La conversione di Cornelio
(At 10,1-48)

Bernardo Cavallino, San Pietro e il Centurione Cornelio, 1645 ca.
Bernardo Cavallino, San Pietro e il Centurione Cornelio, 1645 ca.
La conversione e il battesimo del centurione Cornelio narrata da Luca negli Atti degli Apostoli è un momento di svolta nella vita della prima comunità cristiana: la salvezza raggiunge anche i pagani.

In questo brano biblico si evidenziano due conversioni: quella del centurione Cornelio e quella di Pietro. Ambedue imparano, nella docilità allo Spirito – il protagonista principale –, a leggere i segni di Dio, a incontrarsi, a dialogare, a capire e ad accogliere la persona di Gesù Cristo che li apre alla speranza affidabile, per tutti i popoli.

Due erano i problemi connessi che dovevano essere superati: mangiare assieme ai pagani i cibi ritenuti impuri e l’ingresso dei pagani nella comunità cristiana. Ciò viene risolto quando i protagonisti principali vivono una esperienza di incontro e di fede, da cui viene pienamente legittimata la libertà di cibarsi di tutto – Gesù lo aveva già spiegato (Mc 7,14-23) – alla piena appartenenza dei pagani alla Chiesa.

La conversione del cuore di Cornelio

 “Vi era a Cesarea un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica. Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo”.

La figura di Cornelio viene dipinta a colori chiari e vivi in questo brano. Cornelio è un romano, un centurione, un soldato con importante carica di responsabilità. Per gli ebrei era l’impuro per eccellenza: straniero, non circonciso, la classica persona che bisogna evitare. Dal come vedevano i discepoli, Cornelio è fuori dell’annuncio di Gesù.

Eppure di Cornelio vengono anche descritte alcune qualità importanti: era un uomo retto, religioso, timorato da Dio, pregava e faceva molte elemosine. Anche lui coltivava domande esistenziali e attese. Era un ricercatore di una speranza affidabile, persona buona e disarmata. Anche in questo caso, Dio parla e agisce per primo: assicura di essersi ricordato di Cornelio, le sue opere sono salite al cielo, lo invita a cercare un tale Simone, detto Pietro, uno sconosciuto, a fidarsi di Lui. La conversione del cuore di Cornelio inizia con un atto di affidamento: va da Pietro!

* La figura di Cornelio è una chiamata alla Chiesa di oggi: ricordare i tanti “Corneli” che spesso ignoriamo, per presunzione, per poca umiltà, per la paura del diverso. Cornelio fu per Pietro un maestro e mise in discussione le sue certezze. Come accogliamo oggi le persone che pensano diverso da noi? Abbiamo il coraggio di lasciare che le nostre certezze siano messe in discussione?

La conversione di mente di Pietro

“Il giorno dopo, mentre quelli erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro, verso mezzogiorno, salì sulla terrazza a pregare”.

La figura di Pietro ci appare, in questo testo, come un uomo assalito da dubbi, resistenze e perplessità; non riesce a capire la “visione”. Fa tenerezza vederlo perplesso di fronte ad una visione divina che distrugge completamente le sue convinzioni, la sua cultura, i comportamenti che in fondo aveva sempre coltivato ed assunto. C’è una tovaglia che scende dal cielo ricolma di quadrupedi, rettili, uccelli, tutti animali impuri per la tradizione ebraica e il Dio a cui lui si era affidato e aveva consegnato la sua vita, gli dice: mangiali, fidati, non sono queste le cose che contano, cambia idea, non chiamare più profano ciò che Dio ha purificato. Si tratta di una vera conversione. Pietro non capisce, eppure si fida. Dopo la visione egli “esce” per “incontrare” Cornelio. Nell’incontro dei due mondi diversi, quello giudeo e quello pagano, Dio manifesta la sua sollecitudine: “Dio invisibile si rivela con eventi e parole intimamente connesse tra loro” (Dei Verbum 2).

Attraverso gli incontri e i dialoghi, Pietro comprende che lo Spirito gli sta chiedendo di allargare il proprio orizzonte, cambiare mentalità ed aprirsi ad un’evangelizzazione universale: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone”. Ora Pietro può dunque annunciare a questi pagani “che temono Dio” la salvezza che si è compiuta in Gesù. In Cristo, infatti, cadono tutte le barriere religiose, culturali e razziali tra le persone (Gal 3,28), perché Dio realmente è Padre di tutti (Ef 2,14-20).

Il racconto di Pietro a casa di Cornelio rivela un clima spirituale molto intenso: ci sono gli amici, Cornelio accoglie devotamente Pietro, questi non fa lo sdegnoso ed entra nella casa di Cornelio. Si superano i tabù e le divisioni razziali. Pietro prende la Parola e annuncia Gesù! E mentre Pietro ancora parla, irrompe lo Spirito Santo: i pagani vivono la stessa esperienza della Pentecoste degli apostoli (cf At 2,1-13). Parlano altre lingue e glorificano Dio, suscitando lo stupore dei giudei.

Viviamo i nostri incontri e gli eventi quotidiani in un orizzonte di speranza? Quale è la qualità del nostro annuncio di Gesù Cristo? Con quale linguaggio e atteggiamenti annunciare oggi il Vangelo?

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