La speranza è l’ultima a… vivere!

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Quest’anno volevo esimermi dall’impegno di scrivere: insomma, avevo detto NO categoricamente, perché ormai sono da rottamare e vorrei prepararmi in pace all’esame finale per il Paradiso. Invece le Superiore, che comandano con il sorriso, mi hanno obbligato a stare ancora qui a scrivere sul DMA insieme a tutte le intellettuali dell’Istituto, come se fossi un’intellettuale pure io, e poi però mi relegano sull’ultima pagina della rivista… Quanta pazienza, povera Camilla! Ma gli ultimi saranno primi e poi so bene che le cose che scrivo io sono le migliori e che molte suore iniziano a leggere proprio dall’ultima pagina e mi acclamano e mi amano, modestia a parte! E così, anche se stanca e in pensione da tanti anni, eccomi qui a lavorare ancora, senza vedere mai né pensione, né stipendio (come tutte le sante suore della mia età, del resto). Speriamo almeno di avere un bel conto ricco nella Banca di San Pietro! Un conto comprensivo di tredicesime, TFR, quattordicesime e premi di produzione!

Ma torniamo a noi: vi dicevo che mi hanno praticamente costretto a dire di sì. Tanto – mi hanno detto – il tema di quest’anno è facile: devi parlare della speranza! Facile un bel niente! Secondo voi stiamo vivendo tempi buoni per la speranza oggi? E non lo dico solo per il mondo, che si vede fin troppo bene che è sull’orlo del baratro. Lo dico anche per noi FMA. Quando sono diventata suora io, poco dopo la scomparsa di Madre Mazzarello, l’Istituto era nella sua età dell’oro. Tantissime vocazioni, case-opere-missioni: tutto era in espansione. Com’era bella la vita! Com’era facile! Eravamo tutte giovani, piene di forze, di entusiasmo, di coraggio! Sorridere non costava nulla. Non avevamo l’artrosi, le stampelle, il colesterolo alto… insomma una fioritura! Oggi? Appassiamo! Ti scricchiola tutto, sei rallentata, non senti, non vedi, non sai usare i nuovi mezzi di comunicazione, sei tagliata fuori dalla realtà e, al colmo della di-sperazione, un bel giorno che succede? Ti mettono in mano una ipotetica matita e ti dicono che devi fare il RIDISEGNO, sennò muori! Ma insomma, io non ho mai disegnato in vita mia… Non importa: fai il ridisegno! Che poi scopri che si tratta di fare una nuova ripartizione delle risorse: la maggior parte delle suore da San Pietro, altre di qua con i laici, altre di là con il territorio, altre in periferia, altre infine a fare le superiore non si sa di chi, visto che si chiuderanno case su case! Ti guardi intorno, cerchi di aggrapparti alle giovani, che sono la speranza per antonomasia, le guardi bene e ti viene voglia di aiutarle tu, poverine, perché sono troppo stressate! Allora, mettendo insieme tutti i pezzi, penso alle parole del Papa: “A volte, nella mia vita ho trovato qualche suora che aveva la faccia di aceto e questo non è affabile, l’aceto è brutto e le suore con la faccia di aceto, non parliamone!”. Può anche avere ragione, ne vediamo tante di suore “acetate”, ma il Papa lo sa cosa stiamo passando?? Gli scriverò io una lettera per spiegargli che, oggi come oggi, la speranza è… un miracolo!

Parola di Camilla!

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