Una vocazione universale

Nel linguaggio corrente, il termine vocazione viene comunemente inteso come chiamata interiore di una persona allo stato di vita consacrata di prete, di suora, di laico impegnato e, in ambienti cristiani, anche per lo stato di vita matrimoniale. Il significato del termine viene spesso esteso anche per indicare la propensione naturale per una professione, un’arte o una disciplina. Si dice: ha la vocazione per la musica, per la matematica, per le scienze e altro. Seguire la chiamata allo stato di vita, come pure alla professione, valorizzando le inclinazioni di cui ciascuno è dotato, è di fondamentale importanza sia per il bene della persona che per quello della società.

La percezione della chiamata interiore generalmente non dà confini precisi e vincolanti, ma lascia ampi spazi di libertà, rendendo difficili sia le scelte di vita che quelle professionali. Per dare un aiuto a chiarire e a interpretare correttamente le chiamate e a fare scelte coerenti, stanno sorgendo un po’ ovunque Centri specializzati di orientamento, di preghiera e di riflessione.
Negli ultimi tempi, le difficoltà di scelta sono aumentate sia per la crescita delle opportunità, sia per la situazione di crisi ambientale e socio-politica che stiamo attraversando. Riguardo alla crescita delle opportunità, nell’ambito delle scelte dello stato di vita, oltre al classico matrimonio fra un uomo e una donna, al sacerdozio, alla vita consacrata nelle forme claustrali e apostoliche o restare in famiglia come zitelle o scapoli, ora c’è anche molto altro. Nell’ambito delle professioni siamo passati da qualche decina di lavori ben definiti a una pleiade e in continuo cambiamento; dal passaggio dei lavori da padre in figlio, alla possibilità e libertà di scegliere secondo le capacità e gli interessi.
Le attuali crisi climatiche e umanitarie, con la paura, l’incertezza e il malessere che diffondono, mentre acuiscono le normali difficoltà riguardanti alcune scelte di vita professionali e il vivere stesso, possono anche aprire ad altro. Gli esperti nei vari campi delle scienze e del sapere, basandosi sui fenomeni dovuti soprattutto alla crisi climatica (ondate di calore estremo, siccità e desertificazione, incendi e inondazioni sprofondamento delle isole e conseguenti flussi migratori in aumento1) presentano un futuro che va dalla catastrofe apocalittica a una possibile nuova, più armonica e libera forma di vita.
La crisi è definita come “punto decisivo di cambiamento”. Le scienze psicologiche indicano come crisi le tappe biologiche legate alla crescita della persona. Possono essere evolutive e di sviluppo o involutive e patologiche. Si tratta di periodi importanti, non facili da gestire, né sempre indolori, come quelli classici dell’adolescenza e, attualmente, anche quelli dell’anzianità. Con la rottura degli equilibri precedenti divenuti inadeguati, creano aperture e radicali cambiamenti in funzione di equilibri nuovi di umanità più piena. L’esito positivo di una crisi non è automatico. L’esperienza di vita, sostenuta da studi approfonditi, ha insegnato a seguirne i tempi con attenzione ed estrema delicatezza per evitare possibili involuzioni e patologie che, oltre a danneggiare la persona, contribuirebbero ad ampliare il malessere sociale.
Come tutte le crisi, anche quelle ecologica ed umanitaria, nelle quali siamo immersi, potrebbero probabilmente sfociare in esiti opposti. Gli scienziati che fanno riferimento all’orologio dell’Apocalisse la temono come l’avvicinarsi dell’ora X, la fine. Senza sottovalutare, anzi tenendo ben presenti queste considerazioni scientificamente fondate, resta comunque la possibilità di interpretare gli stessi fenomeni anche come una evoluzione guidata dalla Provvidenza, da una Energia superiore che, mentre provoca rotture apparentemente disastrose, apre orizzonti nuovi e più ampi, aperti a una vita libera, gioiosa, piena.
Di fronte a questi cambiamenti che sembrano travolgerci sta emergendo con forza la precarietà dei confini e l’interconnessione fra tutti gli esseri viventi e non. L’interconnessione che la rete concorre a far risaltare, sta evidenziando una nuova e urgente chiamata per tutti, una vocazione finora rimasta piuttosto in sordina.

