L’attenzione a essere con e per i giovani, come suggerito dal Capitolo Generale XXIII, ha portato a chiedersi che cosa si sta facendo concretamente per rendere i giovani consapevoli delle loro possibilità, quali risultati a livello di bene pubblico i giovani riescono a promuovere con le loro forze. L’accento è stato posto sull’empowerment dei giovani in un momento in cui, a livello delle Nazioni Unite, si parlava di giovani solo come problema e interrogativo nei confronti del lavoro, della politica e di protagonismo sociale.
Il mostrare come si aiutano i giovani a riconoscersi nella loro diversità e provenienza (India), la testimonianza data da un gruppo di giovani (Stati Uniti, Brasile, Francia, Costa Rica) di quale potenziale siano fatti e che cosa sono capaci di cambiare ha richiamato l’attenzione del Consiglio dei Diritti Umani, con l’approvazione da parte di 116 Stati a una dichiarazione sull’empowerment dei giovani dalla prospettiva dei diritti umani e infine con la richiesta da parte di alcuni Stati di collaborare nel pianificare una risoluzione su Giovani e diritti umani.
“Con i giovani possiamo vivere lo spirito di famiglia tipico di Valdocco e Mornese nel rispetto di ogni persona e nella corresponsabilità” (Atti CG XXIII)
Il 22 settembre 2016 presso le Nazioni Unite a Ginevra si è tenuto il panel su “I giovani e i diritti umani”. La convocazione ha avuto lo scopo di identificare le sfide, le buone prassi e le lezioni apprese nell’esercizio dei diritti umani da parte dei giovani, come un’importante opportunità per il potenziamento dei loro diritti. Così due giovani, un ex-stagista e un membro del Vides, hanno raccontato la loro testimonianza.
Simon-Pierre Escudero, rappresentante dell’Asociacion Tierra de Jovenes, un’associazione fondata da giovani che agiscono per la promozione dei bambini di strada e adolescenti in El Salvador, ha descritto “le difficoltà dei giovani salvadoregni, che una volta raggiunti i diciotto anni, sono reclutati da bande che offrono loro protezione, riconoscimento e “carriera”. Molti giovani hanno difficoltà a trovare un posto di lavoro o affittare una camera; spesso i lavori “informali” sono meglio retribuiti di quelli “formali” e l’accesso al lavoro è determinato più dall’avere contatti che dalle abilità. Per questo e per altri motivi, i giovani chiedono giustizia e migliori diritti”.
Ci sono buone iniziative in El Salvador che assicurano flessibilità di programmi di studio o di strutture per le persone cui è stata diagnosticata l’HIV, ma purtroppo vi è una mancanza di organizzazione e di coordinamento tra le istituzioni del governo.
Nel suo intervento Simon Pierre ha ripetuto l’importanza del volontariato come forma di “EMPOWERMENT” che spinge il giovane a un cambiamento positivo. «Oggi più che mai – ha concluso – mi ricordo di un difensore dei diritti umani dei giovani, precursore del Sistema preventivo e di responsabilizzazione dei giovani, Giovanni Bosco. La Ong IIMA (Istituto internazionale di Maria Ausiliatrice), che rappresenta questo sistema alle Nazioni Unite, mi ha permesso di implementare la conoscenza dei meccanismi del Consiglio dei Diritti Umani per promuovere i diritti dei bambini che vivono e/o lavorano in strada. Giovanni Bosco ha lavorato duramente nel XIX secolo e ci ha lasciato un messaggio molto attuale: “Non ritardate nel prendervi cura dei giovani, altrimenti loro ritarderanno nel prendersi cura di te”».
Maria D’Onofrio, rappresentante del VIDES Internazionale, un’Associazione presente in 42 Paesi nel mondo, impegnata nel campo di azione del volontariato per raggiungere gli obiettivi di sviluppo e la cittadinanza attiva dei giovani, considerati protagonisti dello sviluppo, della democrazia e della pace, ha chiesto: «Chi se non il giovane, può spingere la società a cambiare?» E ancora: «Cosa chiedono i giovani? Più giustizia, più trasparenza e più partecipazione, in altre parole più diritti umani». “La realizzazione dei diritti economici, sociali e culturali è un presupposto necessario per i giovani per diventare promotori dei diritti umani e per la loro partecipazione alla vita politica e civile. L’accesso a un’educazione di qualità è una delle sfide più grandi come pure la partecipazione attiva, che assicura come il parere dei giovani sia preso in considerazione e la partecipazione sia trans-formativa dello status quo.
Lo IIMA, seguendo queste attività, attraverso i giovani stessi ha potuto raccontare ciò che sono stati capaci di fare grazie all’educazione ricevuta riconoscendo che l’educazione è un diritto che moltiplica la vita. Per questo l’Ufficio dei diritti promuove Corsi di Formazione sia per quanti arrivano a Ginevra per presentare la propria esperienza nei side events o per prepararsi nello svolgimento della propria attività e negli incontri a livello locale. I corsi hanno la caratteristica di coniugare la teoria con l’esperienza pratica per una partecipazione attiva alle riunioni del Consiglio. Sono 110 le partecipanti ai corsi realizzati in Ginevra: FMA, Ispettrici, coordinatrici di pastorale, Salesiani Cooperatori, volontari.
Fondamentale in questo cammino l’esperienza dello spirito di famiglia che si respira nella comunità FMA “La Salésienne” di Veyrier dove l’incontro, il sostegno e lo scambio con ognuno diventa un arricchimento di spiritualità salesiana vissuta nel quotidiano.
In questo cammino è fondamentale la presenza dei giovani che assicura il volto giovane dell’Ufficio e fa sperimentare continuamente “il sogno di essere comunità aperte e accoglienti: spazi di Vangelo in cui Gesù sta al centro”.
MariaGrazia Caputo
droits.humains@salesienne.ch
Testimonianze
«Quello che muove l’Ufficio è la passione. È qualcosa che senti non appena entri, ti rendi conto che sei entrato a far parte di un Sogno. Un’esperienza trasversale, di crescita umana e professionale. Una variabile importante del lavoro in Ufficio è sempre stata la Fiducia…» (Emanuela)
«Desde el primer día de mi llegada a Ginebra me sentí en casa pues me recibieron con mucho amor. Gracias a todos ellos fue posible mi estancia en Ginebra. Cada uno estuvo siempre al pendiente de mí y me ayudaba cuando lo necesitaba, en este sentido es una experiencia única y que quedará en mí por siempre, pues sin que me conocieran y sin conocerlos, teniendo diferente nacionalidad, idioma, forma de ser y costumbres se dio una convivencia estupenda, como si fuéramos una familia» (Ana Guadalupe)
«I’m so grateful to each of the sisters, making this whole experience possible and memorable. I have nothing but love for this community, who embraced me fully and made me feel so loved on my 25th birthday» (Amanda)