La pace è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Péguy: «è come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza. La ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie». La politica è un mezzo fondamentale per costruire la cittadinanza, ma se coloro che la esercitano, non la vivono come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione… Quando l’uomo è rispettato nei suoi diritti germoglia in lui il senso del dovere di rispettare i diritti degli altri. I diritti e i doveri dell’uomo accrescono la coscienza di appartenere a una stessa comunità, con gli altri e con Dio.
Tutti sono chiamati a portare e ad annunciare la Pace come la buona notizia di un futuro dove ogni vivente è considerato nella sua dignità e nei suoi diritti. La “buona politica” al servizio della pace è compito di ogni cittadino e in particolare di chi ha ricevuto il mandato di governare. Questa missione consiste nel salvaguardare i diritti di tutti e incoraggiare il dialogo fiducioso tra le culture, le generazioni, i cittadini. Alla base è la fiducia reciproca, la lealtà, la sincerità. La Pace è la conseguenza di un grande progetto politico, ma è anche una sfida, da accogliere giorno dopo giorno, che implica tre dimensioni: la pace con sé stessi, la pace con gli altri, la pace con il creato. Oggi più che mai, la società necessita di ‘artigiani della pace’.
La Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, M. Yvonne Reungoat, nella Circ. 969 scrive: «Tutti desideriamo la pace; tante persone la costruiscono ogni giorno con piccoli gesti e molti soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla. Il mio pensiero corre a Valdocco e a Mornese dove l’impegno di educare al valore della pace era un elemento fondamentale nella missione educativa, intesa come opera di misericordia in cui offrire ai giovani la certezza che Dio li ama. Il Sistema preventivo è tutto basato sulla convinzione che in ogni giovane c’è almeno un punto accessibile al bene, una corda da far vibrare, così che il cuore si apra alla bontà. Don Bosco era convinto che bisognasse partire dai giovani per rigenerare la società. E desiderava che ogni mattina si pregasse per la “pace in casa”, convinto che nell’educazione occorre favorire il clima adeguato per formare “buoni cristiani e onesti cittadini”. Madre Mazzarello aveva capito che la via più efficace era quella di curare le relazioni tra le sorelle e tra le giovani in un “clima di famiglia” animato dalla presenza di Maria Ausiliatrice. Riconosceva che questo clima era la base per rapporti di serenità e di pace, presupposto indispensabile per facilitare la partecipazione e la corresponsabilità anche tra le ragazze. Care sorelle, abbiamo in Maria e nei nostri Fondatori testimoni credibili della pace, dell’amore donato e fatto percepire ai giovani. Come Istituto Educativo, riaffermiamo la nostra scelta per l’educazione. È qui che si pongono le basi per una cultura della vita, per la convivialità delle differenze, il rispetto dei diritti e doveri di ogni persona, di ogni cittadino. Qui si apprende a superare i conflitti e si coltivano sentimenti di solidarietà e di pace. Insieme, come Comunità Educanti, vogliamo impegnarci con ancora maggior convinzione per formare ai valori indissolubili della vita, della famiglia, al senso civico, al rispetto dei diritti umani, alla democrazia».
La Pace, in sintonia con il cammino post-capitolare – su cui occorre riflettere, approfondire personalmente e nei vari organismi di animazione locale e ispettoriale –, tocchi il cuore di tutte le Comunità Educanti per costruire un duraturo futuro di pace e di solidarietà!
Gabriella Imperatore, FMA
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