Nonostante il rischio dell’incomprensione che si accompagna alla convivenza tra persone di lingue e culture diverse, si dà sempre più importanza all’impegno di vivere in atteggiamento di rispetto e di accoglienza. E il silenzio è la forma e la fonte di dialogo tra le persone che cercano una relazione di fiducia e di amicizia-confronto con persone di altre provenienze culturali.
«La Chiesa è consapevole di possedere “ciò che fa la forza e la bellezza dei giovani: la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste”; le ricchezze della sua tradizione spirituale offrono molti strumenti con cui accompagnare la maturazione della coscienza e di un’autentica libertà» (Documento preparatorio per il Sinodo dei vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», presentato il 13 gennaio 2017).
Essere trama vivente della Chiesa di oggi che, con la guida di Papa Francesco, desidera mettersi in ascolto della voce dei giovani, della loro sensibilità e fede, delle loro grida, dei loro dubbi e delle loro critiche, è una bella sfida. Ed è questo, infatti, il cammino preparatorio del Sinodo sui giovani “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Fortemente voluto da Papa Francesco, il Sinodo è anche l’occasione favorevole per le Figlie di Maria Ausiliatrice, chiamate ad essere educatrici dei giovani e ad educare alla fede e alla vita nelle diverse espressioni e luoghi ordinari della Vita Consacrata.
I giovani nel contesto asiatico
L’Asia è il più vasto continente della Terra, abitato da circa i due terzi della popolazione mondiale: un esteso territorio con una popolazione numerosa, erede di antiche culture e tradizioni religiose. Colpisce dell’Asia la varietà di culture, lingue, credenze e tradizioni che costituiscono parte del patrimonio della Famiglia umana. L’Asia è anche la culla delle religioni del mondo e luogo di fioritura delle grandi tradizioni religiose e spirituali: milioni di persone seguono differenti religioni e tradizioni, con una pluralità di riti, strutture e credo religiosi. La Chiesa in Asia promuove il dialogo interreligioso e intesse un rapporto sincero con le persone di altre credenze religiose.
Nel contesto culturale emergono i valori tipici di questa terra: l’amore per il silenzio e per la natura, la non violenza, la contemplazione, la semplicità, l’armonia, lo spirito di duro lavoro e di disciplina, la sete di conoscenza e di ricerca della verità ecc. Essi si vivono in maniera concreta: fanno parte dei curriculi scolastici i valori della famiglia, del rispetto per la vita e della compassione per ogni essere vivente, del filiale amore per i genitori, per gli anziani e per gli antenati, e il senso della comunità altamente sviluppato.
Nel Villaggio globale delle fedi
Per testimoniare il Vangelo in Asia ci impegniamo a incarnare il messaggio e la vita di Cristo nella nostra vita e nel territorio. è molto importante realizzare una condivisione sincera di esperienze, di idee e di proposte così da trasformarle in luogo di incontro tra le persone, di comunione di menti e di cuori capaci di rispettare e trascendere le differenze. L’obiettivo prioritario delle attività educativo-pastorali consiste anzitutto nel dare priorità a costruire una vera comunità cristiana, una comunità educante che vive la Parola in modo autentico, realizzando la Sua incarnazione, Corpo di Cristo in un determinato tempo e luogo di incontro con la gente.
In questo tempo si evidenzia una crisi della pastorale vocazionale in tutte le tradizioni e Istituzioni religiose. Gli ideogrammi del termine cinese “crisi”, pone in risalto più il senso del pericolo che quello dell’opportunità. Perciò i giovani vivono un tempo di fatica, a cui non mancano le sfide sul senso profondo dei valori tradizionali, prezioso patrimonio per la vita dell’uomo. Nello stesso tempo si vive un tempo di opportunità, perché c’è lo sforzo a valorizzare e a trasmettere alle generazioni future la forza del Vangelo.
«Gesù Cristo, il Salvatore e la sua missione di amore e di servizio in Asia: perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Nell’Ecclesia in Asia, l’Esortazione apostolica post-sinodale del Santo Papa Giovanni Paolo II, pubblicata alle soglie del Terzo Millennio il 6 novembre 1999, si intravede, per le Chiese in Asia, una peculiare realtà che va sottolineata: il contesto dell’interculturalità e del pluralismo religioso. In Asia si richiede il dialogo con le grandi tradizioni religiose della popolazione, il rispetto per le credenze altrui e per le tradizioni religiose, considerate come elementi importanti e positivi, e contenenti i profondi ideali della vita dell’uomo. Tutto ciò esprime l’importanza del dialogo che è riconosciuto e confermato quale “modo caratteristico della vita della Chiesa in Asia”.
