La piccola comunità “Laura Vicuña” che si sta preparando al Giubileo d’oro (1975-2025) della sua presenza missionaria in questa zona “ricca di ogni forma di povertà”, al rumore dei bombardamenti, si allerta subito e si prepara ad accogliere i fuggitivi dalle loro case. Mettiamo a disposizione l’unico posto sicuro in tutta la scuola, il Teatro con i servizi vicini. La prima a giungere è una famiglia giovane, la moglie aspetta un bambino e, di seguito, una folla di donne incinte, neonati, bambini, ragazzi e anziani.
La prima notte accogliamo circa 300 persone spaventate, in fuga dalle macerie, prive dello stretto necessario. Un’anziana paralizzata e bisognosa di tutto viene accolta con la figlia in una camera della nostra casa. Mettiamo a disposizione sedie, materassi, diamo le nostre coperte ai bambini e agli anziani, distribuiamo bottiglie d’acqua che abbiamo di scorta. Non avendo elettricità cerchiamo di trovare in casa lampadine precaricate per illuminare il buio della notte. La gente si calma un po’: la Casa di Maria, la Mamma di tutti, dà un minimo di sicurezza.
La notte passa lentamente: nessuno riesce a dormire e ad ogni colpo si alzano le grida dei grandi e il pianto dei piccoli. Cerchiamo di consolare e tranquillizzare con le parole rassicuranti del Signore: “Non temete: Io sono con voi”. Allo spuntare del giorno la Direttrice Suor Soad Hbaika cerca di provvedere il necessario per dar da mangiare e da bere a tutti. Per fortuna arrivano delle buone persone portando pane ed acqua.
Con il passare dei giorni preoccupa il consumo dell’acqua dei serbatoi, dovuto alle molteplici necessità delle persone rifugiate (igiene personale, bucato…) Si cerca di mettere in azione dei generatori che però consumano il gasolio acquistato in vista dell’anno scolastico. I bombardamenti continui aumentano la tensione. La Comunità intera lavora e prega ininterrottamente. Diventa sempre più urgente trovare rifornimenti per difendersi dal freddo e per dar da mangiare a tutti i rifugiati. La Comunità riesce a costruire una rete di aiuti con il sindaco e il primo responsabile del villaggio, El Mukhtar, per far fronte alle circa mille persone ospitate nella scuola e nelle due parrocchie, maronita e ortodossa, aperte per l’accoglienza.
In questi ultimi giorni le difficoltà si sono moltiplicate. Condividiamo l’acqua del nostro pozzo con gli altri due centri di accoglienza attraverso un tubo di 500 metri. Aumenta il consumo del gasolio per il funzionamento della pompa del pozzo e questo ci fa temere che con l’arrivo dell’inverno rischieremo di rimanere senza riscaldamento. Per questo abbiamo comperato e distribuito altre coperte, cuscini e tappeti che aiutano a conservare un po’di calore. Quando la paura diminuisce riusciamo a vivere insieme ai rifugiati momenti di fraternità: una volta intorno a dei dolci preparati dalla Direttrice, un’altra volta consumando un pranzo uguale per tutti, oppure procurando giocattoli, matite colorate e quaderni ai bambini; riusciamo anche ad attuare momenti di formazione suddividendo i rifugiati in gruppi per età. Ogni sera, dopo cena, preghiamo con i bambini e con gli adulti perché giunga presto il Regno di Giustizia e di Pace!
Nella speranza di riprendere la vita normale, ci affidiamo alla misericordia di Dio e alla vostra preghiera.