Illumina la mia notte

Camino - luz_compress
Quando siamo bambini, il buio della notte è sinonimo di paura, qualsiasi oggetto familiare diventa una figura minacciosa che ci fa trattenere il respiro e chiudere gli occhi per tenerla lontana. Il buio rende misterioso e inquietante qualsiasi ambiente e noi diventiamo personaggi di avventure, alla ricerca di mille vie di fuga, lasciandoci alle spalle ciò che provoca paura. Ciò che accade alle nostre spalle non esiste, o almeno questo è ciò che pensiamo nella fuga.

Quando siamo bambini, sentirsi così, impotenti di fronte all’oscurità, provoca molti sentimenti dolorosi: rabbia, tristezza, disperazione, persino il desiderio di piangere. E quando non sappiamo cosa fare di fronte a questa oppressione che ci immobilizza, urliamo. Il grido, segno di manifestazione del nostro essere, di vita contenuta, di ricerca della libertà.

Un ottimo modo per attraversare questi spazi bui è portare con sé una luce; non importa se si tratta di una semplice candela, di una lampada o di una delle migliori torce elettriche. Siamo incoraggiati, come coraggiosi esploratori, ad andare oltre; la luce è la nostra armatura sicura, che ci dà il coraggio di affrontare qualsiasi cosa. E ciò che ci circonda diventa più chiaro, più amichevole, riconoscere il percorso ci rende fiduciosi. Ed eccoci qui!

La realtà del nostro mondo in continuo cambiamento spesso ci provoca paura, smarrimento, prevarica la mente, perché non riusciamo a vederci chiaro, perché ci sembra che tutto sia buio, che abbiamo perso la strada. Il nostro sguardo non riesce ad andare oltre la punta dei piedi, e così lo spazio per muoversi con fiducia e sicurezza è molto limitato, senza grandi possibilità… Abbiamo bisogno di luce! Che possa allargare lo spazio, che possa renderci amici dell’ambiente, che possa svelarci delle opportunità, che possa darci la speranza di andare avanti. Per mettere a tacere l’inquietudine del cuore, l’angoscia che opprime, per riconoscere che ci sono situazioni che la ragione non può spiegare, per sentire che non abbiamo risposte, per chiederci tanti perché; la dinamica del dubbio e del limite ci avvicina al buio: fame, guerra, dolore, abusi, mancanza di dialogo, di fraternità, umiliazione, incredulità. Ma questa oscurità non è una meta.

È necessario vedere chiaramente il cammino, illuminare i luoghi oscuri, riconciliarsi con essi e andare avanti. Trovare la voce, il volto di Dio, che passa attraverso queste situazioni molto umane. Smettiamola di misurare i tempi e le realtà in base alla quantità di negatività che portano con sé e valorizziamo la qualità della vita che possiamo salvare in queste situazioni. È l’equilibrio tra Kronos e Kairos che ci aiuterà ad avere uno sguardo nuovo, a vivere una nuova esperienza nella nostra storia umana.

Come entrare in questo mistero quotidiano di Dio? Lasciandoci illuminare da questa grande virtù della speranza, che si fa piccola nel momento in cui vive nella storia e ha bisogno di crescere nella certezza e nel coraggio di ogni persona per andare oltre.

 Si tratta di illuminare tante situazioni con l’atteggiamento interiore ed esteriore dello sforzo, della creatività, con la ferma decisione di mettere in relazione i bisogni, i talenti, le capacità e le diverse prospettive di ciascuno per rafforzare l’anima e la vita di ogni persona.  

Ogni oscurità, per quanto profonda, può essere illuminata e il cuore umano trasformato. Possiamo diventare luce per gli altri. E insieme possiamo illuminare la realtà. Insieme è un impegno scritto nel nostro DNA, perché la versione migliore di noi stessi si trova sempre nell’esperienza comunitaria, con gli altri. 

Questo è l’obiettivo del Giubileo che abbiamo iniziato, illuminare, far emergere il bene. Lo stesso Papa Francesco, invitandoci a vivere questo tempo, ce lo ha ricordato: “…È necessario, quindi, porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza. Ma i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza”1.

Come trasformare questa realtà in speranza? Come mostrare l’opportunità di salvezza che le nostre realtà nascondono? Come rendere visibile questa esperienza di fede?

L’umanità aspira a trovare la fine delle tenebre, dove giustizia, pace e fraternità diventeranno realtà. Questi luoghi di speranza che desideriamo, li stiamo realizzando nella nostra vita quotidiana. E quando accendiamo la speranza, quando scopriamo e illuminiamo tanti luoghi, persone ed eventi, diventiamo persone migliori e, alla fine, conquistiamo la nostra felicità.

Vorrei concludere con queste parole che sono anche profezia, e provengono da un lontano dicembre 1961, attraverso Papa Giovanni XXIII, quando convocò il Concilio Vaticano II:

In questo nostro tempo la Chiesa vede la comunità umana gravemente turbata aspirare ad un totale rinnovamento. E mentre l’umanità si avvia verso un nuovo ordine di cose, compiti vastissimi sovrastano la Chiesa, come sappiamo avvenuto in ogni più tragica situazione. Questo si richiede ora alla Chiesa: di immettere l’energia perenne, vivificante, divina del Vangelo nelle vene di quella che è oggi la comunità umana, che si esalta delle sue conquiste nel campo della tecnica e delle scienze, ma subisce le conseguenze di un ordine temporale che taluni hanno tentato di riorganizzare prescindendo da Dio2.

Ogni somiglianza con la realtà non è certo una coincidenza, continuiamo a cercare la LUCE e illuminiamo le nostre notti.

  1. Spes non confundit, Bolla di indizione del Giubileo Ordinario, 2025, n. 7. ↩︎
  2. ostituzione apostolica Humane Salutis, Indizione del Concilio Vaticano II, n. 3. ↩︎

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