh, Thủ Đức, Vietnam
Le parole hanno un potere enorme e, nei momenti di sconvolgimento o di crisi, possono avere un potere curativo. Ognuno può pensare a un momento in cui ha incontrato un ostacolo con un’altra persona; dialogare e arrivare ad un accordo hanno dato serenità, perché si sapeva che quel momento avrebbe aperto una nuova strada da percorrere, in cui entrambe le parti avrebbero lottato per stare bene. Pensiamo a quelle situazioni in cui da un dialogo dipendono molte persone: sono momenti in cui le parole non dovrebbero essere dette senza pensare all’altro e dovrebbero anche avere una connessione speciale tra la mente e il cuore, che aiuti a trovare uno spazio di dialogo sincero e sinergico, in cui ognuno cercherà il bene dell’altro, raggiungendo la tanto desiderata Pace.
Ingrid Yessica Guzmán Guevara, Santa Tecla, El Salvador
Numerose guerre hanno caratterizzato la nostra storia, spesso dovute a rancori che, non espressi diplomaticamente, hanno portato gli uomini a dar vita a veri e propri massacri. Già Dante Alighieri, nell’opera “De vulgari eloquentia”, ha presentato il dialogo come l’unico strumento che permette all’uomo, in quanto animale sociale, di comunicare con l’altro, creare un’unione e un legame. Il dialogo, quindi, rappresenta un’occasione unica per poter anche esprimere noi stessi agli altri e per poter creare rapporti pacifici e di fiducia nella nostra comunità. Non a caso, troviamo anche altre importanti figure che invitano la società a “sedersi ad un tavolo” per raggiungere una “pace eterna”, tra cui il filosofo Kant con l’opera “Per la pace perpetua” e il finanziere Jan de Bloch che, con le sue previsioni basate sull’astio, represso e nascosto, provato reciprocamente dai Paesi europei di inizio ‘900, anticipa l’avvenimento della Prima Guerra Mondiale.
Il dialogo è fondamentale per costruire un clima di pace e questo vale per le persone e, pensando più in grande, anche per interi Paesi. Grazie all’ONU, interi Paesi, tramite delle delegazioni, collaborano per arrivare a una soluzione comune in vari ambiti: per esempio per raggiungere l’obiettivo della pace in senso stretto o quello del cambiamento climatico. Ci saranno sempre dei Paesi che, cercando di mettere da parte le loro divergenze, faranno prevalere gli interessi della comunità in modo da mantenere una pace duratura su tutti i fronti. La nascita dell’Unione Europea è avvenuta proprio grazie al dialogo e all’accordo stipulato subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale tra i cosiddetti padri fondatori: Alcide de Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman: un italiano, un tedesco e un francese.
Leonardo Casati e Lorenzo Maggi, alunni Istituto Maria Ausiliatrice, Lecco, Italia