La speranza tra le disuguaglianze

lana del rey
Questi ultimi 5 anni sono stati caratterizzati da sfide globali e trasformazioni veloci, quindi le melodie e i ritmi che hanno caratterizzato le canzoni di questo lustro si sono rivelati strumenti essenziali per infondere speranza e combattere disuguaglianze, razzismo, discriminazioni e violazioni dei diritti delle minoranze. Anche nelle comunità cristiane, queste barriere limitano le possibilità di alcuni rispetto ad altri. La musica può diventare un ponte che attraversa barriere sociali e culturali, illuminando il cammino verso un mondo più giusto e solidale.

La speranza parte dai “grandi del mondo”

La nostra vita è una narrazione complessa, dove ogni nota musicale rappresenta una chiave interpretativa della nostra esistenza, svelando le sfide e le opportunità che ci attendono ogni giorno. Perfetto è il brano Looking for America di Lana Del Rey che racconta una profonda ricerca di identità e significato in un’America segnata da divisioni e tensioni: «Ho fatto un viaggio a San Francisco. Tutti i nostri amici dicevano che ci saremmo divertiti. Non ha funzionato, quindi sono partita per Fresno. È stato un viaggio molto panoramico. Mi sono fermata per guardare i bambini al parco. Ci preoccupavamo per loro solo dopo il tramonto. Sto ancora cercando la mia versione dell’America. Una senza la pistola, dove la bandiera può sventolare liberamente. Niente bombe nel cielo, solo fuochi d’artificio quando tu e io ci scontriamo. È solo un sogno che avevo in mente.»

Con il suo stile finemente malinconico, la cantante manifesta la fragilità e il sogno di un futuro migliore, un’aspirazione che risuona in ogni individuo con la conseguente ricerca di un senso di comunità e appartenenza. Nella canzone Lana parla di un’America ideale, un luogo in cui le persone possono trovare una connessione autentica, al di là delle diversità e dei conflitti. Affronta anche la solitudine e la nostalgia di una vita più ricca di significato, perché la realtà può essere vista attraverso nuove prospettive, abbracciando la trasformazione della società e promuovendo l’inclusione. Lei stessa diventa la portavoce di un messaggio per tutti i giovani che si raffrontano con le difficoltà, continuando a costruire un futuro in cui i divari sociali, economici e culturali possono essere superati permettendo il rifiorire di relazioni umane vere e sincere. Questa canzone è proprio un inno alla speranza perché invita gli ascoltatori in modo deciso e commovente a riflettere su ciò che è stato perso e su ciò che si può ancora ricostruire.

Un urlo contro l’ingiustizia

La canzone I can’t breathe di H.E.R. è un potente brano che racconta le tematiche dell’ingiustizia sociale, della discriminazione e della lotta per i diritti civili. È stata scritta in un contesto di crescente attenzione alle problematiche razziali e alle disuguaglianze nella società americana; infatti, la canzone è anche un riflesso della storia personale della cantante, che si identifica profondamente con la sua esperienza di donna afroamericana. «Iniziare una guerra, urlare Pace allo stesso tempo. Tutta la corruzione, l’ingiustizia, gli stessi crimini. Sempre un problema se combattiamo o non combattiamo. E moriamo, non abbiamo gli stessi diritti. Cos’è una pistola per un uomo che si arrende? Cosa ci vorrà perché qualcuno la difenda? Se siamo tutti d’accordo che siamo uguali come persone. Allora perché non riusciamo a vedere cosa è il male? Non riesco a respirare. Mi stai togliendo la vita. Non riesco a respirare.»

La natura emotiva di questa canzone ci trasmette un senso di frustrazione e impotenza di fronte a un mondo che spesso soffoca le parole, le voci e i diritti delle minoranze. H.E.R. attinge alla sua vita spesa per la lotta con la comunità nera per la giustizia, mostrando come la sofferenza e la speranza possano coesistere nelle vite di coloro che affrontano quotidianamente ineguaglianze dovute alla cultura del nostro tempo e non solo del passato. Il suo è un messaggio di resilienza in quanto vi è il desiderio profondo di vedere un mondo migliore, in cui le ingiustizie non siano più tollerate e le vite delle persone siano valorizzate.

Non mi avete fatto niente

Anche la canzone di Ermal Meta e Fabrizio Moro Non mi avete fatto niente affronta in modo mirato il tema della violenza, della guerra e della paura. Entrambi gli artisti hanno storie personali che si intessono con la narrazione della canzone. Ermal Meta, originario dell’Albania e trasferitosi in Italia da giovane, ha vissuto in prima persona il tema dell’emarginazione e dell’integrazione, affrontando le sfide legate alla diversità culturale. Fabrizio Moro, d’altra parte, ha spesso raccontato nelle sue canzoni la vita nelle periferie romane e sulle difficoltà economiche e sociali che ha vissuto in prima persona. Le esperienze di entrambi si uniscono in un forte messaggio di adesione, di connessione e di resistenza, sottolineando che, nonostante le avversità, è fondamentale mantenere viva la speranza e non perdere la propria identità. «E questo corpo enorme che noi chiamiamo Terra. Ferito nei suoi organi dall’Asia all’Inghilterra. Galassie di persone disperse nello spazio. Ma quello più importante è lo spazio di un abbraccio. Di madri senza figli, di figli senza padri. Di volti illuminati come muri senza quadri. Minuti di silenzio spezzati da una voce. Non mi avete fatto niente. Non mi avete tolto niente. Questa è la mia vita che va avanti. Oltre tutto, oltre la gente.»

La speranza, quindi, non è solo un sentimento transitorio, momentaneo, ma un impegno concreto, tangibile: è un invito esplicito a lavorare insieme per un futuro in cui tutte le voci possono essere ascoltate, comprese e valorizzate. Così, attraverso la musica, possiamo continuare a sognare, a combattere e, soprattutto, a non arrenderci mai.

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