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Artigiane di pace

Con le parole siamo brave tutte. Sembriamo già tutte sante. Con i fatti un po’ meno, si sa! Ma la pace, care sorelle, non si fa con le chiacchiere”. Bisogna testimoniarla fattivamente!

“Artigiane di pace”. Potrebbe essere questo il nostro progetto comunitario invece di stare ogni anno a pensare e ripensare che cosa scrivere in quel benedetto progetto, che sembra la dichiarazione dei redditi, da fare all’agenzia delle entrate che sono le superiore (ma a Mornese secondo voi lo facevano il progetto?), potremmo prenderci soltanto questo semplice impegno: DIVENTARE ARTIGIANE DI PACE! Così non dovremmo cambiare ogni anno, perché non basta la vita per realizzarlo, mie care! 

“Artigiane” significa che la pace va costruita “a mano”, un pezzo alla volta, con pazienza, con gli strumenti giusti, a seconda delle situazioni. E non costruita chissà dove, ma in noi, dentro di noi, su di noi!

La vostra Camilla, che è estrosa, si sa, si è inventata la mappa della pace! Eccola qui: si parte dalla FACCIA! La mia è ormai piena di rughe, i denti sono finti, gli occhi appannati, le orecchie sentono quello che vogliono, e va bene, sono vecchia ormai, ma se mi alzo ogni mattina con la voglia di brontolare, se non mi viene fuori mai un sorriso, se muovo le labbra solo per imprecare, e non per benedire, allora la mia è non una faccia di pace! Sono una che con la faccia piuttosto sembra dire a tutti “lasciatemi in pace”! Insomma, si può ridere anche se abbiamo l’artrosi! E suvvia! 

Le MANI: anch’esse possono essere pacifiche. E come? Beh! Se si stringono a quelle di un’altra persona per dare affetto, se accarezzano, se sono aperte per donare e non strette per trattenere, se lavorano volentieri e scorrono ogni giorno sui grani del rosario e non solo sulle tastiere del computer, ecco che sono mani di pace! Mani disarmate e benedette!

I PIEDI: vi sembrerà strano ma anche i piedi hanno la loro importanza per la costruzione della pace. Devono essere piedi che non calpestano, non schiacciano gli altri, i loro spazi, i loro pensieri. Piedi di messaggeri di pace, che camminano per andare dove si può fare il bene e che non si fermano nei pressi delle acque stagnanti del pettegolezzo! Vedete come sono diventata poetica? La vecchiaia mi sta rimbambendo un po’. Dovrò andare a farmi vedere da qualcuno, perché a volte non mi riconosco più, tanto sono diventata dolce… sarà il diabete! 

Insomma la pace richiede una nuova anatomia, un nuovo metabolismo! Dobbiamo modellarla in noi, nel nostro corpo. Altrimenti sono tutte pie illusioni. 

Ma prima di chiudere voglio esprimere ancora una intuizione degna della migliore Camilla: la pace – dicono – si fonda su reciproci accordi! Allora che ne direbbero le nostre superiore se invece di parlare di obbedienze iniziassero a stipulare con le suore degli accordi? Eh? Non sarebbe una vera rivoluzione pacifica?

Io lo credo fermamente! Ma se non mi leggerete sul prossimo numero, significa che questa idea non ha avuto molto successo! Povera Camilla!

Parola di Camilla!

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