È la chiamata a una apertura e a una visione globale che, senza togliere nulla alla visione della realtà in cui si vive, consenta di cooperare, di collaborare affinché le crisi che incombono possano sfociare in armonia e bellezza. Le modalità d’intervento sono moltissime e per tutte le possibilità. Di particolare importanza sono le attività, i movimenti socialmente coinvolgenti, già da qualche tempo messi in atto, la divulgazione degli studi scientifici sull’argomento, le istituzione politiche del G8 e del G7, le molte e concrete iniziative ispirate e sostenute dalla Laudato si’, i dibattiti e le manifestazioni nelle piazze e in rete, l’informazione puntuale dei fenomeni.
Ma, e non con meno efficacia, restano e diventano risposte alla chiamata urgente anche gli umili e non appariscenti vissuti della quotidianità come un dovere compiuto serenamente, un tenore di vita volutamente e gioiosamente sobrio, un sorriso incoraggiante, un saluto cordiale, un gesto di perdono, una preghiera, un silenzio, un sospiro accolto, un peso e un pianto condivisi, un ascolto paziente, un insegnamento gratuito, una sorpresa gradita, una battuta umoristica disintossicante, un’attesa rispettosa e tanto altro. Sono gesti, atteggiamenti che, essendo intrisi di benevolenza, diffondono un benessere che non si ferma lì dove sono donati, ma che va oltre.
Nel quotidiano e non facile impegno di attenzioni agli altri, la fede è un luminoso sostegno. È un dono che, aprendo alla comunione con il Mistero, con l’Ineffabile, risponde alle profonde aspirazioni dell’umano riempiendo di senso il vivere e il morire. È pure un enorme aiuto al superamento della quasi quotidiana tendenza alla chiusura e al ripiegamento su di sé. L’apertura all’Oltre, allargando gli orizzonti, consente di intravvedere e di cogliere, con quella dello stato di vita e professionale, anche l’urgente chiamata a una collaborazione senza confini. Nella connessione/comunione con il Mistero dell’Oltre, l’ineffabile Energia dell’Amore divino che tutto avvolge e compenetra, viene agevolato il non facile lavorio di totale accettazione di sé, limiti compresi, premessa necessaria per restare connessi e in armonia prima con se stessi e poi con gli altri, i vicini, rispondendo positivamente ai loro bisogni. È pure un sostegno indispensabile per riuscire a far coabitare, con la visione locale delle problematiche, anche una visione globale che consenta di percepire le necessità degli altri, i lontani, le voci della natura, del creato. In questa visione di fede/comunione, oltre alle grandi opere umanitarie, anche l’umile gesto di aiuto può acquistare un valore che lo trascende. Inserito nel grande fiume dell’Energia dell’Amore divino può diventare una goccia preziosa che, con le altre e gli altri, contribuisce ad arginare il male e a promuovere un’evoluzione positiva delle crisi che incombono.

Nella connessione/comunione con Lui, “l’Amore che muove il ciel con l’altre stelle”, la risposta alla chiamata urgente a collaborare, anche se fatta solo di umili gesti quotidiani, può diventare un piccolo, ma prezioso contributo perché si realizzi una armoniosa connessione con gli altri e con la natura. E, la crisi climatica e umanitaria che stiamo attraversando, potrebbe essere facilitata ad evolvere, non nella possibile e temuta ora X ipotizzata dagli scienziati dell’orologio dell’Apocalisse, ma nell’evento di una grande armonia, di una corale, festosa e solenne liturgia cosmica.

  1. Cf PIEVANI Telmo, Un pianeta di sfollati. I flussi attuali sono solo un modesto preludio di quel che ci attende col procedere della crisi climatica, in Le Scienze, giugno 2023, pag. 15. Nell’articolo si riporta la notizia di Giacarta, la capitale indonesiana che, sprofondando di 25 centimetri all’anno, si sta trasferendo nel Borneo e dello Stato insulare di Kiribati che ha già acquistato i terreni per trasferirsi nelle Fiji. ↩︎

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