Un nuovo concetto di pace

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L’UNESCO, in occasione della sua 42ma Conferenza Generale nel 2023, ha approvato la nuova Raccomandazione sull’educazione alla pace e ai diritti umani, alla comprensione internazionale, alla cooperazione, alle libertà fondamentali, alla cittadinanza globale e allo sviluppo sostenibile. La nuova proposta aggiorna la precedente Raccomandazione del 1974.

A motivare la necessità di un aggiornamento della precedente Raccomandazione (1974) sono i profondi mutamenti occorsi negli ultimi 50 anni. Di fronte alle nuove sfide globali, agli sviluppi tecnologici e in un momento in cui il livello di pace del pianeta risulta nettamente deteriorato, il bisogno di un‘educazione alla pace – di qualità e trasformativa – è più che mai urgente.

La storia insegna che le conquiste non sono mai definitive e che l’attenzione circa la comprensione dei diritti e dell’etica a livello internazionale deve essere difesa e monitorata ogni giorno.

In relazione ai mutamenti del panorama geopolitico globale e del mondo dell’educazione l’UNESCO ha deciso di rivisitare la Raccomandazione del 1974, valorizzando l’Agenda 2030 e l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4 sull’educazione, sottolineando in particolare la necessità di mettere al centro il ruolo decisivo dell’educazione per promuovere la pace globale, la comprensione internazionale e lo sviluppo sostenibile.

 

Sul processo di revisione ha avuto un notevole influsso anche il Summit del 2022 sull’educazione trasformativa – Futuri dell’Educazione – che ha orientato i diversi sistemi scolastici ad una visione più ampia e lungimirante circa l’insegnamento, l’apprendimento e l’innovazione.

La nuova Raccomandazione (2023) rappresenta un segno di speranza perché propone nuove prospettive su una pluralità di temi tra loro connessi e con la costruzione di una convivenza pacifica e democratica. 

Temi interconnessi

La nuova Raccomandazione ribadisce che la pace non è solo assenza di guerra o di violenza diretta. Essa è un processo positivo di partecipazione in cui singoli e comunità lavorano insieme quotidianamente per costruire società giuste, inclusive, sane, sostenibili e pacifiche.

La costruzione di una convivenza pacifica è collegata anche alla promozione della conoscenza delle cause del cambiamento climatico e del suo impatto. Conoscere modi e strategie per mitigare gli effetti del cambiamento climatico diventa importante per permettere alle persone di prendere decisioni informate e lavorare per costruire società più sostenibili.

 

 

Anche i pregiudizi e gli stereotipi di genere penalizzano il progresso globale e la convivenza pacifica. L’uguaglianza tra i sessi fa parte dei diritti fondamentali delle persone ed è la premessa per ogni società che voglia dirsi autenticamente pacifica e democratica.

Altro aspetto chiave proposto dalla nuova Raccomandazione è l’educazione alla cittadinanza globale che consiste nel riconoscere l’interconnettività del mondo e nel comprendere le ripercussioni delle scelte personali sulle altre persone e sulle comunità su scala locale, nazionale e globale.

Promuovere l’educazione alla cittadinanza globale tra i soggetti in tutte le sfere della vita, fornire conoscenze, abilità e atteggiamenti è necessario per coltivare tolleranza, rispetto e un condiviso senso di appartenenza ad una comunità globale, con il fine ultimo di assicurare i diritti umani e la pace.

Il pensiero critico, l’empatia e la comprensione dei principi chiave della sicurezza digitale, della privacy e di una interazione digitale etica, hanno un posto di rilievo nella nuova Raccomandazione, infatti, lo sviluppo tecnologico ha fatto passi da gigante rispetto al 1974. 

Nel nuovo testo si affrontano le sfide poste dal panorama digitale, in particolare la disinformazione e i discorsi d’odio, e le opportunità che le nuove tecnologie offrono per l’insegnamento e l’apprendimento. Il pronunciamento ribadisce inoltre l’importanza dell’educazione e si augura che essa rimanga rilevante e accessibile attraverso tutti gli stadi della vita e a livelli differenti. 

