Desmond T. Doss, interpretato magistralmente da Andrew Garfield, si distingue per la sua fede radicale e il suo rifiuto categorico di toccare le armi, il feticcio per eccellenza degli americani. Doss, cristiano avventista del settimo giorno, è mosso da un desiderio profondo di fare del bene e, mentre il mondo attorno a lui viene fatto a brandelli dalla guerra, lui si propone di provare a ricucirne qualche pezzo. La sua decisione di servire come soccorritore medico invece che come soldato combattente lo rende un personaggio unico e paradossale, spesso incomprensibile ai suoi compagni e ai suoi superiori, che lo sottopongono a una spirale di soprusi, minacce e violenze.
Titolo originale: Hacksaw Ridge
Lingua originale: inglese
Paese di produzione: Stati Uniti, Australia
Anno: 2016
Durata: 131 min
Genere: biografico, drammatico
Regia: Mel Gibson
Produzione: Summit Entertainment, Cross Creek Pictures, et al.
Interpreti: Andrew Garfield, Vince Vaughn, Hugo Weaving, Teresa Palmer
Trailer ufficiale: https://youtu.be/s2-1hz1juBI
L’addestramento militare a cui si sottopone Doss richiama chiaramente la brutalità di Full Metal Jacket, immergendo lo spettatore in un contesto spietato e poi in una battaglia cruda e viscerale. La regia di Gibson è tecnicamente gloriosa, con una rappresentazione della guerra che è tanto epica quanto cruda, capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo, come se dovesse schivare proiettili, fango e sangue insieme ai protagonisti.
Nonostante la sua rappresentazione impietosa della guerra, La battaglia di Hacksaw Ridge si inserisce nel filone del cinema epico statunitense, guidato da un eroe mosso da profondi ideali e fede, piuttosto che dal desiderio di successo personale. Questo eroe, tuttavia, non è il classico pistolero invincibile, ma un semplice ragazzo con una missione di pace e salvezza.
Il film pone un dilemma morale paradossale: si può testimoniare la pace anche in scenari di guerra? Le azioni di Doss chiaramente non hanno lasciato indifferenti né i suoi commilitoni né noi che siamo oggi a discuterne. Tuttavia, il film di Gibson non riesce completamente a scardinare le retoriche semplicistiche e manichee della narrativa patriottica americana. La disperata volontà di Doss di fare del bene sembra essere al servizio di una guerra “giusta” piuttosto che una critica del conflitto in sé. Gli altri, i giapponesi, sono rappresentati come nemici da sconfiggere, senza un’esplorazione neanche minima delle loro paure, intrappolati nelle trincee da mesi per difendere il loro paese da una sconfitta inevitabile.
La battaglia di Hacksaw Ridge non può essere esattamente classificato come un film pacifista: sebbene descriva la guerra come un inferno, il coraggio e il comportamento commovente di Doss tendono più a galvanizzare il suo battaglione che a suscitare una riflessione critica nell’esercito. Invece di minare il patriottismo, il film sembra alimentare la propaganda bellicista, con una sequenza infinita di battaglie splatter che distraggono dalla possibilità di una riflessione più profonda. Il regista alla fine consegna un film che, più che parlare di un testimone coraggioso, ha il sapore di una retorica “Dio, patria e sangue”.
Nonostante ciò, la grande forza del film risiede nell’esempio del suo protagonista. Su un piano strettamente soggettivo, Doss ci ricorda che un’alternativa di coscienza è sempre possibile, anche in mezzo alla guerra e alle ideologie, anche quando tutti sembrano andare nella stessa direzione. La vera storia di Desmond T. Doss, raccontata con passione da Gibson, è quella di un uomo che parte con l’intento di salvare persone e non ucciderle, tornando a casa con una lista di salvati invece che di vittime.