I problemi che i giovani si trovano ad affrontare in un contesto di forte cambiamento socio-politico, ci spingono ad andare loro incontro richiamandoli alle loro responsabilità nei confronti del futuro della società e della Chiesa, incoraggiandoli e sostenendoli ad ogni passo, per essere capaci di assumere i loro impegni. Così come Papa Francesco più volte nei suoi discorsi ripete ai giovani che possono essere agenti efficaci nella missione e alla comunità ecclesiale perché ne abbia una cura pastorale adeguata. Sono tante le diocesi, le scuole cattoliche e le parrocchie che hanno assunto questo compito per i giovani, offrendo loro una formazione integrale e cercando di condurli sulla via del vero discepolato.
Fede, discernimento e accompagnamento
Il Sinodo è ormai alle porte e, noi Figlie di Maria Ausiliatrice, siamo più che mai coscienti della chiamata alla santità e del vivere con e per i giovani con totale adesione al Progetto divino.
«Per accompagnare un’altra persona non basta studiare la teoria del discernimento; occorre fare sulla propria pelle l’esperienza di interpretare i movimenti del cuore per riconoscervi l’azione dello Spirito, la cui voce sa parlare alla singolarità di ciascuno. L’accompagnamento personale richiede di affinare continuamente la propria sensibilità alla voce dello Spirito e condure a scoprire nelle peculiarità personali una risorsa e una ricchezza» (Documento preparatorio al Sinodo).
Sia per il mondo ecclesiale che per quello salesiano l’anno 2018 è stato caratterizzato dalle molteplici proposte di santità e di riflessione sull’accompagnamento e sul discernimento dei giovani alle scelte di vita. In particolare, per le Figlie di Maria Ausiliatrice, consacrate ed educatrici dei giovani, è stato un tempo favorevole per consolidare l’appartenenza alla Chiesa in cammino verso il Sinodo e all’Istituto che è una Famiglia religiosa aperta e disponibile a cogliere ogni avvenimento come dono di Dio, ravvivando la passione del da mihi animas cetera tolle per la piena felicità dei giovani in tutto il mondo.
Giovani e discernimento per Papa Francesco sono temi sempre uniti, l’uno illumina l’altro. Risuona in me con svariate tonalità l’appello della Madre Generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat (Lettera Circolare 977) Con i giovani tocchiamo le corde della vita. La Madre parla di gioia, perché la santità si manifesta nella gioia che si sprigiona da un cuore rivolto a Dio. «Vivere in pienezza la vocazione significa dilatare il cuore in spazi di relazionalità sempre più ampi. Facendo memoria della chiamata, troviamo la forza per vivere quella trasformazione nell’amore che ci impedisce di diventare persone “accomodate”». Si tratta di gioire in Dio e con gli altri per essere amati gratuitamente da Dio e poter amare i giovani a noi affidati sin dal momento del nostro Sì a Lui.
Essere persone di fede
La fede è anzitutto un dono per tutti, un dono che riceviamo da Dio gratuitamente. Tuttavia, accogliere il dono della fede non è scontato. Nel contesto culturale di oggi la fede diventa sempre più una scelta soggettiva, frutto di una scoperta e decisione personale. Tale impatto è dovuto anche alla secolarizzazione, indifferenza e diffidenza che si sta diffondendo rapidamente nel Villaggio globale e con una visione materialista e individualista della vita.
Recenti inchieste sui giovani mettono in evidenza che c’è una vera crisi della religiosità e della ricerca di senso, eppure un notevole gruppo di giovani avvertono il bisogno di entrare in profondità nella loro vita spirituale per trovare l’equilibrio e l’armonia personale in un mondo frenetico, frammentato e in rapida evoluzione. Molti sono i giovani che sperimentano una profonda sete di valori spirituali, come è manifesto dalla presenza cospicua di movimenti di volontari e nuovi movimenti religiosi.
