Maria conduce, dunque, a seguire Gesù, a obbedire alla Parola e a considerarlo come riferimento assoluto.
Il Fate quello che egli vi dirà pronunciato da Maria è un’esortazione maturata dall’esperienza personale. La parola entra nel cuore e nella vita dell’interlocutore solo se è scaturita dal cuore e dalla vita di chi parla. Maria, esperta nel fidarsi della Parola di Dio, ora può aiutare altri a fare altrettanto. La sua fede è contagiosa: il fiat vissuto in profondità diventa il facite convincente rivolto ad altri.
Per le Comunità Educanti, chiamate ad essere tra i giovani segno ed espressione dell’amore preveniente di Dio, l’immagine di Maria a Cana è particolarmente illuminante. Solo una profonda intesa con Dio e una saggia comprensione del mondo e dei suoi bisogni possono dare efficacia all’azione educativa. Il facite rivolto ai giovani è preceduto dalla preghiera fiduciosa “Non hanno più vino” e scaturisce sempre dal personale fiat in adesione a Dio.
Abbandonata completamente a Dio, impegnata nell’avanzare costantemente nella “peregrinazione della fede”, Maria si è sintonizzata lentamente e profondamente con Dio. Per la sua viva fede e per il suo “custodire tutte le cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19,51) ella arriva ad una forte intesa con Gesù, a saper discernere spontaneamente la Sua volontà, a sentir palpitare dentro di sé il cuore di Dio.
La missione educativa salesiana è simile a quella di Maria: suscitare domande di senso, educare alla fede, portare i giovani a Gesù, perché possano essere attratti da Lui.
È necessario, però, che ciascuno sia attratto, felice, appassionato, sintonizzato con il cuore di Dio. «Non può essere riscaldato – dice Sant’Ambrogio – chi non è vicino al fuoco ardente: e non può riscaldarsi per un altro chi non ha Cristo per sé».
Maria suscita la fede negli altri dalla sua obbedienza nella fede.
Gabriella Imperatore, FMA
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