La nuova Raccomandazione auspica anche il necessario collegamento tra educazione formale e non formale nella consapevolezza che le aule della scuola rappresentano solo una possibilità rispetto ai molti spazi dove i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze socializzano e imparano.

Emerge, quindi, dal testo un nuovo concetto di pace che mette in evidenza le numerose connessioni con altri importanti temi. 

La «Raccomandazione è diretta ai decisori politici, ai professionisti nei Ministeri, ai presidi e agli insegnanti. Ma, in una dinamica democratica e partecipativa, è altrettanto diretta agli studenti e alle organizzazioni della società civile, perché si facciano parte attiva del monitoraggio e della diffusione dei principi dell’educazione alla pace. Essa non riguarda pertanto solo le Istituzioni ma tutti coloro che credono nel potere trasformativo dell’educazione per costruire società più giuste, inclusive, democratiche e sostenibili, che abbiano a cuore l’obiettivo della cittadinanza globale per la costruzione e il mantenimento della pace».

Diventa perciò importante conoscere il nuovo testo discuterlo nei diversi ambienti educativi, nei collegi docenti e negli organi collegiali là dove si costruisce il senso di appartenenza alla comunità.

Il tesoro dell’educazione

I punti di partenza per educare alla pace sono molteplici ma la dignità umana e l’educazione sono gli aspetti chiave. 

Nell’attuale contesto l’obiettivo principale dell’educazione è difendere e promuovere la dignità, le capacità e il benessere della persona in relazione agli altri e alla natura e i valori umanistici che dovrebbero costituire la finalità dell’educazione riguardano: il rispetto della vita e della dignità umana, l’uguaglianza di diritti e la giustizia sociale, la diversità culturale e sociale, il senso di solidarietà umana e la responsabilità condivisa per il nostro futuro comune. 

L’ approccio dialogico all’apprendimento, come quello proposto, per esempio, da Martin Buber e Paulo Freire si rivela come il più significativo ed efficace per contrastare quei sistemi di apprendimento che alienano gli individui trattandoli come materie prime, e quelle pratiche sociali che dividono e disumanizzano le persone. È fondamentale educare a questi principi e valori se si vuole raggiungere la sostenibilità e la pace. L’educazione in questo modo può rivelarsi strumento di trasformazione e contribuire a un futuro più positivo per tutti. 

La questione di un approccio integrato e umanistico all’educazione, come quello presentato nel Rapporto Delors del 1996, è più che mai attuale nel mondo di oggi. C’è bisogno di un approccio olistico all’educazione e all’apprendimento che superi le dicotomie tradizionali tra gli aspetti cognitivi, emotivi ed etici. 

 

 

Il Rapporto Delors sosteneva che l’educazione formale tenderebbe a privilegiare l’accesso a certi tipi di conoscenza a discapito di altri che sono essenziali per favorire lo sviluppo umano. Vi si affermava inoltre che, nel campo dell’istruzione, sarebbe opportuno prestare uguale attenzione a ciascuno dei quattro pilastri dell’educazione:

Imparare a conoscere – combinando un’ampia cultura generale con la possibilità di approfondire un piccolo numero di materie.

Imparare a fare – allo scopo di acquisire non solo delle abilità professionali, ma anche le competenze necessarie per affrontare numerose situazioni e lavorare in gruppo.

Imparare ad essere – in modo tale da sviluppare meglio la propria personalità ed essere in grado di agire con una crescente capacità di autonomia, di giudizio e di responsabilità personale.

Imparare a vivere insieme – sviluppando una comprensione degli altri e una consapevolezza delle interdipendenze.

Pilastri da proteggere, da rilanciare e soprattutto da praticare se si vuole puntare a far nascere società pacifiche e non violente.

Che cos’è una Raccomandazione?

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