Più che mai c’è bisogno oggi d’integrare la preghiera nella vita quotidiana. La generazione attuale tende a perdere il senso di Dio, della Sua presenza nel mondo, della Provvidenza operante nella vita di ciascuno. Credenti di tutte le religioni, cristiani inclusi, non sono immuni da questi influssi. Anch’essi sono tentati di abbandonare la preghiera e la realtà dello Spirito. Nell’avanzare del secolarismo e della non credenza, di fronte al senso di completa autosufficienza, è la preghiera autentica che genera nella vita cristiana una chiara testimonianza di servizio e di amore. È il servizio del dono totale di sé agli altri, fino al sacrificio della vita, che esprime la testimonianza più eloquente della presenza di Dio nel mondo. Questo dono totale di sé è già un efficace modo di proclamare il Vangelo agli altri e un mezzo indispensabile a collaborare con lo Spirito Santo nel promuovere la missione della Chiesa. Il Signore ci ha chiamati per ciò che siamo e abbiamo. È la gratuità della nostra consegna al Signore e l’esperienza della misericordia di Dio a sostenere i passi di chi vive la missione con gioia. Nel nostro cammino di discernimento e di accompagnamento va tenuto in considerazione che, se si vuol essere testimoni della bellezza della chiamata, non è possibile farlo da soli, perché l’impegno a vivere la chiamata alla santità si esprime nella comunità educante, in comunione FMA, Laici e giovani. Siamo corresponsabili della nostra missione; viviamo in comunità e professiamo insieme la nostra fede.
Saper ascoltare e dialogare con i giovani di oggi
Le odierne realtà sociali e culturali, favoriscono la costruzione di una rete di rapporti e connessioni, a vari livelli, tra i diversi gruppi. Questo ci interpella nell’affrontare il tema dell’identità culturale e religiosa in rapporto all’incontro con i giovani di oggi. La capacità di ascolto e di dialogo è l’atteggiamento abituale in coloro che sono chiamati ad accompagnare i giovani. I giovani si sentono attratti se saremo capaci di ascoltarli con simpatia ed empatia, insieme, in un processo di integrazione e di cooperazione, solo così i giovani consegnano la loro esperienza di vita nelle nostre mani.
Per il popolo dell’Asia lo spirito di tolleranza religiosa è considerato come un dovere civile, fatta eccezione per alcuni Paesi di forte predominanza religiosa. Come in tante altre realtà culturali, così anche la Chiesa in Asia ha assunto, con particolare impegno, il compito dell’educazione cristiana: svolgere le attività evangelizzatrici, specialmente negli Istituti Cattolici di Educazione, dove sono imprescindibili la preghiera e la formazione alla preghiera. Se i giovani imparano a dialogare con Dio nelle diverse situazioni della vita personale e a affidarsi a Lui, possono superare l’individualismo e conquistare la libertà interiore per mettere la loro vita a servizio degli altri. La preghiera aiuta a trovare la via della Verità e Sapienza, del dono di sé e dell’Amore.
L’agire pastorale
Nel contesto culturale coreano si organizzano tante iniziative e opere apostoliche per la gioventù, opportunità per vivere l’esperienza d’incontro con la Parola e dell’amicizia cristiana. Tante sono le Istituzioni religiose, i Centri giovanili, le parrocchie, le associazioni e i movimenti giovanili in grado di aiutarli ad affrontare le sfide del mondo. Molte istituzioni educative offrono ai giovani un luogo formativo per una crescita nella vita cristiana, per un sostegno all’orientamento professionale, per una ricerca della propria vocazione e per affrontare le fatiche della giovinezza.
Il modo di educare e di accompagnare i giovani manifesta anche la loro capacità o abilità nel relazionarsi con gli altri, e li aiuta a crescere nella propria identità e dimensione relazionale. Le persone consacrate, educatrici dei giovani, in primo luogo, riconoscendo la propria umanità, svolgono la missione in comunione, rinsaldano la fede in Dio che le chiama ogni giorno a rispondere con carità, perché la loro vita sia sempre più vissuta evangelicamente e salesianamente. È importante anche dedicare tempo allo studio e all’approfondimento della Sacra Scrittura, del Magistero della Chiesa e dell’Istituto e della spiritualità pedagogica dei nostri Santi Fondatori. Oggi, la Chiesa mette in luce come la formazione cristiana dei giovani parte dal riconoscimento che non sono soltanto destinatari della cura pastorale della Chiesa, ma sono gli agenti e i protagonisti nella missione della Chiesa, nella pluralità di azioni pastorali, di carità e di servizio. Anche nel nostro ambiente educativo i bambini e i giovani sono riconosciuti come nostri interlocutori e compagni nel cammino di fede e di santità.
Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi (Papa Francesco)
Credere nei giovani
Noi figlie di Maria Ausiliatrice siamo chiamate a diffondere il Carisma di Don Bosco e di Madre Mazzarello, il dono dello Spirito per la gioventù di oggi e di domani, imitando i nostri Fondatori, quali modelli di educazione e di santità, riconoscendo che i giovani hanno bisogno dei nostri occhi e delle nostre orecchie, del nostro cuore aperto e accogliente per progredire nel cammino di crescita nella fede e nella vita. Oggi nell’ambiente educativo e pastorale di diverse diocesi e parrocchie, i giovani sono attivi collaboratori nella missione. Ci sono tante iniziative ed esperienze di volontariato e animazione missionaria: i bambini e i giovani sono coinvolti nelle attività loro proposte; viene valorizzata la loro presenza, la freschezza e l’entusiasmo, lo spirito di solidarietà e di speranza. E sono proprio queste qualità che li rendono costruttori di pace.
Le FMA sono chiamate a incoraggiare i giovani, a favorire esperienze di scambio con altre comunità cristiane, con le Chiese particolari e di altri continenti, per promuovere l’evangelizzazione e lo scambio interculturale.
Il Papa, ai giovani dell’Asia radunati nella Cattedrale di St. Mary a Yangon, in Myanmar, ha lanciato la sfida a diventare discepoli missionari verso i loro compagni, invitandoli a riflettere sul bisogno di avere una conoscenza personale di Gesù, di diventare suoi messaggeri, e di essere inviati ad altri (cf. Rm 10, 14-15).
Si tratta, dunque, di prendere coscienza che questa sfida ad essere protagonisti nell’incontro con Gesù e a testimoniarlo comincia dal prossimo più vicino, nel momento presente della vita.
Accompagnare nell’era della comunicazione
In quest’epoca di globalizzazione i mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere, per i nativi digitali, il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione ai comportamenti individuali e familiari, un riferimento nel prendere posizioni nei confronti delle culture religiose e socio-politici.
In tale contesto globalizzato e globalizzante emergono nuovi modi di comunicare con nuovi strumenti e nuovi linguaggi, nuove tecnologie e tecniche di comunicazione, nuovi atteggiamenti, nuove credenze religiose e nuove posizioni socio-politici. È notevole il ruolo svolto dai mezzi di comunicazione sociale nelle società asiatiche: essi plasmano il modo di pensare e trasformano le culture e il mondo giovanile, con una velocità incredibile.
Allo stesso modo, anche la missione evangelizzatrice della Chiesa è profondamente segnata dall’impatto dei media. Di certo, possono essere di grande aiuto nell’annuncio del Vangelo in ogni angolo del Continente, tuttavia, bisogna vigilare e considerare la loro influenza che, a volte, rischia di oscurare i valori tradizionali. Il nostro impegno educativo-pastorale non si ferma di fronte a queste realtà, ma è stimolo a cercare nuovi modi per integrare gli strumenti di comunicazione con le pianificazioni delle attività pastorali, per aiutare i giovani a farne un uso critico nel diffondere la gioia del Vangelo e i valori del Regno.
«Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di ‘uscita’ e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia» (PAPA FRANCESCO, Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, n. 27, nel primo anno del suo Pontificato, 24 novembre 2013).
È urgente potenziare l’autoformazione e la formazione degli agenti di evangelizzazione, dei catechisti e giovani, sia religiosi che laici. Di fronte all’ampia influenza e all’impatto dei nuovi media, gli educatori/trici dei giovani possono lavorare insieme con i membri di altre istituzioni e con altri Enti sociali, anche con persone di altre fedi, per diffondere i valori spirituali ed etici attraverso i media, con un’attenzione al contesto educativo.
Lee Ok Ja Giuliana, FMA Korea
okja69@hanmail.net