È importante considerare le possibilità pratiche che le tecnologie offrono affinché, sulla base della nostra etica, libertà e responsabilità, possiamo sforzarci di costruire immaginari sociali basati su una cultura di pace. Per immaginari sociali intendiamo gli schemi interpretativi della realtà che sono legittimati socialmente e si manifestano materialmente in discorsi, simboli, atteggiamenti, valutazioni emotive e conoscenze. Questi immaginari sono trasmessi da scuole, famiglie, istituzioni sociali e soprattutto dai media che, informando ed educando la popolazione alla pace e alla risoluzione dei conflitti, possono plasmare gli immaginari sociali in modo da valorizzare la coesistenza pacifica e la risoluzione armoniosa dei conflitti o, al contrario, incoraggiare e legittimare la risoluzione dei conflitti attraverso la violenza, l’aggressione o i discorsi di odio.
Di seguito sono riportate alcune pratiche che possono essere incoraggiate negli ambienti digitali e che possono contribuire a costruire la pace.
Trasformare i conflitti
La libertà umana, le differenze di prospettiva a seconda della posizione nella società, fanno sì che sorgano conflitti che si concretizzano in modi diversi. Tuttavia, questi conflitti spesso diventano invisibili e, quando appaiono, si manifestano già con gli atti di violenza che scatenano. Ad esempio, una popolazione che vive ai margini, senza il diritto a un lavoro dignitoso, alla sicurezza, alla salute e all’istruzione. Questa situazione di ingiustizia e conflitto diventa visibile solo quando la violenza colpisce altri gruppi sociali che, fino a quel momento, ignoravano o non volevano vedere la realtà a cui quella popolazione era esposta.
In questo modo, dare visibilità ai conflitti esistenti è un contributo importante che i media digitali possono dare. Esponendo questi conflitti, i media possono articolare e smuovere la società per risolvere e minimizzare queste situazioni. Oltre a evidenziare questi conflitti, possono promuovere rappresentazioni simboliche che incoraggino la pace e la collaborazione, evitando che simboli e gerghi diventino fattori di conflitto.
Intervento e mediazione
Consentendo a un numero crescente di persone di avere voce ed essere ascoltate negli spazi pubblici, i media digitali possono diventare spazi di intervento e mediazione dei conflitti. I social network e gli altri media possono fungere da spazio per il dialogo intergruppi e interpersonale, facilitando la comprensione reciproca di questioni complesse che, avendo pregiudizi diversi, possono causare conflitti di interesse.
Allo stesso tempo, i media digitali possono essere uno spazio per l’esemplificazione di buone pratiche, illustrando in modo pratico come gruppi, movimenti o comunità sono riusciti a risolvere situazioni conflittuali esistenti in modo pacifico e collaborativo. In altre parole, i media possono creare un repertorio di significati e pratiche positive che possono essere emulate.
Influenza culturale e simbolica
Gli immaginari collettivi spesso contribuiscono a costruire identità che valorizzano la violenza, ad esempio “le donne devono essere sottomesse agli uomini”, o “gli immigrati non devono avere gli stessi diritti dei cittadini del Paese”, o “essere forti significa agire con violenza e repressione verso gli altri”. Si tratta di situazioni in cui la violenza è un segno di status, potere e superiorità e diventa una caratteristica identitaria di persone o gruppi. Poiché gli immaginari sociali sono profondamente legati all’identità collettiva, i media possono rafforzare un’identità che valorizza la pace. Promuovendo simboli e narrazioni di pace, i media possono contribuire a creare una coesione sociale basata su valori pacifici e cooperativi.
Rafforzando e promuovendo immaginari che hanno come prospettiva la pace, la solidarietà e il rispetto reciproco, i media diventano capaci di sfidare modelli di violenza ed esclusione, aiutando le persone a relazionarsi e ad agire in modo più dialogico, empatico e rispettoso. Così, mettendo in discussione e delegittimando le narrazioni egemoniche che sostengono i conflitti, i media possono contribuire a costruire una società più giusta e pacifica.
Il ruolo dei media digitali
Quando si discute del ruolo dei media digitali, degli algoritmi o dell’intelligenza artificiale e del loro impatto sulla società, è importante considerare che la tecnologia non è mai neutrale, è sempre al servizio di un modello di società, guida la costruzione di modelli di comportamento, costruisce e perpetua immaginari collettivi a seconda di chi li ha prodotti o li usa. È quindi importante che le persone diventino consapevoli dell’intenzionalità che hanno quando usano queste tecnologie, che abbiano un occhio critico per capire se le narrazioni condivise stanno trasmettendo un modello di comportamento basato sulla pace o sulla violenza.
Infine, è importante utilizzare tutto il potenziale dei media per creare una controcultura, cioè se i social network sono usati per amplificare i conflitti e diffondere discorsi di odio e violenza, facciamo il contrario: usiamo questi spazi per diffondere una cultura di pace e solidarietà, di fratellanza e collaborazione, diamo voce ai movimenti che mirano a vivere i diritti umani, il rispetto e l’inviolabilità e la conservazione della vita, la cura dell’ambiente e il dialogo come strumento di risoluzione dei conflitti.
Narrazioni egemoniche
Sono storie, discorsi o rappresentazioni che dominano e influenzano ampiamente la percezione e l’interpretazione della realtà all’interno di una società. Queste narrazioni sono perpetuate da gruppi o istituzioni che detengono il potere e sono accettate come normative o vere dalla maggior parte delle persone, spesso senza alcun dubbio. Danno forma a valori, comportamenti, identità e relazioni sociali, legittimando lo status quo e mantenendo l’ordine sociale stabilito. Ad esempio, la meritocrazia, come convinzione che il successo individuale sia esclusivamente il risultato dello sforzo personale e del merito, ignorando le disuguaglianze strutturali che influenzano le opportunità delle persone.
Sono storie, discorsi o rappresentazioni che dominano e influenzano ampiamente la percezione e l’interpretazione della realtà all’interno di una società. Queste narrazioni sono perpetuate da gruppi o istituzioni che detengono il potere e sono accettate come normative o vere dalla maggior parte delle persone, spesso senza alcun dubbio. Danno forma a valori, comportamenti, identità e relazioni sociali, legittimando lo status quo e mantenendo l’ordine sociale stabilito. Ad esempio, la meritocrazia, come convinzione che il successo individuale sia esclusivamente il risultato dello sforzo personale e del merito, ignorando le disuguaglianze strutturali che influenzano le opportunità delle persone.
Rappresentazioni simboliche
Sono forme di comunicazione che utilizzano simboli per esprimere idee, valori, credenze e identità di un gruppo o di una società. Questi simboli possono essere parole, immagini, gesti, suoni, oggetti o azioni che hanno significati specifici e culturalmente condivisi. Le rappresentazioni simboliche sono fondamentali per la costruzione e la comunicazione della realtà sociale e fungono da intermediari tra l’individuo e il mondo circostante. Ad esempio: la colomba, simbolo di pace; il cuore, simbolo di amore.
Controcultura
È un movimento culturale che nasce in opposizione ai valori, alle norme e alle pratiche dominanti in una società. Questi movimenti sono caratterizzati dalla sfida allo status quo, dalla promozione di idee, stili di vita e forme di espressione che contrastano con le convenzioni stabilite. Le controculture spesso cercano di trasformare la società mettendo in discussione le sue norme e proponendo alternative più giuste, più libere o più autentiche. Ad esempio, il movimento Laudato Si’, che mette in discussione il modello di consumo capitalista, proponendo uno stile di vita sostenibile, sobrio e rispettoso dei limiti del pianeta.