In questo momento storico, la notte oscura sembra spesso coprire il mondo. Esso sta gemendo nel dolore di guerre sempre più estese e crudeli, di conflitti sociali, culturali e familiari, di chiusure identitarie ed individualistiche, di perdita del senso della vita, di mancanza di orizzonti di futuro e, dunque, di speranza. Anche le giovani generazioni faticano a intravedere il loro futuro. Infatti, sta crescendo il numero di giovani che si chiudono nelle loro stanze e rifiutano ogni contatto sociale. Questo segno di mancanza di speranza costituisce un forte motivo di preoccupazione per le famiglie e gli educatori, per la Famiglia salesiana.
Allo stesso tempo, tanti uomini e donne, in ogni angolo della terra, cercano disperatamente una stella luminosa come quella che ha guidato i Re Magi verso la Grotta di Betlemme, ma non la vedono. Molti cuori sospirano in silenzio. Perseguendo la loro ricerca con pazienza e perseveranza, essi desiderano incontrare una luce che indichi un cammino sicuro, pregano con fiducia, aspettano l’aurora come le sentinelle del mattino. In tale situazione spesso angosciante, molte persone, penso specialmente ai giovani, sfuggono dalla solitudine insopportabile, cercano una compagnia, un’amicizia e creare relazioni umanizzanti nuove.
In questo contesto una voce, quella di Papa Francesco, ha risuonato invitando la Chiesa ad alzarsi, a mettersi in movimento, a camminare insieme e aprire un nuovo orizzonte di futuro. E la “Bambina Speranza” di Charles Péguy si è svegliata, si è messa a correre da un’estremità della Terra all’altra, lasciando dietro di sé una scia luminosa per le persone che volessero seguirla. Così sono arrivati a Roma i partecipanti alla Seconda Assemblea Sinodale svoltasi dal 2 al 27 ottobre 2024, felici di ritrovarsi dopo un anno di separazione; desiderosi di cercare insieme, guidati dallo Spirito, vie di rinnovamento della Chiesa, di riaccendere una luce nel mondo, il fuoco dell’amore che genera relazioni nuove. Il vento dello Spirito Santo ha attraversato l’Aula del Sinodo, ha sfiorato ogni cuore: tutti siamo chiamati ad entrare in un cammino di conversione, a partire dalle relazioni. Chi dice conversione dice speranza, perché intravede un nuovo orizzonte più bello, più aperto. Ma ci vuole grande coraggio, una determinazione determinata per cambiare strada, lasciandosi guidare dallo Spirito che, dall’inizio della Chiesa, è l’Esperto per eccellenza delle sorprese inedite. Durante il Sinodo lo Spirito Santo è stato visibilmente presente in modo talvolta sottile, discreto ma potente, fino a far convergere le numerose diversità in decisioni condivise. Personalmente lo vivo come un miracolo!

Posso testimoniare che la speranza si è accesa nel cuore dei partecipanti ed è diventata sempre più profonda. Essa si è manifestata nelle scelte coraggiose fatte, nella chiamata alla conversione che è il filo rosso del Documento Finale; nella decisione finale di Papa Francesco di assumere lui stesso il processo realizzato e di consegnare il contenuto del Documento a tutta la Chiesa per metterlo immediatamente in pratica. Non c’è tempo da perdere! Tutto il mondo è in attesa!
Il messaggio del Sinodo è indirizzato alla Chiesa tutta, ma non solo, anzi vuole diventare una profezia per tutto il mondo. I racconti evangelici della Risurrezione di Gesù hanno guidato e ispirato il discernimento durante l’Assemblea sinodale. Gesù è vivo nella storia, nel cuore del mondo: Egli è la fonte della speranza. La Chiesa, con la propria vita, è chiamata ad annunciarlo, a suscitare il desiderio di incontrarlo e di seguirlo.
Il modo sinodale di vivere le relazioni è una testimonianza sociale che risponde al bisogno umano di essere accolto e riconosciuto in una comunità concreta. È una sfida al crescente isolamento delle persone e all’individualismo culturale che anche la Chiesa ha spesso assorbito e ci richiama alla cura reciproca e alla corresponsabilità per il bene comune. La disponibilità all’ascolto di tutti, specialmente dei poveri, si pone in netto contrasto con un mondo in cui la concentrazione del potere taglia fuori i poveri, gli emarginati, le minoranze e la terra, nostra casa comune (cfr. DF 47-48). Quando la sinodalità è vissuta concretamente, viene seminato nel mondo un lievito, piccolo in apparenza, ma potente per la sua forza trasformante. L’amore fa nuove tutte le cose!
La Vita consacrata è chiamata ad essere una voce profetica nella Chiesa e nel mondo e a promuovere la sinodalità a partire dalla sua esperienza. Il carisma educativo salesiano ci permette di irradiare questa esperienza in mezzo ad una immensa quantità di giovani, di famiglie che, a loro volta, possono diventare moltiplicatori di relazioni in stile sinodale, e questo all’infinito!
Il Documento Finale afferma: «La Chiesa non può essere sinodale senza il contributo dei bambini, portatori di un potenziale missionario da valorizzare. La loro voce è necessaria alla comunità. Anche i giovani hanno un contributo da dare al rinnovamento sinodale della Chiesa» (DF 61-62)). Così cresce e si irradia la speranza, a partire dall’educazione vissuta in relazioni di reciprocità. Accogliamo questo dono con gioia!
