Esserci nel nuovo contesto globale
La necessità di essere attivamente presente oggi nel contesto socioculturale è imprescindibile per un educatore che vuole assumere con responsabilità il proprio compito, perché si tratta dell’ambiente in cui le nuove generazioni si confrontano con nodi esistenziali importanti per la loro crescita. In quanto educatori ed educatrici, occorre lasciarsi interpellare dalle sfide odierne per poter cogliere i germi di vita ivi racchiusi che ci permettono di re-inventare l’educazione.
L’esame degli scenari offerto dall’economista Quentin Wodon, a partire del suo osservatorio internazionale come esperto presso le Nazioni Unite, ci ha consentito di prendere coscienza e di riflettere su alcune realtà allarmanti a livello mondiale: peggioramento della crisi dell’apprendimento dovuto alla pandemia; inflazione, risposte politiche e rischi per l’educazione dei bambini a causa della disoccupazione e della povertà; preoccupazioni circa la capacità dei governi di finanziare adeguatamente i propri sistemi educativi in un contesto di aumento del debito; conflitti, cambiamento climatico e bisogni educativi delle popolazioni costrette a fuggire dal proprio paese; sfide a più lungo termine causate dal cambiamento dei mercati del lavoro e, infine, la secolarizzazione, sfida specifica per l’educazione cattolica.
Basta pensare che, secondo i dati dell’UNESCO, 9 bambini su 10 completano l’istruzione primaria e 3 su 4 completano l’istruzione secondaria inferiore. Nei paesi a basso reddito, tuttavia, nonostante alcuni progressi negli ultimi 2 decenni, solo 2 terzi (67%) dei bambini completano l’istruzione primaria e meno del 40% completa la scuola secondaria inferiore. Le ultime stime dell’UNESCO indicano che 244 milioni di bambini non vanno a scuola e il numero è in aumento nell’Africa sub-sahariana.
Questi dati molto eloquenti sono un invito a rinnovare l’impegno educativo nel mondo con un’attenzione particolare per le ragazze perché, la loro mancata educazione ha un costo molto alto sull’intero sistema sociale. Afferma Wodon, che si tratta di un appello pressante a fare di più per migliorare le opportunità educative sia per le ragazze che per i ragazzi, specialmente nei paesi a basso e medio reddito. In questo senso, l’istruzione primaria non è sufficiente, occorre portarli al più alto livello di formazione. Questo non solo per i benefici intrinseci, ma anche perché l’educazione ha un impatto sostanziale su altre aree della vita (prevenzione matrimonio e gravidanza precoci, salute e nutrizione, partecipazione e potere decisionale, volontariato e impegno sociale) incluse le loro opportunità future nell’età adulta.
La riflessione sul contesto a livello mondiale è stata arricchita dalla risonanza di autorevoli contributi di relatori provenienti dai 5 continenti, riflettendo sulle problematiche più scottanti della loro realtà: la cura come paradigma dell’etica dell’educazione in America Latina, il dialogo interreligioso a livello dell’Asia, l’empowerment della donna in Africa, la situazione dei giovani in Europa, le sfide dell’educazione oggi in Australia. Questi interventi formano una sorta di mappatura fenomenologica che faccia emergere punti di forza, debolezze, minacce e opportunità che riguardano l’educazione nel mondo. Siccome l’educazione non è mai neutra, il panorama osservato a livello mondiale esige inevitabilmente un approfondimento a livello antropologico per poter impostare percorsi educativi che rispettano la dignità della persona intesa nella sua integralità. Pertanto bisogna essere presente nel poliedro delle antropologie.
Esserci nel poliedro delle antropologie
In un contesto come il nostro in cui emergono tutta una serie di antropologie, le une più diverse dalle altre, è essenziale per un’educatrice o un educatore tematizzare la propria concezione dell’uomo in vista di scelte oculate riguardante la propria pratica educativa. In questa ottica, dai grandi scenari tracciati a livello mondiale, l’attenzione è volta sulla sfida antropologica. L’interesse alle sfaccettature del poliedro delle antropologie porta ad alcune domande: come “esserci” oggi nel contesto globale, con una identità educativa aperta, dinamica, in modo consapevole e responsabile? Quale visione antropologica ci assicura un “esserci” nella libertà, nella creatività, in un processo di maturazione dell’identità di giovani e di educatori/educatrici in relazione con gli altri? Infatti, le riflessioni a livello antropologico, sociale, economico e psicologico sono molto connesse con l’educazione e sollevano stringenti richieste riguardanti la formazione continua da garantire, per essere in ascolto delle esigenze giovanili ed essere in grado di offrire dei percorsi di maturazione.
Il Card. Gianfranco Ravasi, richiamando l’immagine del poliedro adottata da papa Francesco, ha espresso la difficoltà di definire una mappa completa delle visioni antropologiche, a causa della realtà cangiante che caratterizza la nostra era, oltre al frenetico evolversi dei fenomeni strutturali generali. Da questa premessa, Ravasi traccia alcune coordinate del poliedro in questione. Dall’analisi del cambio di paradigma, la sua ricca riflessione esplora gli ambiti dell’esistenza che sfidano l’antropologia. Nell’ambito scientifico si passa dalla genetica e il DNA alle scienze neuro-cognitive e l’Intelligenza artificiale; nel mondo dell’infosfera partendo dal “sociale ai social”, egli segnala alcuni vizi della comunicazione informatica, il realismo della critica e l’ottimismo dell’impegno e, infine, accenna la problematica della questione gender e il post-transumanesimo.
Di fronte a questo panorama tanto complesso, l’impegno è ritrovarci nel poliedro, in modo critico e propositivo. Vale a dire, per gli educatori e le educatrici, che è indispensabile formarsi per comprendere le implicanze educative ed elaborare una riflessione pedagogica che permettono di accompagnare le giovani generazioni e immaginare con loro il futuro da costruire per trasformare il mondo.