«Di me sarete testimoni»
È l’invito a tutti i fedeli di essere missionari e testimoni di Cristo, il primo inviato e missionario di Dio, in quanto la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo. Ribadisce anche la centralità dell’annuncio esplicito: “Nell’evangelizzazione l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria”.
Questa missione ha un carattere comunitario e, quindi, si fa in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa. Nessun missionario agisce da solo e per suo conto, ma in ogni circostanza, “compie un atto di Chiesa”.
Gesù chiede di vivere la propria vita personale in chiave di missione, non comunicando sé stessi ma offrendo Lui in parole e azioni, annunciando e dando l’esempio contemporaneamente. Essere testimone fedele ricorda che l’unica missione della Chiesa è proprio quella di rendere testimonianza a Cristo. Il Papa mette in luce come i discepoli siano inviati da Gesù al mondo “non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo. In tal senso, Francesco rimarca l’importanza della coerenza di vita, perché – citando Paolo VI – “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri”. Eppure,
«Fino ai confini della terra»
È l’attualità di una missione evangelizzatrice universale. I discepoli sono inviati fino ai confini della terra non per fare proselitismo, ma ad annunciare. La Chiesa deve essere in uscita per compiere la sua vocazione di testimoniare Cristo, orientata dalla Provvidenza divina mediante le circostanze concrete della vita. I missionari devono spingere sempre ad andare oltre i luoghi consueti, oltre gli orizzonti geografici, sociali, esistenziali, dove si rende testimonianza dell’amore di Cristo verso gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale.
Guardando alla realtà sociale odierna, il Papa annota che sempre più spesso, per effetto delle migrazioni, “la presenza dei fedeli di varie nazionalità arricchisce il volto delle parrocchie e le rende più universali, più cattoliche”; di conseguenza, indica che “la cura pastorale dei migranti è un’attività missionaria da non trascurare”.
«Riceverete la forza dallo Spirito Santo».
È l’invito a lasciarsi sempre fortificare e guidare dallo Spirito Santo per testimoniare Cristo davanti a tutti. Senza la sua ispirazione nessun cristiano può farlo pienamente e genuinamente. Quando ci si sente stanchi, demotivati o smarriti, occorre ricorrere allo Spirito nella preghiera, che ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria in quanto attraverso di essa provengono nuove energie e le parole giuste per predicare il Vangelo.
“I primi cristiani – ricorda Francesco – furono perseguitati a Gerusalemme e perciò si dispersero in Giudea e Samaria e testimoniarono Cristo dappertutto”. Qualcosa di simile ancora accade nel nostro tempo. “A causa di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza, molti cristiani sono costretti a fuggire dalla loro terra verso altri Paesi”. “Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono. La missione sarà sempre anche missio ad gentes, perché la Chiesa dovrà sempre spingersi oltre i propri confini, incarnando la carità di Cristo verso i tanti fratelli e sorelle che hanno incontrato”.
Gabriella Imperatore, FMA
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